Il Partito Democratico secondo iscritte ed iscritti
Il 17 aprile 2021 il neoeletto Segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, aprendo l’Assemblea Nazionale ha parlato dei risultati emersi dall’analisi dei Vademecum arrivati da parte di centinaia di circoli in Italia e all’estero. Secondo i dati forniti, i Vademecum ricevuti sono stati 1.972 da parte di 2.949 circoli. Un ottimo esempio di partecipazione e vitalità, come evidenziato anche da Letta.
Ma veniamo ai contenuti: lavoro, Europa e giovani sono le parole chiave emerse maggiormente nei testi inviati dai circoli PD. Queste parole esprimono chiaramente anche delle “urgenze programmatiche” a cui il Partito Democratico deve dare quanto prima risposte. L’impegno che viene chiesto al PD dalle proprie iscritte e dai propri iscritti è quello di combattere le ingiustizie e le disuguaglianze economiche e sociali, dal punto di vista geografico (divario nord/sud) e da quello generazionale (patto tra le generazioni). Si tratta dei grandi temi del momento e del domani: senza una società più equa non può esserci un futuro migliore per le generazioni più giovani. Le cose vanno di pari passo.
Un altro aspetto importante riguarda il rapporto tra diritti economico-sociali e quelli civili. Una certa retorica – a destra come a sinistra, purtroppo – tende a contrapporre questi diritti, eppure, come giustamente evidenziato anche da Letta, non c’è progresso se non teniamo insieme questi diritti. Ed è anche quello che qualche giorno fa mi sono sentito di scrivere a Sahra Wagenknecht, esponente di spicco del partito Die Linke in Germania, che in un’intervista parlava di un’eccessiva attenzione ai diritti civili da parte di quelli che lei definisce, con tono sprezzante, i “Lifestyle-Linke”. Un errore notevole di prospettiva, poiché, come le scrivevo, la sinistra, progressista ed emancipatrice, è una forza che deve unire e non dividere. Questo è l’elemento distintivo della lotta per i diritti, perché la sinistra non scinde i diritti economico-sociali da quelli civili. La destra sì, perché la logica delle forze di destra è quella di spaccare e mettere gruppi sociali e minoranze le une contro le altre. A questo gioco noi, in quanto socialdemocratici non dobbiamo prestarci.
C’è poi tutta la questione dell’identità e del dove vogliamo andare. Nel 2018, intervenendo all’Assemblea CentoFiori a Roma, indetta dall’Eurodeputato PD Brando Benifei, a cui parteciparono Zingaretti e Martina, dissi alcune cose: in primis, che “non possiamo riconquistare fiducia se non siamo coerenti”, coerenti rispetto a idee, valori e al nostro agire politico. E dicevo che era necessario rispondere ad alcune domande: chi siamo, cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare e con chi. Mi sembra che lentamente arrivino anche le risposte.
Una cosa molto importante, poi, emerge dal fatto che il 73% dei rispondenti nel Vademecum indicano per il PD la necessità di avere maggiore democrazia interna. Questo si può ottenere solo in due modi: da un lato con una legge sui partiti che regolamenti, a livello nazionale il funzionamento di tutte le formazioni politiche, esattamente come avviene in Germania, dall’altro, attraverso una vera rivoluzione interna e modifica radicale dello Statuto nazionale: servono procedure diverse di composizione dell’Assemblea Nazionale, così come delle candidature a ogni carica istituzionale. Il legame col territorio e dunque il fatto che ciascun territorio possa indicare le proprie candidature, al di là di scelte di corrente o d’imposizioni dall’altro. Sono temi urgenti, ma il coraggio di metterci mano, fino a oggi, non c’è stato. In merito, poi, parlando anche della legge elettorale, ne ho scritto assieme alla prof.ssa Anna Mastromarino per Immagina.
Questa prospettiva emerge poi anche in merito alla “democrazia malata”, quella dell’Italia. Per questo un tema importante ricoprono anche le questioni relative alle riforme istituzionali. Da fare bene, però. Anche su questo le idee però divergono molto, nell’articolo per Immagina, con la prof.ssa Mastromarino ho provato a dire la mia. Uno sbarramento al 5% o al 4% in Italia aiuterebbe già moltissimo, poiché sono troppi gli “orticelli delle vanità”, quasi esclusivamente a sinistra o al centro. Una quantità di voti dispersi in formazioni che nascono per essere al servizio di un leader, in quanto formazioni personalistiche e spesso con un solo scopo: danneggiare proprio il campo a cui dovrebbero – in teoria – appartenere. Ecco, se uno sbarramento ci fosse, sarebbe già un incentivo all’aggregazione. Infine, c’è la questione dei regolamenti parlamentari. Fa sempre scandalo, in Italia, l’assenteismo di elette ed eletti. Si introducano norme interne che sanzionano elette ed eletti che non partecipano alle sedute, decurtando lo stipendio, come accade in Germania. Si inseriscano modalità che penalizzino i “cambi di casacca” e si torni a una sana democrazia dei partiti, partecipativa e partecipante. Se i temi discussi diventassero la sostanza per un programma del PD, ecco che avremmo la capacità, come partito e come comunità, di tornare a riconquistare fiducia e credibilità, ma solo se alle “parole” seguiranno i “fatti.”
Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo
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