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Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Unioni civili
Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Con questo post, il blog del circolo PD di Berlino e del Brandeburgo inaugura una serie di interventi di «fact checking» volti a chiarire alcuni aspetti del sistema Germania citati molto spesso nel dibattito italiano… previo arrotondamento per eccesso. Cominciamo dalle eingetragene Lebenspartnerschaften, le unioni civili indicate da più parti come un modello da seguire. Lo sono davvero? Lasciamo che siano i fatti a parlare.

modellotedesco

1. Il 21 luglio 2015 la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché tre coppie omosessuali si sono viste rifiutare le pubblicazioni di matrimonio dai rispettivi Comuni di residenza. La condanna era in realtà indirizzata al vuoto normativo italiano in materia di unioni tra persone dello stesso sesso. Non a caso, nell’ultima edizione della mappa pubblicata ogni anno dall’ILGA (International Lesbian, Gay, Bisex, Trans and Intersex Association), l’Italia strappa un magro 22%, più in linea con l’Est europeo che col cuore storico e culturale dell’eurozona.

2. La medesima infografica assegna alla Germania una percentuale superiore ma non eccellente: il 56%. Persino Paesi dell’Europa meridionale e orientale come Spagna (69%), Malta (77%) e Croazia (71%) fanno meglio del colosso tedesco. Come mai?

3. Il motivo è semplice: in Germania due persone dello stesso sesso si possono unire civilmente, ma non sposarsi. All’indomani del referendum irlandese del 22 maggio 2015, su 28 Paesi UE sono 19 quelli che disciplinano le unioni gay, e ben 14 a prevedere il matrimonio egualitario. Se l’Italia, con zero leggi, è fanalino di coda (insieme a Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Lituania, Lettonia, Grecia e Cipro), la Germania rientra in quella graffa di cinque Paesi ancorati all’istituto dell’unione civile.

4. Il Lebenspartnerschaftsgesetz (LPartG), cioè a dire la legge che regola le unioni civili tedesche, è entrata in vigore nell’agosto del 2001, durante il primo governo rosso-verde capeggiato da Gerhard Schröder. All’epoca si trattò di un provvedimento all’avanguardia, per quanto già superato dalla legge olandese sui matrimoni promulgata nell’aprile dello stesso anno.

5. In Germania possono unirsi con rito civile due persone maggiorenni dello stesso sesso, non strettamente imparentate, single – o divorziate. La cerimonia avviene presso uno Standesamt (l’ufficio comunale dove ci si sposa) o, in Baviera, anche nell’ufficio di un notaio, alla presenza di due testimoni.

6. Rispetto a una coppia sposata, due Lebenspartner (‘compagni di vita’) hanno gli stessi doveri e gran parte degli stessi diritti. Se parliamo di codice civile, di trattamento fiscale, di reversibilità pensionistica, di eredità, welfare, naturalizzazione del partner non tedesco, di graduatorie, permessi lavorativi o di reciproca assistenza in ambito sanitario, la parità è completa. Vi sono tuttavia alcune mancanze, per l’esattezza 150 (sparse su 54 diversi regolamenti), la più vistosa delle quali riguarda le adozioni. Una coppia unitasi civilmente in Germania non può adottare se non ricorrendo alla cosiddetta stepchild adoption: un partner può adottare i figli dell’altro, in ottemperanza alla possibilità di adozione da parte di una singola persona.

7. Il ddl Cirinnà, sul quale il governo italiano sta puntando e che è nel pieno di un lungo iter parlamentare, si rifà indubbiamente al Lebenspartnerschaftsgesetz, arrivando a prevedere anche la stepchild adoption. Il testo presentato nel 2013 mantiene quindi la promessa di seguire le orme delle unioni civili «alla tedesca».

8. Il percorso parlamentare, che inizierà al Senato, si annuncia irto di insidie. Al migliaio di emendamenti proposti dall’NCD se ne affianca un numero più modesto di matrice dem (ala cattolica), che si lascia riassumere nella seguente definizione inserita nel testo quest’estate, «l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale istituto giuridico originario», successivamente riformulata cercando un aggancio nell’articolo 2 della Costituzione (ove si parla di «formazioni sociali») e aggiungendo un aggettivo quantomeno ghettizzante: «specifiche». In sintesi, è chiarissima la volontà di tracciare una linea netta di separazione tra il classico matrimonio e le unioni civili. Anche in Germania è così: due persone eterosessuali, per esempio, non possono unirsi civilmente facendo leva sul LPartG. Invece di adattare un istituto preesistente modificando due parole (come si è fatto in Spagna), si è scelta la strada più tortuosa e «separatista» della legge ad hoc.

9. Ecco quindi spiegata la lieve insufficienza (il 56% della mappa ILGA) che penalizza la Germania nel 2015 per quanto riguarda i diritti LGBT. Il «modello tedesco», ormai entrato nel linguaggio giornalistico e politico del Bel Paese, non è più tale in Germania. Si tratta, semmai, di un istituto che ha fatto il suo tempo e merita di essere superato approdando al matrimonio egualitario.

10. Ne sia da esempio il recente dibattito al Bundestag ispirato alla campagna Ehe für alle (‘matrimonio per tutti’) lanciata dalla piattaforma Campact e sostenuta dal LSVD (Lesben- und Schwulenverband in Deutschland), che in pochi mesi ha raccolto quasi 100.000 firme e conta sul sostegno, finora virtuale in tempi di grande coalizione, di una maggioranza SPD-Verdi-Linke. A livello di consenso popolare la eingetragene Lebenspartnerschaft è ormai una soluzione antiquata, scelta da appena 35.000 coppie in dodici anni (dati del 2013) rispetto ai 30.000 matrimoni omosessuali contratti in Spagna alla stessa data a partire dal 2005 – e la Germania ha 82 milioni di abitanti rispetto ai 48 spagnoli. Prenderla a modello, col rischio concreto di ulteriori compromessi al ribasso, equivale a volersi accontentare di un risultato scadente pur di dire «abbiamo fatto anche questo». Il topolino che partorisce il paramecio.

Nel 2015, anno in cui la popolazione di un Paese cattolico come l’Irlanda ha detto sì al matrimonio egualitario, il modello tedesco può rappresentare una soglia minima di accettabilità, non un orizzonte utopico. Partendo dal ddl Cirinnà, che al 16 settembre 2015 risulta gonfiato da 10 a 1578 pagine per via del fiume di emendamenti e di sedute in commissione, si andrà incontro al solito polverone sui «matrimoni gay» finendo, se tutto va bene, col promulgare una legge analoga agli ormai preistorici PACS e ai vari Dico, Pcus, Di.Do.Re. fortunatamente rimasti lettera morta. E dire che in Senato sta prendendo la polvere un altro ddl del 2013, Norme contro la discriminazione matrimoniale (prima firma Lo Giudice), che affronta il tema con un cambio di prospettiva: non mutua un istituto estero annacquandolo all’italiana, ma si limita a correggere tre articoletti del codice civile per consentire a qualunque coppia che si ami e che voglia organizzare la propria vita in comune di accedere all’istituto matrimoniale. Il tutto in meno di una pagina. Semplice, no?

 




La celebrazione a Treuenbrietzen con Antonio Ceseri

Il 26 aprile 2015 si è tenuta la celebrazione presso Treuenbrietzen alla presenza dell’Ambasciatore italiano a Berlino, i politici locali e un ospite molto speciale, Antonio Ceseri, sopravvissuto al massacro commesso dai nazisti il 23 aprile 1945 a danno dei militari italiani internati.

La scoperta di questo massacro è stata realizzata grazie agli studi di Gianfranco Ceccanei e Bodo Förster. Molti che erano senza nome sono stati riportati alle proprie famiglie.

L’incontro è stato pieno di emozioni. La storia drammatica di Ceseri ha tenuto tutti col fiato sospeso. Di seguito le foto della giornata e alcuni link ad interviste recenti e ad un video.

Il nostro obbligo è non dimenticare. Abbiamo la responsabilità di tramandare alle nuove generazioni le esperienze del passato affinché quanto accaduto non si ripeta.

Link:

Intervista ad Antonio Ceseri (2015)

Articolo in italiano e tedesco sull’evento del 26 aprile 2015

Articolo in tedesco sul conferimento della cittadinanza onoraria (2015)




Incontro con Dr. Timo Lochocki

Il 16 aprile 2015 abbiamo incontrato il Dr. Timo Lochocki, Politilogo della Humboldt Universität zu Berlin, che ci ha parlato del concetto di “Rechtsextremismus vs Rechtspopulismus“.

Due concetti che possono apparire sovrapponibili o sinonimi, ma che non lo sono. Il Circolo PD Berlino ha così approfondito con un esperto un tema molto attuale. Abbiamo discusso di NDP e AfD in Germania, di Pegida e dei movimenti populisti e di destra in altri Paesi europei, come in Italia e Francia.

Interessante è stata anche l’analisi che ha messo in evidenza come questi movimenti non si generino normalmente in periodi di crisi o di impoverimento, quanto piuttosto nei momenti di benessere e di espansione. Un paradosso e una constatazione che abbatte uno stereotipo che troppo spesso le sinistre hanno.

Un momento di formazione politica davvero interessante che entra a far parte del nostro bagaglio culturale e politico.

Per maggiori informazioni sul lavoro del Dr. Timo Lochochi si possono consultare i seguenti link:

wer wählt die Rechspopulisten und warum? (2014)

AfD im Dilemma (2015)




Incontro con Guido Neidhöfer: le seconde generazioni di italiani in Germania

Il 14 aprile è stato nostro ospite Guido Neidhöfer ricercatore presso la Frei Universität di Berlino nella facoltà di Economia e vincitore del concorso Neodemos.it del 2015 con l’articolo: Italiani in Germania: sulla buona strada dell‘integrazione.

Neidhöfer ci ha spiegato, sulla base di un recente studio condotto assieme al Prof. Timm Bönke che la situazione delle seconde generazioni di italiani in Germania non è così negativa come spesso viene raccontato.

L’elemento che viene individuato di “debolezza” non è l’essere o meno italiani, quanto piuttosto il livello di istruzione dei genitori. Situazioni simili, infatti, vengono riscontrate in famiglie tedesche che hanno genitori con livelli di istruzioni bassi. La migrationshintergrund sembra non essere il vero fattore discriminatorio.




Il resoconto sull’evento #generazioneuropa a Bruxelles

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

di seguito trovate il resoconto dell’evento #generazioneuropa tenutosi a Bruxelles il 21 e il 22 marzo 2015. Il documento riassume i temi dell’incontro e mette insieme i risultati delle discussioni nelle tavole rotonde della seconda giornata di incontri.

Per visionare il documento >>> cliccate qua <<<

Per prendere visione degli atti del convegno e del materiale >>> cliccate qua <<<

Un caro saluto

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Il Circolo PD Berlino e Brandeburgo indice un concorso fotografico

Il Circolo PD Berlino e Brandeburgo ha deciso di indire un bando di partecipazione per un concorso fotografico  >>>scarica bando <<<<

Il tema del concorso è “Raccontare Berlino”.  Si può descrivere la città attraverso le sue architetture, ma anche attraverso i volti dei suoi cittadini, delle cose più strane o caratteristiche, degli aspetti più insoliti come quelli più comuni. “Raccontare Berlino” attraverso il proprio punto di vista e con una macchina fotografica. Il bando è aperto a tutti coloro che hanno la passione per la fotografia o le arti visive.

La partecipazione è rivolta a tutti gli interessati a prescindere dal loro orientamento politico. Non è richiesto né essere iscritti né essere simpatizzanti. Ciò che vogliamo è creare un momento di incontro attraverso l’arte.

Sarà una giuria indipendente a valutare le opere che riceveremo. Speriamo sinceramente che questo primo progetto possa stimolare la voglia di conoscersi e di stare insieme, al di là di ogni appartenenza politica.

>>> hier auf Deutsch <<<

Un caro saluto,

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Comunicato Circolo PD Berlino e Brandeburgo sulle vicende di Parigi

Quanto è accaduto nei giorni passati a Parigi è stato terribile. Due terroristi hanno fatto irruzione nella sede del giornale satirico parigino Charlie Hebdo uccidendo dodici persone, tra cui molti membri della redazione, poi un terzo terrorista in accordo con i primi due ha ucciso altre persone in un supermercato, significativamente le vittime erano ebrei francesi.

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Il Circolo del PD di Berlino e Brandeburgo esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime e si unisce alle dichiarazioni di tutti coloro che condannano fermamente quanto accaduto. Fatte le dovute premesse riteniamo però sia fondamentale tenere distinti due livelli: quello del fondamentalismo di matrice islamica, con tutte le azioni di terrorismo e violenza che ne scaturiscono; e l’Islam in quanto religione.

Le vicende di Parigi hanno generato un moto d’indignazione in tutti coloro che si definiscono democratici, pacifici e tolleranti. Le varie manifestazioni organizzate nelle varie città d’Europa, da Londra a Berlino, passando da Parigi, hanno dimostrato che è possibile anche stare uniti, nelle nostre diversità. Un obiettivo che è anche il motto dell’Unione Europea, appunto: uniti nella diversità.

Purtroppo, però, abbiamo anche assistito all’emergere di nuove forze xenofobe e razziste che non hanno aspettato a lungo per poter lucrare su queste vicende con fini meramente propagandistici, in una specie di perversa alleanza nei fatti con i fondamentalisti ai fini di una radicalizzazione della situazione. Ci riferiamo a tutti quegli esponenti politici e movimenti che hanno gridato al pericolo islamico in Europa, ai “milioni di musulmani pronti a sgozzare” e alle richieste sempre più pressanti di annullare Schengen e di “chiudere le frontiere”. Siamo impressionati dalla violenza verbale scaturita a danno non dei colpevoli in quanto tali, cioè assassini, a prescindere dall’origine etnica e il credo religioso, ma verso tutti i musulmani d’Europa.

Le comunità musulmane si sono dissociate apertamente. Perfino guide spirituali di Paesi non proprio democratici come l’Iran, o al centro di una guerra civile tra musulmani come la Siria, si sono dissociate citando i versi del Corano stesso in cui si può leggere: “chi uccide un uomo, uccide l’umanità”.

Centinaia di moschee sono state attaccate da gruppi di xenofobi in Europa e manifestazioni di odio razziale sono state organizzate in Francia, Italia e Germania. Ecco, come comunità di stranieri che vivono a Berlino sentiamo il dovere di condannare fortemente ogni tentativo di riaffermare la guerra tra “etnie” e “culture”.

La volontà di generalizzare, di additare l’altro e di colpevolizzare chiunque perché appartenente ad un credo o una cultura differente, è già accaduto in tempi non molto lontani causando ferite profonde che tutt’oggi sanguinano. Italia e Germania, tedeschi e italiani, hanno il dovere assoluto di ricordare gli orrori del nazi-fascismo, di riflettere e ammonire che a nessuno di loro viene alla mente di vedere in tali fenomeni storici un’espressione innata e caratteristica della cultura occidentale mentre troppo spesso la stessa persona si lasci attrarre incoerentemente da questa posizione nei confronti del mondo islamico. Insieme, abbiamo il dovere di dire no ad ogni tentativo pretestuoso di usare le orribili vicende di Parigi come giustificazione per limitare le libertà di cittadini e cittadine musulmane che convivono pacificamente nelle nostra società.

Il Circolo PD di Berlino e Brandeburgo auspica che la democrazia e il buon senso vincano sopra ogni forma, lieve o forte, di razzismo. È compito di ciascuno di noi lottare per garantire che le nostre leggi, i nostri valori e i nostri principi restino sempre alti, vincano sempre. Non permettiamo che ci siano deroghe a questi valori che ci sono costati milioni di vite umane, speranze e tante sofferenze.

Alla violenza di un gruppo di fanatici assassini, che hanno usato una religione per giustificare la loro follia omicida, noi rispondiamo con le parole esemplari di Jens Stoltenberg, ex premier Norvegese, all’indomani della strage consumata da un fanatico che intendeva “difendere la cristianità” in Europa e per far questo decideva di stroncare la vita di decine di giovani europei e stranieri socialdemocratici uniti nell’ideale di una società multietnica, tollerante e democratica: “Puniremo il colpevole. La sua punizione consisterà in questo, che noi diventeremo ancora più tolleranti, più democratici e più generosi”.




Incontro con Eva Högl: il salario minimo in Germania

Care amiche e cari amici,

lunedì 17.11.2014, alle ore 18:30 presso la sede della SPD Berlino si terrà un incontro con Eva Högl, Vice Presidente del gruppo SPD al Parlamento tedesco per discutere assieme a noi dell’approvazione della legge sul salario minimo in Germania (Mindestlohn).

Sarà un’importante occasione di informazione e formazione politica a cui siete tutti invitati. Per motivi organizzativi siete pregati di mandare una email con il vostro nome per la registrazione: circolopdberlino@libero.it

Un caro saluto,

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino




Incontro con Sylvia-Yvonne Kaufmann

Il 1 febbraio 2014 abbiamo incontrato Sylvia Yvonne Kaufmann, già Vice Presidente del Parlamento Europeo fino al 2007, ed oggi candidata della SPD per Berlino alle elezioni europee (EU2014) che si terranno a maggio.

All’incontro, che si è svolto presso la Kurt Schumacher Haus (KSH), hanno partecipato iscritti e simpatizzanti della SPD, del PSE e del PD berlinese. La discussione ha rappresentato un momento di grande speranza per chi guarda ad un rafforzamento del Partito Socialista Europeo (PSE) nel parlamento di Bruxelles come ad un fattore necessario per una svolta reale nelle politiche di integrazione europea. Il PSE ha infatti la forza e la storia necessarie per rappresentare un punto di riferimento per tutte le forze che guardano a sinistra, e che, pur con storie diverse alle loro spalle, chiedono tutte un deciso cambio di passo nelle politiche economiche dell’Unione e nel processo di integrazione. Il Partito Democratico non è purtroppo ancora membro del PSE, anche se costituisce con esso un gruppo parlamentare unico; ma nostra speranza è però che possa presto diventarne membro a tutti gli effetti.

Durante la discussione, Sylvia Yvonne Kaufmann ha usato parole di speranza, indirizzate al futuro, tese a delineare la necessità di costruire un’unica voce della socialdemocrazia europea che possa imporre il suo candidato (Martin Schulz) alla guida della commissione, e possa aprire un dialogo con le altre forze europeiste e progressiste del parlamento.

A seguito del suo breve e intervento, il dibattito si è presto concentrato attorno ad alcuni temi decisivi. E’ stato toccato il tema dell’immigrazione come problema realmente europeo, e non più confinabile alle politiche dei singoli stati nazionali. Si è parlato di dignità e diritti umani, della necessità di una politica condivisa e trasparente, del bisogno di lavorare insieme per conseguire l’obiettivo di un’Europa realmente integrata. Si è poi parlato del pericolo rappresentato dal crescente fronte anti-europeo di movimenti e partiti legati agli ambienti della destra – in Francia con Marie Le Pen e in Germania con Alternative für Deutschland (AfD).

Come si può combattere questo anti-europeismo di destra? Qual è la strategia del PSE? Kaufmann risponde con semplicità: bisogna agire insieme, e dimostrare che il futuro è un’Europa unita, che non c’è spazio per le contrapposizioni. Dal problema dei rifugiati politici alle questioni di politica economica, la solidarietà è una bussola che l’Europa non può perdere. Lo slogan scelto dal presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, per la sua campagna, è indicativo: non un’Europa tedesca, ma una Germania Europea.

La stessa presenza del Partito Democratico a Berlino, e il suo impegno per una politica europea partendo dai territori, vuole dimostrare agli elettori che l’Europa è il futuro, che le istituzioni europee sono una garanzia di libertà e giustizia per tutti i cittadini e che è importante salvaguardare questo scopo.

Per questi mesi, dunque, il nostro impegno concreto per una campagna elettorale europeista e al fianco del PSE, con Martin Schulz e con Sylvia Yvonne Kaufmann a Berlino.

Federico Quadrelli

Presidente del Circolo PD Berlino