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Il Partito Democratico deve ripensare se stesso

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

l’esito delle elezioni regionali ci ha consegnato un’Italia più “rossa”. Su sette regioni al voto ne abbiamo conquistate 5. Abbiamo faticato in Umbria e Campania, abbiamo però perso la Liguria e siamo stati ampiamente sconfitti in Veneto. Il primo momento di una riflessione obiettiva e reale è quello del parlare un linguaggio di verità. Ci è stato più volte chiesto anche dalla Dirigenza Nazionale. Ed eccola qua, la verità: abbiamo vinto-quasi-quasi e al ballottaggio nei vari comuni, tra cui Arezzo e Venezia, abbiamo perso-molto-molto.

In Versilia, per esempio, dove siamo stati impegnati in una campagna elettorale molto forte il candidato del Centro Destra, sostenuto da Silvio Berlusconi in persona, Massimo Mallegni, ha strappato Pietrasanta al Centrosinistra. A Viareggio una candidatura che forse non era stata condivisa fino in fondo, ha fatto vincere un outsider, ex-PD, appoggiato da liste civiche.

Abbiamo perso Venezia dopo 22 anni di amministrazioni di Centro sinistra e così è accaduto anche a Chieti e ad Arezzo. In questo caso è chiaro. sconfitta.

In questo ultimo anno abbiamo sofferto una Politica troppo orientata ad annunci e slogan. Ci siamo abituati alle retoriche facili, senza guardare bene cosa accadeva nei territori. Abbiamo anche sofferto guerre intestine che hanno lacerato il nostro partito e causato, come al solito, una piccola scissione a sinistra. Qualcuno ha fatto una valutazione sbagliata del peso di questa “sinistra” e alle Regionali e alle Comunali ne abbiamo pagato le conseguenze. Sono oltre 2 milioni i voti persi in questa tornata elettorale per il PD. In alcune regioni non abbiamo raggiunto nemmeno il ballottaggio e in altre ci siamo affermati solo grazie al sostegno di una marea di liste del Presidente e/o liste civiche. Che personalmente non reputo essere direttamente connesse al PD, ma essere un insieme di persone che si possono anche riconoscere nelle idee di un centro-sinistra, ma che non si sono, evidentemente sentiti abbastanza parte del progetto PD per farne parte in una lista unica.

Su questo si è espresso Vassallo e io ho replicato in un qualche modo dalle pagine di Formiche.

Il Partito Democratico non ha possibilità di vincere, e vincere davvero bene, se non è unito. Non c’è modo di essere uniti se non c’è comunanza di valori e di obiettivi ossia se manca il senso d’appartenenza. In altre parole l’identità. E dire che c’è bisogno di identità non significa negare il cambiamento, ma indirizzarlo nella direzione che ci compete e ci si addice. C’è il pericolo di veder disperso un immenso patrimonio umano e politico a causa di contrapposizioni personali e di corrente.

Il Centro Destra non è scomparso, si è semmai ricompattato dietro alla figura di un leader forte come è Matteo Salvini e ha spostato i temi della questione politica su un terreno che io considero pericoloso.

La Dirigenza deve assumersi la responsabilità politica di questa situazione e deve anche prendere in mano il Partito. Riscoprire quel legame con i Circoli, con la militanza, che in questi ultimi anni è stato via via compromesso e sminuito. Dal 2013 ad oggi abbiamo perso oltre 170.000 iscritte/i e altrettanti potrebbero essere persi, specie ora che si sta costituendo un gruppo a sinistra che raccoglie molti delusi del PD e delle sue politiche attuali.

C’è un mondo di differenza tra cosa accade nel Palazzo, tra il gioco dei numeri e delle alleanze e quello che accade nel Paese reale. La gente si è stancata e ha disertato in modo grave le urne. Hanno rifiutato di esercitare un diritto e non hanno assolto a un obbligo civile. In questo scenario, non conta più chi vince e chi perde, con quali % o artifici statistici, perché è la democrazia che si è indebolita e se la democrazia si indebolisce, perché non siamo in grado di difenderla, rinnovarla, riattivarla, incorriamo in pericoli già conosciuti. La democrazia non è stata data una volta per sempre ed oggi, con le instabilità globali e i pericoli che ci minacciano, una società la cui cittadinanza è disaffezionata se non disgustata dalla Politica è il vero problema.

Dobbiamo ricostruire le relazioni dal basso. Riscoprire il senso di comunità politica e impegnarci davvero affinché il PD come progetto sia pienamente realizzato. Siamo ancora in attesa.

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 




Notizie dalla Spagna

La Spagna porta in Europa un vento nuovo. Il movimento politico Podemos pur collocandosi a livello generale al terzo posto, si è imposto in modo forte in tutte le realtà locali. Ha dimostrato, a differenza di quello che era l’esperienza del M5S in Italia, per esempio, di essersi radicato bene nel territorio e di aver creato una struttura efficace.

A Paolo Bindi, di Possibile, ho chiesto di raccontarci quanto accaduto in queste settimane per poter condividere impressioni e informazioni.

Di seguito il testo del suo intervento per noi.

Habemus pactum

Sono giorni frenetici qui a Madrid. Le elezioni amministrative di domenica 24 Maggio hanno sancito un prima e un dopo nella politica spagnola. Finora infatti si spartivano il potere il PP e il PSOE e, almeno negli ultimi due decenni, in nessuna occasione hanno avuto la necessita di cercare appoggi post-elettorali per governare, escludendo casi particolari in cui ad esempio il PSOE ha stretto patti con Izquierda Unida. Ma erano accordi talmente scontati e naturali che nessuno si è mai posto nelle condizioni di discuterli… Come invece è successo in questi 4 ultimi frenetici giorni.

I politici spagnoli hanno dovuto quindi in fretta e furia scoprire l’arte della Politica, quella che una legge elettorale pessima, ma forse l’unica possibile da adottare durante il periodo della Transazione(1), gli ha sempre permesso di avere una maggioranza sicura, ed una vittoria nata sempre e comunque per demeriti dell’altro più che per i propri meriti. A tal punto che nelle ultime tornate elettorali non c’era quasi bisogno di fare campagna elettorale, come ad esempio successe 4 anni fa, quando il secondo disastroso governo Zapatero fu costretto a dimettersi in anticipo, lasciando ad un semisconosciuto – almeno al grande pubblico – Rajoy campo aperto per la vittoria, senza letteralmente fare campagna elettorale (in quei mesi avrà forse rilasciato un paio di interviste).

Ma che cosa è successo domenica?
I numeri parlano chiaro.
Il PP ed il PSOE anche risultando in quest’ordine le forze più votate, non hanno raggiunto in nessuna regione ed in nessuna grande città, la maggioranza necessaria per governare. Ed anzi, nelle città chiave, come Madrid e Barcellona, partiti nati come aggregazione di movimenti di cittadini (sotto l’ala protettrice di Podemos), hanno tolto la storica maggioranza rispettivamente al PP (che governava da 25 anni nella capitale spagnola) e a CiU la forza indipendentista catalana di Artur Más che ha pagato lo scotto della corruzione, più che dell’avventura del referendum per l’indipendenza.
E sono stati buttati giù dal trono a Madrid da Carmena, iscritta al partito comunista durante la dittatura franchista ed ex giudice emerito, che negli ultimi anni, lasciata la carriera giuridica, si era dedicata in pieno alla causa dei carcerati, devolvendo tutti le entrate della sua nuova attività per finanziare i loro stipendi. Ed a Barcellona da Colau, attivista in prima linea contro gli sfratti della stessa amministrazione di cui ora potrebbe diventare responsabile.

La corruzione di questi ultimi mesi è stata il motivo principale, unito ai tagli alla spesa pubblica (sanità e scuola su tutti), che hanno portato all’ascesa di consensi di Podemos e di Ciudadanos. Questi due schieramenti politici che si auto-definiscono “nè di destra nè di sinistra” hanno fatto proprio della lotta alla corruzione il loro cavallo di battaglia.
Ed a ragione.
Gli scandali de las tarjetas black(2), dell’ERE in Andalucia (3), della lista parallela dei conti del PP e le tangenti nella regione valenciana, hanno avuto un impatto talmente forte sull’opinione pubblica da far passare in secondo piano le poche cose che di buono a fatto l’attuale governo Rajoy.

Lunedì nelle edicole di tutto il paese I titoli dei quotidiani riportavano a chiare lettere da un lato, quello di destra, la parola “instabilidad”, mentre dall’altro il nuovo verbo della politica spagnola… “pactar…pactar…pactar”.

Però come puoi scendere a patti con chi prima delle elezioni ti ha considerato alla stregua di un delinquente, senza speranza se non quella di semplice ed inutile disturbo per una vittoria certa?
E’ vero che durante la campagna elettorale è ammesso di tutto, ma stavolta i dubbi erano tanti.
Ma in pochi giorni quello che tutti, almeno a sinistra, si aspettavamo accadesse, era che Pedro (Sanchez) alzasse il telefono e chiamasse Pablo (Iglesias).
E così oggi è stato.
La situazione a sinistra pare quindi essersi sbloccata, sia per quel che riguarda le grandi città che per quasi tutte le regioni. Però il patto sarà a metà. Dove il PSOE ha bisogno di Podemos per governare, quest’ultimo appoggerà solo l’investitura del corrisponde leader socialista, ma non entrerà in nessun governo ed in tutti I casi darà il suo appoggio solo ed esclusivamente se si metteranno per iscritto almeno due punti fondamentali del programma di Podemos: “lotta alla corruzione” e “fine dei tagli ai servizi di base”.

Insomma, PSOE e Podemos sono obbligati ad intendersi e capirsi.
Per vari motivi.
Innanzitutto perchè l’obiettivo di mettere in secondo piano il PP è troppo forte per farsi sfuggire quest’occasione e poi perchè a Novembre ci saranno le elezioni generali e visto che mai come in quest’ultimo anno è così fluida l’intenzione di voto degli spagnoli, qualsiasi errore, come potrebbe essere quello di bloccare tutte le amministrazioni locali e regionali – compresa l’Andalucia dove si votò ad inizio d’anno per colpa di una scellerata scelta politica della Díaz, porterebbe a risultati inaspettati anche per chi in questo momento sembra riscuotere il maggiore consenso possibile.

Se da un lato l’accordo è stato raggiunto, dall’altro sembra che siamo ancora in alto mare.
PP e Ciudadanos ancora non si sono nemmeno avvicinati, se non durante la notte elettorale, con dichiarazioni di esponenti del PP, un partito che però in questi giorni si trova nella peggiore crisi politica da 30 anni a questa parte.
Il partito che sembrava essere talmente granitico agli occhi dell’opinione pubblica da riuscire a nascondere tutte le beghe interne (famosa quella tra Aguirre e Gallardon per la candidatura per le elezioni politiche nella quale prevalse poi Rajoy), stavolta, travolto dai pessimi risultati elettorali, deve fare I conti solo con se stesso. E la resa dei conti è talmente inusuale dura, che il povero Rajoy, quello che doveva essere la figura di compresso tra le varie anime di questo partito, non sa più a che santo votarsi.
Un barone del suo stesso partito (Herrera, l’ex governatore di Castilla y León) le ha consigliato “di guardarsi allo specchio la mattina prima di decidere se presentarsi come candidato” alle Politiche di Novembre. Altri, come I governatori/trici di feudi storici come la Comunidad Valenciana, Aragón e Baleares, si sono dimessi il giorno dopo la sconfitta di propria iniziativa proprio mentre il segretario del partito affermava il contrario, ovvero che non era successo nulla perchè il PP era stata la forza più votata. Siamo arrivati al punto che esponenti dell’ex giunta di Castilla y Leon (pare non l’hanno presa bene pare da quelle parti) hanno chiesto la testa del ministro dell’industria che, ha detta loro, è stato l’artefice con le sue politiche energetiche (carbone e petrolio) della debacle nella loro regione ed in quella canaria, dove il PP ha perso il 50% dei consensi (!)
Poi ci sono le mine vaganti, quelle che come XXX impazziti vanno per conto loro senza ascoltare niente e nessuno. Nè in campagna elettorare nè ora, dove sarebbe consigliabile un minimo di prudenza. Il più potente politico che la città e la regione di Madrid abbiano mai conosciuto, la signora Esperanza Aguirre, che in un impeto da “bambina capricciosa” (appellativo attribuitele oggi da Carmena) ha prima chiesto a tutte le forze politiche (PSOE e Ciudadanos) di mettersi d’accordo per evitare la deriva da “soviet supremo” nella capitale, per poi offrire il suo appoggio a Carmena come sindacA se avesse riununciato a tutti I suoi stessi punti del programma per cui I cittadini l’hanno eletta, per poi, quando tutti gli altri partiti le hanno risposto che non ha nessun senso fare patti contro l’evidenza, rivolgersi di nuovo al PSOE offrendole la candidatura del comune…insomma, “Una donna sull’orlo di una crisi di nervi”.

Ciudadanos per ora rimane alla finestra ed il suo appoggio al PSOE o al PP (o anche a Podemos), lo darà solo in caso venga messo nero su bianco il patto anti corruzione e, nel caso del PP, che quest’ultimo schieramento decida I suoi candidati attraverso delle Primarie e non per alzata di mano (cosa che peraltro loro non hanno applicato finora…ma tant’è… il momento è talmente confuso che si può affermare qualsiasi cosa).

In tutto questo, sono spariti due partiti. Izquierda Unida, storico partito di sinistra, esiste ancora con percentuali bassisime solo a livello di comunale, mentre l’UpD di Rosa Diez, un partito che nella precedente tornata elettorale, fu la novità nel panorama politico spagnolo, non è arrivato a superare la soglia del 5% necessario per avere rappresentanza nello scenario amministrativo.

Novembre si avvicina e saranno mesi politici intensi ed appasionanti, dove ogni minimo errore di valutazione potrebbe far spostare percentuali di voti in maniera del tutto imprevedibile e determinante.

Sia chiaro quindi che il famos “tic tac tic tac…” vale anche per chi lo pronunciò qualche mese fa in risposta ad una provocazione del Primo Ministro, di questo paese di forti contrasti, di gente tenace ed ora culla di movimenti politici unici in Europa.

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(1) Transazione, è il momento storico durante il quale si passo dalla dittatura di Franco ad un regime democratico. Inizia storicamente con la morte di Franco 20 novembre del 1975 e termina con le prime libere elezioni democratiche il 15 giugno del 1977

(2) Las tarjetas black (Carte di credito “nere”), rappresentano le retribuzioni che 86 dirigenti di Caja Madrid poi Bankia (entità riscattata dagli aiuti della Comunità Europea) ricettero indipendentemente dalla loro retribuzione. Figurano coinvolti tutti I partiti politici (esclusi Podemos, Ciudadanos e UpD) e le formazioni sindacali. In particolare tra I beneficiari risultano 27 importanti esponenti del PP.

(3) ERE (expediente de regulación de empleo – la nostra Cassa Integrazione), si tratta della gestione irregolare e fraudolenta di casi di prepensionamento, che vedono implicati Chaves (ex presidente della regione Andalucia, roccaforte socialista dal 1980 e Griñan.




CANALE DI SICILIA UN MESE DOPO – NON DIMENTICHIAMO

Lettera di 17 circoli europei

Caro Segretario,
cari membri della Segreteria, care compagne e compagni,

È passato un mese dalla più grande tragedia mai accaduta nel Canale di Sicilia. L’enorme numero di vittime ha scosso le coscienze di molti ed allo stesso tempo alimentato le speculazioni di chi vorrebbe rendere ermetiche le frontiere.
Noi militanti del PD all’estero ci sentiamo particolarmente vicini alle sorti delle migliaia di cittadini africani e medio-orientali che tentano ad ogni costo, anche al prezzo della vita, di raggiungere le coste europee. Ci accomunano la migrazione, la speranza in un’alternativa di vita migliore, il desiderio di sviluppare le nostre potenzialità di uomini e donne. Ci rendono diversi la drammaticità delle condizioni di vita nel paese di partenza, le condizioni del viaggio e l’accoglienza nel paese di arrivo.

Come iscritti ai circoli europei del PD chiediamo al nostro partito di impegnarsi con assoluta priorità su due fronti.
Il primo è quello di impiegare ogni mezzo a disposizione per evitare che tragedie come quella avvenuta un mese fa si ripetano ancora. Ogni singola vita umana persa in mare sulla rotta dei migranti è un peso sulle coscienze di noi Europei. Noi chiediamo al nostro partito, il più grande della famiglia socialdemocratica europea, al governo nel Paese più interessato dagli sbarchi e con un proprio membro alla carica di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di porre la questione all’ordine del giorno in ogni sede competente assegnandole la massima priorità.

In secondo luogo lanciamo un appello a tutto il partito perché si impegni in un’opera di narrazione che cancelli le mistificazioni sull’immigrazione ed educhi la società ai valori di accoglienza e integrazione. Da parte nostra abbiamo a più riprese promosso iniziative per portare la discussione ad un livello europeo sia sul piano politico che su quello civile. Intendiamo ora ricercare un maggiore coordinamento di tali iniziative, anche insieme ai circoli degli altri partiti socialdemocratici europei.

Secondo tutte le stime, i flussi migratori verso l’Europa sono destinati ad aumentare a causa del peggioramento delle condizioni di vita nei paesi di partenza. Peggioramento a cui anche governi ed imprese europei hanno contribuito con scelte politiche ed economiche, i cui effetti si ripercuotono su scala globale. Un largo numero di migranti proviene poi da paesi teatro di guerra come la Siria. In particolare a quest’ultimi è giusto fornire un’alternativa valida al ricorso ai trafficanti di uomini.

Riteniamo che l’Europa, un continente di mezzo miliardo di persone, sia ben in grado di accogliere pochi milioni di migranti e rifugiati in modo umano ed efficiente. La gestione politica del fenomeno deve dare risposte immediate sul lato umanitario e contemporaneamente proporre alla società una visione per il futuro. In tal senso siamo convinti che l’immigrazione racchiuda in sé delle potenzialità sia per il Paese di arrivo (culturali ed economiche) che per quello di partenza (sviluppo attraverso il ritorno di risparmi e conoscenze). Questa visione è condivisa da molti esperti e studiosi europei.

Il nostro partito non può sicuramente avere paura di perdere i voti di gruppi di persone grette ed egoiste, sobillate (in Italia e in Europa) da un’estrema destra razzista; ma non può nemmeno aver paura dei troppi “distinguo” che si levano da ambienti a noi più vicini.

Per chi si mette in mare per venire in Europa, l’unico distinguo è tra la vita e la morte.




Incontro con Dr. Timo Lochocki

Il 16 aprile 2015 abbiamo incontrato il Dr. Timo Lochocki, Politilogo della Humboldt Universität zu Berlin, che ci ha parlato del concetto di “Rechtsextremismus vs Rechtspopulismus“.

Due concetti che possono apparire sovrapponibili o sinonimi, ma che non lo sono. Il Circolo PD Berlino ha così approfondito con un esperto un tema molto attuale. Abbiamo discusso di NDP e AfD in Germania, di Pegida e dei movimenti populisti e di destra in altri Paesi europei, come in Italia e Francia.

Interessante è stata anche l’analisi che ha messo in evidenza come questi movimenti non si generino normalmente in periodi di crisi o di impoverimento, quanto piuttosto nei momenti di benessere e di espansione. Un paradosso e una constatazione che abbatte uno stereotipo che troppo spesso le sinistre hanno.

Un momento di formazione politica davvero interessante che entra a far parte del nostro bagaglio culturale e politico.

Per maggiori informazioni sul lavoro del Dr. Timo Lochochi si possono consultare i seguenti link:

wer wählt die Rechspopulisten und warum? (2014)

AfD im Dilemma (2015)




Incontro con Guido Neidhöfer: le seconde generazioni di italiani in Germania

Il 14 aprile è stato nostro ospite Guido Neidhöfer ricercatore presso la Frei Universität di Berlino nella facoltà di Economia e vincitore del concorso Neodemos.it del 2015 con l’articolo: Italiani in Germania: sulla buona strada dell‘integrazione.

Neidhöfer ci ha spiegato, sulla base di un recente studio condotto assieme al Prof. Timm Bönke che la situazione delle seconde generazioni di italiani in Germania non è così negativa come spesso viene raccontato.

L’elemento che viene individuato di “debolezza” non è l’essere o meno italiani, quanto piuttosto il livello di istruzione dei genitori. Situazioni simili, infatti, vengono riscontrate in famiglie tedesche che hanno genitori con livelli di istruzioni bassi. La migrationshintergrund sembra non essere il vero fattore discriminatorio.




Il resoconto sull’evento #generazioneuropa a Bruxelles

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

di seguito trovate il resoconto dell’evento #generazioneuropa tenutosi a Bruxelles il 21 e il 22 marzo 2015. Il documento riassume i temi dell’incontro e mette insieme i risultati delle discussioni nelle tavole rotonde della seconda giornata di incontri.

Per visionare il documento >>> cliccate qua <<<

Per prendere visione degli atti del convegno e del materiale >>> cliccate qua <<<

Un caro saluto

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Il Circolo PD Berlino interviene su riforma della Legge Elettorale e Forma Partito

Care amiche e cari amici,

il Circolo PD Berlino e Brandeburgo ha redatto due documenti per discutere dei due principali temi del momento:

  • la riforma della legge elettorale, in riferimento nel nostro caso alla Circorscrizione estero,
  • la forma partito

Di seguito trovate i due documenti in formato .pdf da scaricare con le nostre osservazioni. Speriamo di poter contribuire in modo positivo ad un più ampio dibattito, facendo seguito a quanto già fatto da altri Circoli PD in Europa.

Documento “Riforma Elettorale

Documento “Forma Partito

Un caro saluto,

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Comunicato del Circolo PD Berlino e Brandeburgo contro il fascismo e ogni forma di razzismo

I recenti attacchi di stampo fascista sui social media alla deputata del PD, On. Laura Garavini, ci spingono a scrivere questa dichiarazione perché essi appaiono iscrivibili in un processo generalizzato di riaffermazione del pensiero autoritario. Ovunque si guardi – Russia, Cina, Turchia, il mondo arabo, Israele stessa o anche in Europa come in Ungheria, Francia, Germania e anche nel nostro paese – si assiste in modo allarmante, non solo nei governi ma anche nella società in generale, a una deriva più o meno apertamente antidemocratica.

Guardiamo con preoccupazione il riproporsi di scenari che la storia del ventesimo secolo ha inesorabilmente analizzato e condannato, e che reputavamo ormai superati. Ci siamo forse illusi che con l’espandersi nella società di un primo benessere e l’affacciarsi alla politica delle messa popolari, sarebbe seguito anche un consolidamento della democrazia in tutti i paesi in cui essa sembrava aver messo le radici. Las toria purtroppo ha preso una strada diversa.

Ciò che crea particolare inquietudine è l’ostentazione e l’arroganza con cui posizioni antidemocratiche vengono presentate utilizzando riferimenti aperti e senza nascondimenti a principi autoritari nella convinzione di trovarsi sostenuti da una parte crescente delle persone cui ci si rivolge.

Per quanto riguarda gli italiani più da vicino, le esternazioni di Orbán, Le Pen, Erdogan e anche di Salvini devono essere viste in tale contesto che sembra dare ragione nei fatti a chi pensa che si stia assistendo a una virata generalizzata delle società verso la “destra”, per utilizzare un termine che deve essere esteso, impropriamente in termini storici, ai paesi dell’area comunista o ex-comunista.

Il Circolo PD Berlino e Brandeburgo intende esprimere con forza la sua totale opposizione verso ogni forma di fascismo e razzismo e richiamare alla necessità di combattere apertamente le loro manifestazioni in tutti i settori della vita pubblica in cui essi si manifestano, inclusa l’area dei social media.

Persone sempre più giovani, sfruttando Facebook o Twitter, costituiscono pagine e spazi di discussione virtuali in cui si inneggia a figure ripugnanti del nazi-fascismo, quale quella di Benito Mussolini. Ci sono veri e propri tentativi di revisionismo storico in cui si vorrebbe far passare per buono un sistema che fu dittatoriale e spregiudicato. Alcune pagine fomentano l’odio contro omosessuali, ebrei, migranti in generale e, in alcuni casi promuovono la ribellione contro lo Stato di diritto e definiscono tutti quelli che non si riconoscono in quel sistema di non-valori, delle “zecche comuniste” meritevoli di “essere messi al muro”.

Questo è quanto accaduto di recente alla deputata PD Laura Garavini, rappresentante degli italiani all’estero. Di fronte al silenzio di Facebook alle richieste di oscurare le pagine inneggianti il al fascismo, quali “Giovani fascisti italiani” con oltre 130.000 iscritti, l’On. Garavini scrive un articolo di denuncia sull’Huffington Post Italia e da quel momento riceve insulti e minacce esplicite.

Abbiamo espresso la nostra solidarietà e vicinanza all’On. Garavini attraverso un messaggio a lei inviato ma crediamo che sia importante fare ancora di più. Noi del Circolo PD Berlino e Brandeburgo siamo fieri di definirci antifascisti e democratici. Chiediamo che Facebook in Italia rispetti, nell’esercizio della propria attività, le nostre leggi. Ricordiamo infatti, che in Italia, in base alla legge 20 giugno 1952, n.645 l’apologia del fascismo è un reato per cui è prevista la reclusione da 6 mesi a 2 anni con multa da 206 a 516 euro. E definirsi “giovani fascisti” e istituire online un gruppo con oltre 130.000 iscritti è senza dubbi propaganda dell’ideologia fascista e rappresenta il tentativo di costituire un gruppo reale ispirato a quei non-valori.

Siamo dell’avviso che i social media debbano rimanere un’area di espressione più libera possibile, ma siamo anche del parere che tale libertà debba tenere conto di quanto la legge prescrive nell’interesse dei social media stessi per evitare che l’eccesso divori la libertà e, con essa, la loro esistenza. È un tema (e un problema) di enorme importanza per la democrazia moderna che deve essere affrontato con la massima priorità. Anche in Italia – nel caso concreto con l’applicazione della legge sull’apologia del fascismo anche in Internet.

Il fascismo è una degenerazione politica contro cui lotteremo sempre. La memoria storica deve essere conservata ed è imperativo per chi fa politica rinnovare questo messaggio. Il ventennio fascista è stato un momento di oppressione e di violenza. L’esperienza della seconda guerra mondiale con il dilagare del nazi-fascismo ha segnato la vita e la storia di questo continente e del mondo. In tanti hanno lottato sacrificando le proprie vite affinché la società in cui vivevano fosse più libera, più giusta e più sana. Il benessere di oggi, il nostro poter esprimere idee e opinioni in libertà, senza il timore di essere perseguitati, minacciati, incarcerati o uccisi – solo per averle espresse – è il patrimonio grandioso che ci deriva dalla resistenza e dalla voglia di riscatto di una comunità.

Da parte nostra denunceremo ogni caso di tentativo di glorificare una pagina della nostra storia che deve essere invece considerata come oscura. Ci opporremo con forza ad ogni tentativo di mistificazione della realtà e della storia. Lotteremo senza se e senza ma contro ogni forma, reale o virtuale, di fascismo. E contro ogni sua manifestazione senza lasciarci intimorire.

Uniti per difendere la libertà e la democrazia!

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo

Piero Rumignani

Presidente Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Speranza e lotta per la legalità nel discorso del nuovo Presidente della Repubblica

Oggi, 3 febbraio 2015, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inaugurato il suo settennato. Il discorso pronunciato al Parlamento e ai delegati regionali era un discorso rivolto alla nazione. Il Presidente ha parlato a ciascuno di noi. Le parole scelte sono state significative, importanti e molto chiare.

Alcuni dei passaggi del discorso meritano, secondo me, una particolare attenzione. Parte dell’intervento è dedicato a spiegare, magistralmente, cosa significa “rispettare” e “garantire” la Costituzione. Il Presidente dice che “la garanzia più forte della Costituzione consiste nella sua applicazione, nel viverla giorno per giorno” nel fare tutto il possibile affinché i diritti vengano realmente protetti e garantiti, a tutti. Cita i diritti al lavoro, all’istruzione, alla libertà religiosa e alla sicurezza. Una parte importante è rivolta ai giovani, alle loro speranze tradite e alla paura del futuro. Invita i parlamentari più giovani a portare avanti il loro lavoro con serietà, perché rappresentano tutte le speranze e le ansie della loro generazione. Non mancano le parole per la nostra storia non troppo lontana: la resistenza. Il valore della memoria, del rispetto e dell’impegno che dobbiamo ogni giorno rinnovare per difendere questa democrazia, che ricorda non è data una volta per sempre, ma deve essere protetta e rinnovata.

Un altro tema importante, per me assolutamente irrinunciabile, è la questione della legalità. Nelle parole del Presidente: “difendere la Costituzione significa affermare il senso di legalità, la lotta alla mafia e alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci”. Si sentiva il bisogno, finalmente, di un riferimento chiaro e forte, alla lotta per la legalità e contro ogni forma di corruzione. E naturalmente, per la sua storia personale e professionale, non poteva mancare l’invito ad una battaglia senza remore alla Mafia e a tutte le sue declinazioni. Ma per fare questo, per affermare il principio di legalità e battere la criminalità organizzata così come la corruzione, serve “una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci” ma anche “una dirigenza politica e amministrativa capaci di compiere il proprio dovere”.

Parole forti, dette con serenità e voce tranquilla. Ma sono macigni che ci colpiscono in pieno, se pensiamo alle vicende di Venezia, Roma, Milano, Liguria e recentemente dell’Emilia Romagna. Non possiamo non agire, non possiamo non prendere in mano le sorti di questo Paese, partendo da noi stessi, partendo da una radicale ristrutturazione del nostro partito e del tessuto che lo circonda.

La democrazia ha un costo e non sopravvive di per sé. L’impegno di ciascuno di noi è indispensabile al conseguimento del successo collettivo. E mi è piaciuto molto il riferimento, passato quasi inascoltato, che per far valere il principio di legalità e per poter spingere il Paese fuori dalla palude (quella economica e sociale!) è necessario che ciascun suo membro della collettività partecipi al sostentamento della stessa. Un chiaro monito ai comportamenti scorretti e troppo diffusi dell’evasione fiscale e dell’elusione. Questo è ciò che ci ho letto e questo vado ripetendo da tempo: per una vera battaglia per la legalità, non basta lottare contro la mafia e contro le altre organizzazioni a stampo mafioso, serve intervenire sul comportamento civico degli italiani e delle italiane, serve diffondere, per usare le parole di Nando dalla Chiesa, conoscenza e consapevolezza.

Infine, come non apprezzare, da italiano all’estero, il riferimento chiaro e forte al valore dell’Europa unita? All’importanza dell’integrazione e della solidarietà. Come non apprezzare la connessione fatta tra bisogno dell’accoglienza per le comunità straniere in Italia e il saluto alle comunità di italiani all’estero? Questo ci fa ben sperare. Nelle parole del Presidente: “nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio.”

Faccio i miei migliori auguri di buon lavoro al nuovo Presidente della Repubblica.  Nella sincera speranza che possa concretizzare, con il suo ruolo di arbitro, quanto affermato in questo discorso di apertura del settennato. Confido nella sua competenza e nel suo rigore. Spero che sia intransigente arbitro e giudice, capace di affermare i diritti di tutti e di perseguire con limpidezza il benessere di tutta la nostra comunità. Nei confini d’Italia e al di fuori di essi.

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino&Brandeburgo

Link al testo integrale del discorso del Presidente Mattarella: >> clicca qua <<

Link al video del discorso del Presidente Mattarella: >> clicca qua <<




Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica

Il 31 gennaio 2015 è stato eletto, al quarto scrutinio con una maggioranza molto grande (665 voti), come nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ci uniamo agli auguri di buon lavoro e alle congratulazioni per questa rapida e condivisa elezione.

Dopo i fatti 2013, è stato bello vedere un Parlamento ordinato e rispettoso che in modo chiaro e concordato ha eletto una figura di garanzia come quella di Sergio Mattarella alla più alta carica dello Stato. Con la sua storia personale e la sua attività politica del passato, siamo certi che Mattarella sarà in grado di riportare temi quali la legalità, la lotta alla Mafia, il rispetto delle regole e delle leggi, al primo posto nella sua attività di “arbitro”. Estraneo ad ogni schieramento politico attuale, ci auguriamo che possa essere anche un rigoroso garante della Costituzione e che ne difenda i valori e gli scopi.

Ci auguriamo anche che, come con Giorgio Napolitano, proceda nella difesa dell’Europa e nel rafforzamento del processo di integrazione che è ancora lungi dall’essere completato.

Un augurio di buon lavoro, Presidente Mattarella.

Federico Quadrelli

Segretario del Circolo PD Berlino&Brandeburgo