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Smart working: diritto o rivoluzione?

Una riflessione politica

di Alberto Vettese e Valentina Piacentini

 

 

Questa riflessione nasce come reazione alla notizia di una proposta in seno ad analisti della Deutsche Bank, secondo cui per poter rimediare ai buchi fiscali dovuti a minor gettito causa covid, è possibile intervenire gravando sui lavoratori le cui attività in questo periodo si svolgono in home office. Si parla concretamente di un’imposta “di solidarietà” a sostegno di coloro che sono rimasti fermi o quasi dall’inizio dell’epidemia e la cui attività lavorativa non può essere dislocata ed esercitata in remoto, ossia da casa.

A nostro parere, una proposta di questo tipo è miope, per una serie di ragioni. La prima è una questione di errore “nei termini”: far passare il messaggio che i lavoratori in smart working siano le “nuove galline dalle uova d’oro” è sbagliato ed ingiusto. Sbagliato, perché questi fronteggiano nuove spese e devono lavorare spesso con mezzi propri, consumando risorse che non vengono rimborsate (elettricità, riscaldamento, banda internet ecc…). È la logica dei rider che lavorano per compagnie come Uber Eat, Lieferando, ecc. Categoria che come è stato dimostrato, viene sfruttata, a cui non vengono riconosciuti diritti e che si trova in una posizione contrattuale fragile. Le minori spese per i pasti evitati ai bar o per i consumi non devono venir date per scontate: nelle fasce più deboli il pranzo e i pasti vengono preparati a casa e come Berlino dimostra, c’è chi si muove in bicicletta per far respirare il portafoglio (e l’ambiente).

È inoltre ingiusto fare leva fiscale sui lavoratori in remoto perché sarebbe una “soluzione sbagliata” ad un problema di sistema che sta emergendo solo adesso con la crisi del coronavirus. Il Partito Democratico è sensibile ad istanze di tema ambientale e si fa portavoce di soluzioni europee ed iniziative internazionali, come gli accordi di Parigi sul clima. Lo smart working ha permesso all’Italia di compiere un balzo in avanti ed avvicinarsi a medie di flessibilità lavorativa simili a paesi del Nord Europa. Come spesso accade, il nostro paese si avvicina ai suoi “competitor” in ritardo e dietro costrizione, vedi la condanna di Strasburgo all’Italia nel 2015 per mancata legiferazione sulle unioni civili. Un’occasione epocale che ci permette di tagliare consumi non necessari – spese fuori casa, consumo di carburante ecc. – viene fraintesa e vista come “il problema”, quando si tratta di una soluzione, non l’unica, al problema del riscaldamento climatico.

Il mondo ha bisogno di soluzioni intelligenti, l’Italia, pure. Un lavoro più flessibile, un rapporto lavorativo meno gerarchico e più improntato al raggiungimento di obiettivi prefissati, un maggiore equilibrio fra vita familiare e lavoro. La pandemia ci sta insegnando a reinventarci in maniera intelligente: diciamo di sì agli aspetti positivi di questa crisi globale, ma rispediamo al mittente richieste astratte e che pesano sul cittadino medio (e dipendente), notoriamente già obiettivo di attenzioni fiscali. Come viene fatto notare dagli autori di questo articolo, la solidarietà viene spesso compresa come “intraclasse”, anziché redistributiva. Un po’ il contrario di quello che si prefissa il PD, e che, in un contesto nel quale si porta avanti la Tobin Tax e mentre si considera di tassare le macchine – i mezzi di produzione, non il lavoro – si rimane perlomeno perplessi di fronte a finte proposte redistributive, di comodo.




Riflessioni politiche sugli esiti del referendum e delle elezioni regionali 2020

Il risultato del Referendum non lascia dubbi: il sì vince con una schiacciante maggioranza, in Italia come nella circoscrizione estero. Complessivamente il dato è 69,96% a favore ed il 30,04% contrario. A livello di elezioni regionali abbiamo un “pareggio” dal punto di vista matematico con tre regioni al centro-destra e tre regioni al centro-sinistra. Il dato politico, però, è un altro. Di seguito due riflessioni generali e qualche idea per le prossime azioni che, secondo me, andrebbero intraprese:

REFERENDUM COSTITUZIONALE, VINCE IL SI

Lo scontro che si è consumato tra difensori del sì e del no ha messo in secondo piano il nodo centrale della questione. La riduzione del numero di elette/i non era un tabù, il punto riguardava le conseguenze che questa riforma avrebbe avuto nel nostro attuale sistema.

In tanti hanno fatto riferimento alla Germania che, nonostante una più grande popolazione, ha un numero di elette/i inferiore. La realtà è che il numero di membri del Bundestag è fissato con un “minimo”. Il numero varia, infatti, da legislatura a legislatura per via di alcuni aggiustamenti tecnici dovuti alla modalità di funzionamento la legge elettorale. La base minima è di 598, ma ad oggi, per esempio, ci sono 709 seggi al Bundestag.

C’è da dire un’altra cosa, la Germania ha una legge elettorale particolare e che funziona da anni senza che un colore politico per capriccio l’abbia snaturata, e ha una legge sui partiti che impone regole comuni chiare anche sulla modalità con cui si selezionano le candidature. Questi sono i due elementi fondamentali del modello tedesco, cosa che in Italia non accade per più di una ragione:

(1) le segreterie dei partiti vogliono massima libertà di scelta nelle liste, così a determinare le candidature non sono le assemblee di partito, ma i leader (cf. esperienza PD del 2018 e relative polemiche);

(2) i criteri dominanti sono quelli economici – hai soldi per farti una campagna elettorale, visto che il finanziamento pubblico non c’è più, sì/no? – e quindi tra simpatie, amicizie e disponibilità economiche la rappresentanza è sempre un po’ menomata, su 945 elette/i era un po’ più complicato, su 600 ora sarà decisamente più semplice. Per questo, servono due interventi rapidi ed urgenti per evitare che si creino ulteriori sbilanciamenti nella rappresentanza democratica, visto che ora i processi di selezione delle candidature di democratico hanno poco o nulla.

Nella circoscrizione estero il voto a favore del sì è stato ancora più forte che in Italia. I dati dicono che ha votato a favore il 78,24% contro un 21,76%. Questo nella consapevolezza – o forse no – che per l’estero la rappresentanza sarà letteralmente dimezzata. Non dirò troppo su questo, perché vivendo la realtà delle italiane e degli italiani all’estero, dovrei scrivere parecchio. Mi limito a due osservazioni:

(1) l’incapacità delle strutture di partito all’estero di arrivare all’elettorato, probabilmente, in forte espansione, ma con esigenze sempre più diversificate e che non rispondono più ai modelli del passato, anche in tema di rappresentanza;

(2) la scarsa qualità di elette/i che negli anni abbiamo, dall’estero, mandato in Parlamento, che non hanno curato evidentemente relazioni, se non per i propri interessi personali. Cito solo un caso: il Senatore Razzi, un’icona trash, e un tributo all’incapacità e al senso di ridicolo. Ma la realtà delle comunità italiana all’estero è molto di più, e meritava una rappresentanza di maggiore qualità e serietà.

In conclusione, il Partito Democratico ha adesso un compito molto importante da portare a termine, ossia la realizzazione delle riforme istituzionali necessarie a rendere il sistema politico italiano efficiente, democratico e serio:

(1) discussione di una legge elettorale che tenga insieme governabilità e rappresentanza come principi base e congiunti: una componente eletta su collegi non grandi sul modello uninominale secco e una componente proporzionale con sbarramento non inferiore al 4%, per evitare la dispersione e il fatto di trovarsi 1-2 rappresentanti di questa o quella formazione in un potenziale mercato delle vacche; cosa che sappiamo essere già accaduta. Se seguiamo il sistema tedesco le proporzioni sono 50% uninominale e 50% voto proporzionale alle liste bloccate;

(2) discussione di una legge sui partiti che imponga un certo set di regole comuni, per chi vuole legittimamente partecipare alle competizioni elettorali. In Italia va di moda fare carrozzoni elettorali che durano il tempo di raccogliere voti, per poi implodere. Non c’è accountability tra eletti e propria circoscrizione, e in troppi agiscono svincolati da quella che è una logica di partito. La qualità della democrazia è la vera posta in gioco di tutto questo, quindi serve necessariamente una legge che dia ai partiti, che ne sono gli strumenti, la forma adeguata: imporre che le selezioni avvengano tramite competizioni interne a livello di circoscrizione, dove il livello nazionale non debba intervenire per piazzare i propri nomi, ma che le candidature siano espressione dei territori e che abbiano l’ok delle rispettive assemblee territoriali e/o regionali. Con un voto chiaro per ogni posto in lista. E senza eccezioni: deve accadere nel PD, come nel M5S o in FdI. Questa è la logica.

REGIONALI 3:3, MA IL PD NE ESCE RAFFORZATO, LA LEGA MENO

Il dato politico è molto chiaro: il PD, partito che doveva scomparire secondo alcuni, non solo è vivo e vegeto, ma combatte e porta a casa discreti risultati politici nonostante le scissioni del passato ed i tentativi maldestri di alcune formazioni politiche che si dicono essere alleate (M5S-Italia Viva o +Europa) e che poi si candidano contro, con un effetto chiaro: favorire le destre.

Il M5S resta sui livelli territoriali quasi inesistente, segno che negli anni non si è radicato minimamente. A livello nazionale è in caduta libera, ma mantiene quella % che gli garantisce – o garantirebbe, se la cosa regge – di essere partner di minoranza in un governo di coalizione.

Italia Viva, che doveva essere faro di un eventuale terzo polo liberale con Azione di Calenda e +Europa di Bonino, incontra la realtà: irrilevante. In Puglia, dove mette un nome di peso di livello nazionale, Scalfarotto, tenta di sgambettare Emiliano. Il risultato è che IV in Puglia raccoglie l’1% e Scalfarotto l’1,6% e va peggio in Veneto dove non ha lo 0,7%. Ottiene risultati migliori nelle coalizioni: 4,4% in Toscana, dato comunque deludente se si pensa al fatto che lì ha la base Matteo Renzi, e in Campania dove invece spopola, anche grazie al fatto che sul logo ha scritto DE LUCA.

Il PD è il primo partito in Toscana (34,71%), in Campania (16,97%), in Puglia (17,28%) e anche in Liguria (19,8%), nonostante la sconfitta. In Veneto è il secondo partito (12%). Di fatto, il PD è l’unico partito che può rappresentate in modo concreto un’alternativa alle destre in Italia. Ed è senza ombra di dubbio il perno delle coalizioni del centro-sinistra. Non c’è nessun’altra formazione in grado di garantire tutto questo. I risultati negativi di IV, Azione e +Europa in molti contesti locali e regionali può spingere elettrici-elettori di quelle formazioni a “tornare” verso il PD. Sarà compito del PD trovare gli argomenti giusti. Ci tengo a dirlo: con zero interesse per i leader di quelle formazioni, altrimenti si creerebbero, di nuovo, tensioni nocive.

La Lega non è andata bene. Ottiene % irrisorie in Campania (5,55%) e in Puglia (9,58%) dove è superata da FdI della Meloni, il partito che credo più di tutti nella destra ha guadagnato e si è consolidato sui territori. Infatti, è al 12,6% in Puglia e al 5,97% in Campania. Irrilevante Forza Italia ormai. In Liguria è la lista Toti a raccogliere il maggior numero di voti. Seguono la Lega al 17% secondo partito e FdI al 10,8%. In Veneto accade un fatto interessante: la Lega è al 16,91%, un risultato non brillante, FdI al 9,55%. La lista Zaia, invece, ottiene il 44,58%. Potrebbe essere un modo per Zaia di imporsi nella leadership nazionale. Su questo torneremo. Infine, in Toscana la Lega ottiene il 21,78% dei voti, secondo partito in regione seguito da FdI al 13,5%.

In conclusione, abbiamo un quadro politico molto variegato, ma le tendenze sono essenzialmente tre:

(1) si consolida l’area di centro-sinistra attorno al Partito Democratico, unica forza capace di rappresentare un’alternativa per le destre e che possa garantire un governo al paese. Si tratta di un successo non da poco per il PD, un partito che in tanti hanno cercato di annichilire, evidentemente senza successo. Significa anche che il progetto del PD mantiene il suo senso e può aspirare a crescere laddove l’astensione è stata alta, per evitare che quelle elettrici ed elettori diventino terreno di conquista per i populismi e le destre. Infine, si tratta di una vittoria per Zingaretti che consolida la sua leadership nel PD.

(2) si consolida la destra nazionalista di Meloni, che diventa componente determinante delle coalizioni di centro-destra. La Lega resta forte, mentre Forza Italia è ormai sbiadita. Si tratta di un blocco purtroppo maggioritario in termini % a livello nazionale, ma il crollo della Lega dal 2019 ad oggi è positivo. In un’eventuale campagna elettorale una vittoria delle destre non è più tanto scontata.

(3) il M5S resta l’ago della bilancia, a cui certamente il PD guarda e dovrà guardare per poter creare una coalizione di governo. Resta però un movimento inesistente sui territori e sempre più debole a livello nazionale. Per il suo bene, dovrebbe dare un cambio radicale alla sua dirigenza nazionale. Di Maio rappresenta un problema per il M5S, se non lo comprendono, andranno sempre peggio.

 

Articolo su Formiche.net di Federico Quadrelli. Link: https://formiche.net/2020/09/referendum-regionali-due-idee-domani/

Fonte fotografia: Ministero dell’Interno https://www.interno.gov.it/sites/default/files/styles/larghezza_pagina/public/2020-08/speciale_elezioni_2020.png?itok=eRpkcBGG




Berlino vara la legge contro le discriminazioni. Intervista a Clara West, Vicepresidente del gruppo SPD all’Abgeordnetenhaus

Viene riportata la traduzione in italiano dell’intervista. Clicca qui per la versione in entrambe le lingue (originale tedesco e traduzione italiana).

 

(1) Berlino ora ha una legge statale (a livello di Land) contro le discriminazioni, di cosa si tratta?

Fondamentalmente, dovrebbe contribuire a garantire che nessuno sia discriminato sulla base dell’origine etnica, del sesso, di una descrizione razzista o antisemita, della religione e delle convinzioni personali, della disabilità, dell’età, della lingua, dell’identità sessuale e di genere, di malattie croniche o dello stato sociale. Finora esisteva solo la “Legge generale sulla parità di trattamento” (AGG), una legge federale che prevede una protezione corrispondente solo nei rapporti giuridici privati e nella vita lavorativa. A ciò si aggiunge ora la legge statale contro la discriminazione (LADG), che consente di chiedere il risarcimento dei danni contro lo Stato di Berlino in caso di discriminazione da parte delle autorità.
(2) Perché era necessaria?  Berlino non è la città più aperta della Germania?

Anche una città liberale come Berlino non è mai “libera dalla discriminazione”. Gli atteggiamenti che portano alla discriminazione sono in definitiva in tutti noi. La differenza sta poi nel modo in cui tutti noi la affrontiamo e nelle opportunità che le vittime di discriminazione hanno di agire contro di essa.

 

(3) Quali sono le questioni fondamentali di questa legge?

Le persone che sono discriminate hanno ora maggiori possibilità di tutela legale e possono quindi far valere meglio i loro diritti. Esiste una richiesta di risarcimento danni e d’indennizzo senza colpa nei confronti del Land. Poiché la discriminazione è di solito molto difficile da provare, le prove vengono fornite mediante l’accertamento dei fatti, ossia se la persona interessata può dimostrare in modo credibile di essere stata discriminata, l’autorità competente deve giustificarsi ed è obbligata a confutare l’accusa. Inoltre, le associazioni riconosciute contro la discriminazione hanno il diritto d’intentare azioni collettive ed è stato istituito un ufficio del difensore civico. Non vi è alcuna responsabilità personale degli agenti di polizia o di altri dipendenti delle autorità, lo Stato è sempre responsabile.

 

(4) Come possiamo rendere Berlino più tollerante e solidale?

Naturalmente, la legge antidiscriminazioni da sola non risolverà il problema. È importante che ci siano questi progressi della politica, ma: la tolleranza e la solidarietà non possono essere semplicemente decise, ma fanno parte di una buona cooperazione alla quale ognuno di noi contribuisce. Questo inizia sempre da noi stessi, per esempio riconoscendo che nessuno è perfetto e che la tolleranza ha qualcosa a che fare con l’autoriflessione. E inoltre, che si comprenda che la nostra libertà individuale è sempre legata alla libertà del nostro prossimo.




Covid-19: Le sfide della pandemia alla politica

Fonte immagine: EFSA (http://www.efsa.europa.eu/sites/default/files/styles/news_individual_node_image/public/news/coronavirus.jpg?itok=rcHd1BLN)

 

I Circoli PD Berlino e Brandeburgo e PD Scandinavia hanno cooperato nell’organizzazione di una serie di eventi dedicati al coronavirus, incluse le sue conseguenze sulla società e dunque di quali strategie abbiamo bisogno per poter pensare ad una ripartenza post-virus. Qui trovate il report stilato dai Segretari dei rispettivi circoli, Federico Quadrelli ed Elena Raffetti.




Analisi critica del DL 22

Clicca qui per leggere la riflessione e analisi critica di Tiziana Corda per il Circolo PD Berlino e Brandeburgo sul decreto legislativo 22 del Ministero dell’Istruzione.




Approfondimento: cos’è il MES, Meccanismo Europeo di Solidarietà

L’European Stability Mechanism (ESM, o MES se si usa l’acronimo italiano) è uno strumento creato nel 2012 come creditore di ultima istanza per 19 paesi dell’Eurozona. Il MES, insieme al programma di acquisti di titoli di stato della Banca Centrale Europea (BCE), rappresenta la principale eredità della crisi dei debiti sovrani del 2010-12. Esso sostituisce l’ESFS, un veicolo provvisorio creato per fornire crediti di emergenza a tassi d’interesse tollerabili per la Grecia. A differenza di quest’ultimo, che rappresentava in tutto e per tutto una soluzione improvvisata per dare ossigeno alle finanze elleniche, il MES è integrato nella più ampia architettura istituzionale europea, essendo stato aggiunto tramite emendamento al Trattato di Lisbona (pur rimanendo un’istituzione puramente intergovernamentale).

Il Meccanismo agisce in totale autonomia, beneficiando di ben 700 miliardi di euro in liquidità trasferiti dagli stati sottoscrittori (di cui attualmente 431 miliardi sono a disposizione per nuovi prestiti). Questo è particolarmente importante perché i fondi del Meccanismo non sono quindi finanziati tramite l’emissione di debito dei paesi dell’Eurozona.

Il Board of Governors del MES è composto dai ministri delle finanze dell’eurozona, ognuno con il diritto di nomina di un direttore assegnato al board of directors amministrativo. Nelle sue operazioni il MES rappresenta quindi l’espressione delle priorità dei paesi membri dell’area euro. Tuttavia, legalmente e nei fatti, il MES è anche tenuto a una stretta collaborazione istituzione con partner quali l’ECB e la Commissione Europea, le quali sono coinvolte sia nell’elaborazione che nell’implementazione di specifici pacchetti di credito. I programmi del MES possono essere elargiti sia a stati membri (come la Grecia o Cipro), sia a istituti bancari (come è avvenuto nel caso spagnolo).

Le decisioni all’interno del MES vengono prese all’unanimità. In caso di emergenza decisioni possono essere adottate con 2/3 dei voti favorevoli (con un quorum del 80%). A causa dei diversi livelli di contribuzione dei paesi firmatari, che determinano il numero di voti, Germania, Francia e Italia detengono de facto un diritto di veto.

Le linee di credito del MES sono riservate ai paesi firmatari del Fiscal Compact e sono “condizionali”, cioè devono essere accompagnate da una serie di politiche da parte del debitore che garantiscano la restituzione dei fondi richiesti. La negoziazione delle condizionalità è affidata alla Commissione Europea “in liaison con la BCE”. Di massima, la condizionalità può prevedere sia profondi aggiustamenti macroeconomici, sia il semplice rispetto delle norme che hanno permesso l’accesso ai fondi in primo luogo. La condizionalità può variare a seconda delle circostanze ed è stabilita da un Memorandum of Understanding (MoU) firmato dal paese debitore e dal MES.

Nel processo di ratifica del MES, i parlamenti nazionali sono stati coinvolti in diverse maniere, influenzando il funzionamento del Meccanismo. Analisi empiriche, in particolare, rivelano che il coinvolgimento delle assemblee nazionali ha portato ad un’evidente politicizzazione dello strumento, sottraendolo in parte alla semplice logica di stabilizzazione macroeconomica e trasformandolo in un oggetto di contesa domestica. Questa politicizzazione, inoltre, è avvenuta in maniera asimmetrica: alcuni parlamenti hanno percepito il proprio ruolo in maniera molto più marcata di altri. Ciò è evidente nel dibattito italiano e greco, dove l’imposizione di intraprendere determinate riforme come da MoU è vista come un limite alle decisioni di governi democraticamente eletti, ma anche nei paesi creditori come la Germania. Qui, il trattato e il trasferimento dei fondi sono stati recepiti tramite una legge apposita (ESMfG): toccando le competenze budgetarie del parlamento, infatti, il Bundestag ha il diritto e dovere di essere coinvolto nei processi decisionali del MES, attraverso un voto della commissione budgetaria o della plenaria. Anche sui mercati finanziari, la richiesta di credito al MES è associata a un certo livello di stigma economico perché segnala fragilità dei conti e delle future prospettive del paese. Una recente proposta prevede la diminuzione di questo problema di percezione  tramite la richiesta di accesso (senza necessario prelievo) ai fondi del MES da parte di tutti i 19 paesi firmatari.

Autore: Michelangelo Freyre

 

Fonti:

Bardutzky, Samo. “Constitutional Courts, Preliminary Rulings and the ‘New Form of Law’: The Adjudication of the European Stability Mechanism.” German Law Journal 16, no. 6 (December 2015): 1771–90. https://doi.org/10.1017/S2071832200021337.

Bénassy-Quéré, Agnès, Markus K. Brunnermeier, Henrik Enderlein, Emmanuel Farhi, Marcel Fratzscher, Clemens Fuest, Pierre-Olivier Gourinchas, et al. “Euro Area Architecture: What Reforms Are Still Needed, and Why.” VoxEU.Org (blog), May 2, 2019. https://voxeu.org/article/euro-area-architecture-what-reforms-are-still-needed-and-why.

Deutscher Bundestag. “Deutscher Bundestag – Mitwirkungsrechte des Deutschen Bundestages.” Accessed April 1, 2020. https://www.bundestag.de/europa_internationales/eu/mitwirkungsrechte.

European Council. “Treaty Establishing the European Stability Mechanism (ESM),” n.d. Wikisource.

Höing, Oliver. “Asymmetric Influence: National Parliaments in the European Stability Mechanism.” Universität zu Köln, 2015.

Minenna, Marcello, and Dario Aversa. “A Revised European Stability Mechanism to Realize Risk Sharing on Public Debts at Market Conditions and Realign Economic Cycles in the Euro Area.” Economic Notes 48, no. 1 (2019): 12118. https://doi.org/10.1111/ecno.12118.

Smaghi, Lorenzo Bini. “Corona Bonds – Great Idea but Complicated in Reality.” VoxEU.Org (blog), March 28, 2020. https://voxeu.org/article/corona-bonds-great-idea-complicated-reality.

“Snapshot.” Accessed April 1, 2020. https://www.bundestag.de/europa_internationales/eu/mitwirkungsrechte.

 

Fonte immagine: Il Sole 24 Ore, https://www.ilsole24ore.com/art/mes-cos-e-e-come-funziona-fondo-salva-stati-ACGaaC2




È uscito il primo numero di Agorà del 2020 – Tema giovani

È difficile stabilire esattamente quando sia nato, nel discorso politico e culturale, il trend di analizzare e cercare di classificare in modo sistematico le nuove generazioni. Forse l’esempio più lampante di questo fenomeno si è verificato negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, quando sono apparsi gli hippies e quando la generazione dei giovani adulti si è fatta interprete in prima linea della rivoluzione culturale. Da quel momento in poi, si è quasi fatto a gara ad individuare le caratteristiche delle generazioni che “debuttavano” nel corso dei decenni; ed è così che sono nate le definizioni di “boomers”, “generazione x “, “millenials” (altresì noti come “generazione Y”), e “generazione z”. Queste ultime due generazioni sono quelle a cui appartengono i giovani odierni, i quali si esprimono in sottoculture molte diverse tra loro, dai cinici dandy del nuovo millenio -gli hipster , ai più impegnati attivisti dei Fridays for Future, passando per gli egocentrici influencer. E’ proprio su queste ultime due generazioni che il numero attuale di Agorà ha voluto concentrarsi, cercando di andare al di là dei classici stereotipi che i media propongono. Edith Pichler, sociologa all’università di Potsdam, ci racconta dei giovani italiani che alternano partecipazione a fuga e/o alienazione; Alberto Vettese si concentra invece sul mondo, a noi meno noto, dei giovani nella Russia di Putin, ed infine Michelangelo Freyrie ci parla di Inoltre,un nuovo movimento giovanile (e non solo) nato in seno al Pd e volto a superare le correnti. Buono sguardo sul futuro!

Valentina Piacentini

Tesoriera PD Berlino e Brandeburgo




Punto della situazione sul coronavirus

Fonte immagine: EFSA (http://www.efsa.europa.eu/sites/default/files/styles/news_individual_node_image/public/news/coronavirus.jpg?itok=rcHd1BLN)

 

Il circolo del PD Berlino e Brandeburgo insieme ad altri circoli del Partito Democratico all’estero dimostrano vicinanza e affetto a tutto il personale sanitario che in questi giorni si sta impegnando nell’emergenza coronavirus nelle regioni colpite, alle persone che si sono infettate, agli abitanti dei comuni sottoposti ad isolamento, ai numerosi volontari e soprattutto ai famigliari e amici di persone che sono decedute o che si trovano in condizioni critiche a causa dell’infezione. E’ recente la notizia che anche il nostro segretario Nicola Zingaretti è risultato positivo al Covid-19. Ribadiamo pertanto il nostro sostegno al segretario, ai suoi collaboratori e a tutti i dipendenti del Partito Democratico.  

In meno di tre mesi siamo passati dai pochi casi di polmonite di eziologia sconosciuta nella provincia cinese di Wuhan ad uno scenario internazionale che si prospetta di natura pandemica in una popolazione non immune. Le misure che sono state messe in atto sono uniche nella storia delle democrazie occidentali. Gli abitanti di molti comuni sono stati privati della loro libertà personale per salvaguardare la salute collettiva. La Lombardia e a seguire le altre regioni si sono dovute attrezzare velocemente nella gestione di outbreaks focolai  che sono nuovi alla nostra realtà. Altri provvedimenti volti alla salvaguardia della salute collettiva potrebbero rendersi necessari.

Le misure adottate in Italia sono atte a rallentare la velocità del contagio e a salvaguardare le fasce più a rischio. Non potranno fermare lo sviluppo di focolai in altre regioni italiane e in altri stati dell’Unione Europea, ma potrebbero aiutare a diluire i casi nel tempo. Un alto numero di contagi in un breve intervallo di tempo non permette al sistema sanitario nazionale di fare fronte al bisogno individuale legato al coronavirus ma anche ad altre patologie gravi, aumenta il rischio di contagio all’interno del personale sanitario, e conduce ad un modello di cura in cui chi ha più possibilità di sopravvivere accede a trattamenti piú avanzati.

Come partito politico ci troviamo di fronte ad un’Europa che nei prossimi mesi potrebbe trovarsi divisa. Gli spostamenti tra gli stati potrebbero essere limitati, numerosi voli sono già stati cancellati da e per l’Italia. Inoltre la richiesta di aiuto di alcuni stati membri in difficoltà per mancanza di presidi medici come mascherine, guanti, soluzioni disinfettanti e anche di personale sanitario potrebbe non essere accolta dagli altri stati. In caso di produzione di un vaccino o farmaci efficaci, gli stati produttori potrebbero non condividere questi medicinali. Ci auguriamo che lo spirito di solidarietà che anima l’Unione Europea si traduca in azioni concrete. Solo uniti, infatti, potremo superare lo stato di crisi sanitaria in cui ci siamo improvvisamente trovati e contrastare gli episodi di razzismo e intolleranza che, sfruttando la paura della gente, vengono disseminati.

I circoli del PD all’estero consigliano a tutti i nostri connazionali residenti in Europa di etá superiore ai 65 anni e/o affetti da altre patologie concomitanti di ridurre i loro contatti sociali e organizzare un servizio di spesa porta a porta per prevenire il contagio. Se per la popolazione piú giovane la mortalità è molto bassa, nelle fasce più anziane questa percentuale sale di 4 volte. I dati del focolaio italiano danno un 30% di ricoveri tra le persone positive al coronavirus con un 7% di soggetti in terapia intensiva. 

Seguire le direttive nazionali italiane e quelle nei paesi di residenza degli italiani all’estero in questa fase emergenziale è fondamentale per la propria salute ma anche per la salute di coloro che ci sono intorno perché ognuno di noi può diventare, inconsapevolmente, veicolo di infezione per i più vulnerabili come, ad esempio, immunocompromessi ed anziani. Invitiamo ad avere fiducia anche nella comunità scientifica che lavora senza sosta per garantire a tutti noi una corretta informazione e una gestione dell’emergenza efficace. Siamo a disposizione per cercare di rispondere alle vostre domande e affrontare le vostre esigenze.




Comunicato sull’uscita di Matteo Salvini sul diritto alla salute delle donne immigrate in Italia

Apprendiamo con stupore e sdegno dell’ennesima uscita di Matteo Salvini alla caccia di un nemico. Questa volta si tratta delle donne immigrate in Italia, che accedono – là dove garantito, chiaramente – all’interruzione di gravidanza in caso di gravidanze indesiderate o non pianificate. Al di là della semplificazione di tematiche complesse di cui puntualmente Salvini sembra conoscerne solo uno o due aspetti, quelli che fanno notizia, ribadiamo che il diritto alla salute è previsto per chiunque si trovi sul territorio della Repubblica Italiana, inclusi i visitatori. Va da sé che chi risiede in pianta stabile nel paese ha diritto all’assistenza sanitaria, ad incominciare dalle fasce più deboli e meno seguite dalla popolazione. A causa di barriere linguistiche rimane difficile per i cittadini stranieri che risiedono in Italia accedere al servizio sanitario, e questo diritto dovrebbe essere garantito anche per tutelare la salute della popolazione, pensiamo per esempio al concetto dell’immunità di gregge. Non è permesso escludere per cittadinanza o peggio per ceto sociale, lo stesso giuramento di Ippocrate e convenzioni internazionali obbligano al soccorso e all’assistenza di qualsiasi persona, indipendentemente dal suo status. Ci riallacciamo a questo concetto del rispetto della vita umana, concetto laico e non solo religioso, e sottolineiamo il nostro rifiuto a farne tema da chiacchiera da bar. Chi non sa, taccia, e Salvini stesso rifletta sulle uscite quotidiane che causano agitazione e promuovono un clima da caccia alle streghe e creano le basi per una società razzista.

Alberto Vettese
Vicesegretario PD Berlino e Brandeburgo
AG Diritti e Libertà civili




Analisi della struttura PD Berlino-Brandeburgo 2019

1. Iscrizioni, cancellazioni e trasferimenti

Il 2019 è stato un anno caratterizzato da una nuova scissione politica interna al Partito Democratico. Matteo Renzi ha deciso, all’indomani della creazione del governo giallo-rosso, di fondare un nuovo movimento dal nome “Italia Viva”. Il nostro circolo è stato interessato in maniera molto contenuta perdendo, ufficialmente, 2 membri: Laura Garavini, Senatrice eletta col PD per la Circoscrizione Europa, ora passata ad Italia Viva, e un iscritto. Al 19.12.2019 la situazione delle iscritte e degli iscritti al PD Berlino e Brandeburgo, al netto delle due uscite, presenta i seguenti dati: 12 donne e 32 uomini per un totale di 44 iscritti (di cui uno online). Il numero dei simpatizzanti registrati al nostro albo è pari a 17, di cui 3 donne e 14 uomini. In totale, quindi, il nostro circolo conta 44 iscritte/i e 17 simpatizzanti, complessivamente 61 persone direttamente riconducibili al nostro circolo. Si tratta, tenendo insieme i dati di iscritte/i e simpatizzanti, del numero più alto mai registrato dal 2013 data in cui si è istituito il nuovo gruppo dirigente, prima in una fase transitoria, poi in fase ufficiale nel 2014.

Grafico 1. Andamento iscritte/i e simpatizzanti del PD Berlino-Brandeburgo, 2013-2019

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Fonte: dati anagrafi, 2013-2019

[Nota: dal 2014 al 2019 dati della Presidenza Rumignani tenuti con anagrafe verificata dalla Commissione di Garanzia e dal Circolo. Per il 2013 sono dati indicativi relativi al periodo in cui ero Presidente di Circolo. All’epoca il circolo non aveva un’anagrafe ufficiale.]

Riguardando i dati del passato si osserva che la scissione che diede vita al gruppo “Liberi e Uguali” (LeU) produsse una maggiore perdita di iscritte/i, rispetto a quella attuale. Effetti, comunque, che potranno essere meglio valutati, probabilmente, con le iscrizioni del 2020. Di particolare rilevanza per il nostro circolo sono le cancellazioni dovute a “trasferimenti” o in Italia o in altre zone d’Europa. Berlino, cosa che è stata osservata più volte, è caratterizzata da una relativamente forte volatilità delle presenze. Spesso, infatti, iscritte/i restano per periodi di tempo brevi. Per cui, a fronte di un tot. di cancellazioni si assiste anche, di anno in anno, a consistenti “nuove iscrizioni”. Questa fluttuazione di entrate ed uscite è ogni anno positivamente coperta dalle nuove iscrizioni. Interessante anche il fenomeno delle cancellazioni da iscritte/i che poi confluiscono nell’albo dei simpatizzanti. Tra il 2017 e il 2019 si è assistito al maggior numero di passaggi tra le due categorie.

2. IDENTIKIT DI ISCRITTE/I 2019 AL CIRCOLO PD BERLINO E BRANDEBURGO

 

Conoscersi è una cosa positiva. Per questo, di anno in anno, presentiamo qualche informazioni sui dati socio-anagrafici di iscritte/i.

2.1. Profilo anagrafico

L’analisi del profilo anagrafico di iscritte ed iscritti al Circolo PD Berlino e Brandeburgo ci dice che l’età media tra gli uomini è di 48 anni. Il più giovane ha 21 anni il più anziano 78. Per le donne l’età media è di 44 anni. La più giovane ha 24 anni., la più anziana 74.

2.2. Profilo educativo

Dal punto di vista dei livelli d’istruzione si osserva che tra i maschi 18 sono in possesso di almeno una laurea triennale (o più). Tra le donne sono invece in 8. In totale, quindi, su 44 iscritte/i ben 28 sono in possesso di un titolo universitario. 9 sono in possesso di un diploma di scuola superiore.

2.3. Profilo professionale

Il profilo professionali ci restituisce un quadro molto articolato: studenti (6), autonomi – liberi professionisti, gastronomi, traduttori,commercianti – (10), dipendenti pubblici – insegnanti, assistenti di ricerca, ricercatori – (7), pensionati (8), dipendenti privati – camerieri, operatori call-center, quadri/dirigenti (4) – persone in cerca di lavoro (3). Altre figure non sono specificate nei moduli che son stati consegnati.

3. Doppia militanza: PD-SPD

Un ulteriore dato da presentare riguarda la doppia-militanza di iscritte/i del PD Berlino e Brandeburgo nella SPD. Il lavoro coordinato con il partito socialdemocratico di Berlino è stato, fin dall’inizio, uno dei punti centrali dell’attività politica del circolo. Quest’anno risultato iscritte/i alla SPD, oltre che al PD, in 14. Diversi con ruoli all’interno delle varie strutture SPD nei Bezirk e a livello di Land. Un segnale molto positivo di progressiva integrazione politica da parte del nostro gruppo.

4. Conclusioni

Dare uno sguardo al nostro interno è sempre interessante, oltre che utile. Siamo un gruppo plurale e ricco: non siamo un gruppo monolitico, ma dinamico. Si incontrano esperienze umane e professionali di vario tipo, gruppi d’età anche distanti tra di loro, nell’obiettivo – altro punto fermo dell’azione politica di questa segreteria, dal 2014 in avanti – di creare un vero dialogo intergenerazionale e un sistema basato sulla reciprocità. Abbiamo attraversato due scissioni, non pochi scossoni interni, ma il gruppo resta solido e anzi, grazie anche al ruolo dei simpatizzanti, in forte aumento. L’esistenza di uno spazio “simpatizzanti” ha spesso accompagnato, poi, la scelta verso una iscrizione vera e propria. Scopo del lavoro politico del prossimo anno sarà di consolidare la nostra realtà di comunità e di espanderci ulteriormente. Rispetto agli obiettivi fissati nel 2018 per il 2019, possiamo ritenerci soddisfatti.

Berlino, 19.12.2019

Federico Quadrelli

Segretario PD Berlino e Brandeburgo

 

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