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Sergio Staino a Berlino

Lunedì 16 novembre ho avuto il piacere e l’onore di accogliere a Berlino Sergio Staino ospite presso  l’Istituto Italiano di Cultura (IIC) per la presentazione di un volume del 1981 dal titolo “Berlino amore mio”. Presso la sede dell’IIC rimarrà aperta l’esposizione “Berlino amore mio, disegnare una città” fino al 18.12.2015.

L’incontro con Sergio Staino, e sua moglie Bruna, è stato davvero emozionante e inaspettato. Abbiamo passeggiato per le strade della capitale tedesca parlando di storia, politica e futuro. Cosa avrei potuto desiderare di più se non un simile incontro!

Abbiamo visitato insieme Potsdamer Platz e discusso delle architetture di questi immensi centri moderni, nel bel mezzo di una piazza che poco meno di trent’anni fa era uno spazio vuoto, spaccato da un muro con filo spinato. Abbiamo poi percorso a piedi la strada che conduce al Bundestag e alla Porta di Brandeburgo.

Mi chiede cosa fa un Circolo PD a Berlino e gli racconto del nostro impegno giornaliero al fianco dell’SPD e della comunità italiana e della nostra volontà di contribuire al miglioramento del nostro Partito. Come? Offrendo il nostro impegno, le nostre idee e le nostre esperienze all’estero. Discutiamo della famosa lettera mandata proprio a L’Unità sul ruolo della sinistra oggi, del fecondo dibattito che ne è nato, e gli racconto della mia idea di unità e di sinistra, come per altro avevo fatto già su quelle stesse pagine. Ascolto le sue parole con entusiasmo: quasi non sembra vero essere davanti a Sergio Staino, ascoltare i suoi insegnamenti.

Davanti a me c’è una persona umile, forte che condivide la sua esperienza senza imporla. Siamo due generazioni che si incontrano e si confrontano e conosciamo bene l’importanza del passato, ma anche l’urgenza di guardare al futuro.

Chi come me ha iniziato da poco un’attività politica vera e propria si arricchisce dell’esperienza che persone come Sergio Staino possono offrire. Ci mettiamo a disposizione con forza e convinzione per un lavoro consapevole all’interno del nostro partito per costruire un’alternativa PER questo PD. Portando avanti un’idea di sinistra. Valori e obiettivi che mai come oggi sono urgenti e fondamentali davanti al riemergere di forze di destra, xenofobe e nazionaliste. Mai come oggi l’Europa vive un momento di forte crisi e sono convinto che siano le forze socialdemocratiche, di cui oggi anche il PD fa parte, a doversi far carico di questa sfida.

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo

Photo Credit: Dario Jacopo Laganà.

Photo Credit: Dario Jacopo Laganà.




Parigi – 13 Novembre

Nel talk show di Jauch (domenica 15.11.2015) ci viene presentata una giovane coppia di tedeschi sopravissuta alla strage nella sala del concerto. Alla domanda: Vi siete barricati in questa stanza, ma come sapevate che non c’era più nessuno che voleva o poteva entrare per sfuggire ai massacratori? segue un momento di esitazione e imbarazzo – poi la giovane donna: abbiamo chiuso la porta, qualcuno ha aperto un’ultima volta, abbiamo fatto entrare ancora un paio di persone, infine abbiamo chiuso, ormai dovevamo decidere…

Dopo tre interminabili ore è arrivata la polizia a liberare la trentina di persone barricate in quella stanza. L’episodio è una metafora: l’Europa minacciata, poi realmente attaccata – l’Europa comincia a barricarsi, chiude le porte, dà un’occhiata, si prende dentro qualche profugo ancora e poi chiude definitivamente ogni via d’accesso e si dispone ad aspettare che fuori il mondo si acquieti. Ma quale meravigliosa e ideale polizia verrà a liberarci? Forse il 7° Cavalleggeri come nei film western vecchia maniera? Inutile illudersi che le porte tengano. Paradossalmente è più facile tener fuori i veri terroristi. Invece le masse disperate che fuggono dal terrorismo – ma anche dalla fame e dal sottosviluppo – quelle le nostre porte sprangate non potranno fermarle. La “società aperta” – tanto spesso citata e incensata in questi giorni – non ammette chiusure, non più di tanto.
Che fare?

Confessiamocelo anche noi, noi che abbiamo esultato quando Angela Merkel ha spalancato le porte, e poi l’abbiamo criticata quando ha fatto, parzialmente, marcia indietro, e poi l’abbiamo difesa dai Seehofer e dai De Maizière che tentavano di pugnalarla alle spalle – noi sappiamo che l’Europa non potrà accogliere e sfamare e istruire e assistere tutti i dannati della terra. Ma sappiamo anche che i dannati della terra non si lasceranno fermare dalle nostre buone parole o dai nostri poliziotti armati fino ai denti.

Com’è possibile che il burro europeo costi in Marocco meno del prodotto locale?, si chiedeva un mese fa Heribert Prantl sulla Süddeutsche Zeitung (17.10.2015). Come è possibile predicare il libero mercato e intanto sovvenzionare la nostra agricoltura e distruggere così il mercato dei prodotti locali nel Terzo Mondo? “Fintantoché il burro europeo è più economico del burro locale non potremo meravigliarci per l’esodo dai paesi africani”, conclude lo stesso giornalista.

Com’è possibile vendere armi micidiali all’Arabia Saudita sapendo che gli emiri di quel paese sono gli ispiratori occulti dello Stato Islamico? Forse perché, come ipotizza in un talk show televisivo (16.11.2015) Gesine Schwan (SPD), la violazione dei contratti già firmati ci costerebbe troppo caro? Che prezzo pagheremo quando quelle armi arriveranno all’IS?

Le destre isteriche gridano all’invasione musulmana e all’esportazione del terrorismo, opera dei paesi musulmani. Ma in quei paesi scopriamo – come ci suggerisce il giornalista Georg Mascolo – lo stesso speculare rimprovero: siete voi con i vostri giovani marginalizzati e fanatizzati che esportate il terrorismo! I vari John macellatori, e i francesi e gli inglesi islamisti che vanno a combattere in Siria (dalla sola Europa alcune migliaia) sono in parte un prodotto della precedente immigrazione. Ma talvolta anche figli del nostro sangue… cristiano – ancorché convertiti all’islam fanatico.

I fuggiaschi che abbandonano lo Zaire per cercare asilo in Svizzera – raccontava in un vecchio documentario un assistente sociale – non fanno altro che seguire i soldi di Mobuto. Perché se Mobuto trasferisce nelle banche svizzere i capitali accumulati depredando il suo popolo, a questa gente non resta che seguire lo stesso tragitto e inseguire i soldi, i loro soldi.

Che fare?
Si parla tanto di unità e di solidarietà in questi giorni pensando ai popoli europei, dimenticando che la solidarietà è indivisibile. Certo solidarietà con le vittime di Parigi. E degli scampati alle stragi e ai macelli della Siria e dell’Iraq che ne faremo?
Molti che prima votavano per la Linke – in Sachsen, Thüringen, Brandenburg – hanno votato nelle recenti elezioni regionali un partito nazionalista, razzista e islamofobo come l’AfD. Impossibile? Non sono forse passati in Italia alcuni bastioni che furono del Pci alla Lega? Un partito che ha fatto eleggere in un quartiere di Padova un consigliere comunale capace di scrivere su Facebook, in riferimento al ministro di pelle nera Cecile Kyenge, la seguente frase: “Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato?” (la Repubblica, 14.6.2013).

Il mondo è complicato. La linea che separa i nostri valori, quei valori ai quali più che mai in questi momenti ci appelliamo, non è la linea di confine fra due religioni diverse, né la linea che separa territorii diversi, l’Occidente e l’Oriente, o etnie diverse o popoli diversi. La barbarie più recente e immane dell’ultimo secolo è nata nel cuore della civiltà europea ottant’anni fa. La storia non si ripete mai, la barbarie si ripresenta spesso. Per quanto tempo ancora l’Europa si cullerà nell’illusione di essere fortezza di civiltà assediata da invasori esterni?

La metafora della stanza barricata a pensarci bene non funziona. O funziona solo a patto di sapere che al di fuori di quella stanza non ci sono solo i nemici, ma infuria una lotta cruenta: i nostri alleati naturali se ancora non sono stati assassinati stanno cercando in ogni modo di difendersi.

La metafora funziona a patto di ricordare che l’incivilità, l’intolleranza e l’odio serpeggiano anche all’interno della fortezza Europa assediata. Vorrei concludere ricordando le parole precise e inesorabili con le quali Gad Lerner anni fa descriveva l’intolleranza tutta nostra – europea – nei confronti di una minoranza di… brutti sporchi e cattivi (tanto per citare un vecchio film di Scola): gli zingari.

Una cosa però dobbiamo dircela chiara, anche se scomoda. Non possiamo più permetterci di considerare i rom e gli abitanti delle bidonvilles come materiale umano di scarto. Cancellarli non si può, a meno di concepirne lo sterminio. Una follia? Niente affatto: è l’unico esito coerente, dilazionato nel tempo, del malumore che cova e dello scricchiolio sinistro del nostro codice morale.
(la Repubblica, 13.8.2007)

Massimo Serenari




Comunicato del Segretario

Care iscritte e cari iscritti,
care e cari sostenitori della lista Partecipazione e Democrazia,
care compagne e cari compagni,

il 14 novembre 2015 si è tenuto il ballottaggio per l’elezione del Segretario PD Germania. Non ho trascritto il mio intervento in Assemblea quindi procederò con una ricostruzione della giornata e delle cose che ho detto e che vorrei ora riprendere in modo più strutturato.

Sono il Segretario di Circolo più giovane all’estero. E sono (stato) anche il candidato alla Segreteria PD Germania più giovane. Mi è stato detto che questo era un limite, ero troppo giovane per candidarmi, ero troppo giovane per “provarci”. Malgrado questo ho ottenuto, assieme alla lista che mi ha appoggiato, il 32% delle preferenze andando al ballottaggio con il mio concorrente, con alle spalle venti o trenta anni di esperienza politica e di partito. In molti credevano non sarebbe potuto accadere e invece è accaduto.

L’età non significa niente. L’esperienza che si colleziona nel tempo dipende dall’impegno che mettiamo nelle cose in cui crediamo. Per questo motivo, questo ballottaggio ha avuto una valenza simbolica importante: iscritte e iscritti hanno dimostrato di desiderare qualche cosa di diverso e hanno fatto una scelta diversa. Mi ero augurato che tutte e tutti potessero scegliere liberamente e in coscienza chi sostenere. Al di là degli interessi di parte, delle logiche dell’amicizia, della conoscenza e della dipendenza da questo o quello.

Lo ho detto e lo ripeto, volevo e voglio cambiare un sistema di potere che reputo negativo. Voglio sperare in un vero cambiamento positivo di questo PD Germania, del PD Nazionale, ma più in generale della Politica. Troppo spesso si assiste a un mercimonio, a uno scambio basato sulla concessione di cariche e poltrone, che niente ha a che fare con il confronto basato sui temi, sulle proposte e sulle idee. Spesso la comodità di una poltrona basta a far cambiare idea a tante persone. E troppo spesso ho assistito a cambiamenti di opinione così repentini da farmi chiedere se la coerenza è solo per me un valore. Per me è un valore fondamentale.

Sono toscano e ho quel difetto tipico dei toscani: non mi mordo la lingua. Dico sempre quel che penso e credo che questo sia lesivo per chi cerca una posizione facile, ma assolutamente positivo per chi vuol combattere per cambiare le cose. Proprio per questo era fondamentale promuovere un metodo nuovo di confronto e di decisione: non mi interessavano e non mi interessano posizioni di potere. Mi interessava e mi interessa fare cose concrete. Ma farle con un metodo diverso. L’impegno che abbiamo messo, noi tutti, nelle discussioni, nei dibattiti e nella redazione stessa del programma, sono la dimostrazione che è possibile fare diversamente. Costa fatica, ma si può.

Sogno il superamento del familismo amorale nella politica di tutti i giorni. Vivo il mio ruolo di Segretario di un circolo non come un privilegio, ma come servizio. Si è persa nel tempo, e sempre più si perde, una regola base della rappresentanza: non è il mio circolo a rappresentare me, ma io a rappresentare loro. E questo vale anche per le elette e gli eletti: non siamo un comitato elettorale. Io non voglio esserlo. Siamo un partito e un partito è fatto di iscritte e iscritti, di congressi e regole, di partecipazione e di passione. C’è bisogno di cambiare prospettiva e di impegnarsi seriamente non per il gusto di avere un titolo, ma per la volontà di fare e fare bene.

In che modo si può fare questo? In tanti modi, ognuno porta la propria proposta, il proprio modo di fare, la propria arte. Credo che non si possa fare una guerra tra generazioni: l’esperienza si condivide e non si impone. Serve anche più democrazia, ma di quella sana, che non ha niente a che vedere con accordi basati semplicemente sul do ut des. Serve soprattutto rispetto, rispetto delle varie posizioni e idee: l’unità non significa omologazione, non è assoggettamento al volere di questo o di quello.
L’unità, per me, è un valore quando la pluralità di idee è considerata una ricchezza e non un fardello. Lo dico come membro di una minoranza, eletto in Assemblea Nazionale con la mozione Civati: non ho condiviso la sua scelta di lasciare il PD e sono rimasto, insieme a tanti altri, perché vogliamo portare avanti le nostre idee e convinzioni, dentro al PD. Vogliamo costruire un’alternativa PER il PD e lo si può fare solo restituendo alle iscritte e agli iscritti la centralità che spetta loro: non ai Segretari, non ai deputati o ai senatori, ma alle iscritte e agli iscritti. Sono loro le unità fondamentali di questo partito e purtroppo sembra che per alcuni questo non sia vero, anzi, è quasi un problema.

Credo in un Partito che sia partecipato, aperto alla discussione onesta, franca e impegnata, anche con partecipanti attivi, non solo tesserati. Che veda la tessera non come un elemento negativo, ma positivo. Io di tessere ne ho due e ne sono ben felice.

Potrei scrivere ancora a lungo, ma mi ripeterei. Voglio concludere con una frase che mi ha colpito e mi piace molto: “il futuro ha radice antiche”. Con le esperienze del passato, si guarda avanti per costruire un futuro diverso e si spera migliore. La collaborazione non può mancare, a patto che si faccia. E non ci si limiti a chiacchierare. Non bastano le dichiarazioni di intenti, né momenti di marketing politico: ci vogliono i fatti, basati sulle idee e sulle discussioni concrete.

Abbiamo portato avanti un confronto onesto e basato sui temi, non sulle contrapposizioni personali né sulla mera distribuzione di posizioni. L’esito del ballottaggio ci colloca all’opposizione. La lista di minoranza, infatti, ha fatto una sua scelta, che ha motivato come avete letto. A ciascuno di noi la libertà di analizzarne il contenuto alla luce dei mesi di campagna elettorale e di confronto anche recente.

Come delegate e delegati eletti abbiamo la responsabilità di tenere a mente, sempre, i principi che abbiamo proposto e con i quali abbiamo ottenuto la fiducia di tante iscritte e tanti iscritti. Per queste ragioni saremo vigili e severi, ma sempre aperti al confronto.

Al nuovo gruppo dirigente i migliori auguri di buon lavoro.

Un caro saluto

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




La nostra rivista

Il Circolo PD Berlino&Brandeburgo ha dato inizio a un piccolo ma ambizioso progetto: la rivista di informazione e discussione del gruppo. Sarà un bimestrale.

Metteremo i volumi che pubblicheremo, di volta in volta, a disposizione di tutti sul nostro nuovo sito per ora in costruzione.

Condividere è importante e con questo progetto speriamo di contribuire ad ampliare la discussione interna ed esterna al nostro partito. In Europa come in Italia.




Incontro con il Finanzsenator Matthias Kollatz-Ahnen

Partecipare alla vita della città significa anche confrontarsi con i problemi locali. Berlino è una capitale europea con oltre 3,5 milioni di persone e ben 500.000 stranieri. Una città complessa per la sua storia e per le tensioni sociali che l’attraversano.

All’incontro organizzato da alcuni ragazzi dell’SPD ho incontrato il Finanzsenator  Dr. Matthias Kollatz-Ahnen e discusso di alcune questioni urgenti della città: il problema degli affitti, il tema dei rifugiati, il forte debito del Land Berlin (circa 60 miliardi di euro), gli appartamenti per studenti e incapienti, la riqualificazione di intere aree urbane.

Anche in questa occasione il PD Berlino era presente per costruire nuove relazioni e dare un contributo, almeno di idee, allo sviluppo della nostra città.

Federico Quadrelli
Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Zum Tag der Deutschen Einheit

Heute ist für unsere deutschen Freunde ein besonderer Tag. Nach dem Mauerfall am 9. November 1989 wurden 1990 Ost-Deutschland und West-Deutschland vereint.

Als Italiener und Italienerinnen in Berlin möchten wir zusammen mit unseren Freunden diesen Tag zelebrieren, den Tag der Einheit.

Alles was wir heute haben, ist das Ergebnis der Opfer unserer Vorfahren. Demokratie ist keine ewige Gabe, wir müssen jeden Tag unser Engagement erneuern und mit Kraft kämpfen gegen den Hass, die Ignoranz und den Willen zur Vernichtung.

Wir wünschen uns allen eine friedliche und reflektierte Zukunft.

Zusammen können wir das Europa der Menschen und der Solidarität bauen.

Federico Quadrelli

Solidarische Grüße

Vorsitzender des PD Berlin




IMPORTANTE: VOTAZIONI CONGRESSO PD GERMANIA 2015

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

vi comunico che in data 12 ottobre 2015, presso la sede dell’SPD  di Berlino, in Müllerstr.163 (S+U Wedding) si terranno le votazioni per il rinnovo della Segreteria e dell’Assemblea PD Germania.

Il programma dell’incontro è il seguente:

  • Alle ore 17.30 inizio dei lavori e insediamento della Presidenza come da art.7. comma 3 del Regolamento.
  • Alle ore 17.45 presentazione delle linee politico-programmatiche e delle candidature per il PD Germania.
  • Alle ore 18.30 chiusura del dibattito.
  • Dalle ore 18.30 alle ore 18.45 breve pausa.
  • Alle ore 18.45 inizio delle procedure di voto.
  • Alle ore 22.00 fine delle procedure di voto.

A conclusione delle procedure di voto la Presidenza procederà con lo scrutinio delle schede come da art.7 commi 9 e 10 del Regolamento.

Vi aspettiamo!

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo

Piero Rumignani

Presidente Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 




Solidarietà a Cécile Kyenge

A nome del Circolo di Berlino voglio esprimere la mia totale solidarietà all’On. Cécile Kyenge Kashetu per quanto accaduto oggi al Senato.

Pubblico volentieri la sua lettera di oggi a L’Unità dove spiega le ragioni della sua amarezza. E dico: della nostra amarezza!

Il Partito Democratico doveva fare una scelta diversa. Bisognava dare un segnale chiaro a chi pensa di poter usare le istituzioni a suo piacimento. A chi crede di poter insultare senza freni in virtù del suo ruolo. A chi si vanta di oscene affermazioni razziste. Non lo dovevamo permettere.

A Cécile va la nostra solidarietà piena. A lei dico: andiamo avanti insieme, noi siamo con te. Noi crediamo nel tuo impegno e vogliamo poterti sostenere nel modo migliore, che per noi significa non tacere mai davanti ad ingiustizie, razzismo e odio.

Ti aspettiamo anche a Berlino, ti daremo l’abbraccio più caldo di cui siamo capaci. E per ora, avanti con il tuo importantissimo lavoro al Parlamento Europeo.

Federico Quadrelli
Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Unioni civili
Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Con questo post, il blog del circolo PD di Berlino e del Brandeburgo inaugura una serie di interventi di «fact checking» volti a chiarire alcuni aspetti del sistema Germania citati molto spesso nel dibattito italiano… previo arrotondamento per eccesso. Cominciamo dalle eingetragene Lebenspartnerschaften, le unioni civili indicate da più parti come un modello da seguire. Lo sono davvero? Lasciamo che siano i fatti a parlare.

modellotedesco

1. Il 21 luglio 2015 la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché tre coppie omosessuali si sono viste rifiutare le pubblicazioni di matrimonio dai rispettivi Comuni di residenza. La condanna era in realtà indirizzata al vuoto normativo italiano in materia di unioni tra persone dello stesso sesso. Non a caso, nell’ultima edizione della mappa pubblicata ogni anno dall’ILGA (International Lesbian, Gay, Bisex, Trans and Intersex Association), l’Italia strappa un magro 22%, più in linea con l’Est europeo che col cuore storico e culturale dell’eurozona.

2. La medesima infografica assegna alla Germania una percentuale superiore ma non eccellente: il 56%. Persino Paesi dell’Europa meridionale e orientale come Spagna (69%), Malta (77%) e Croazia (71%) fanno meglio del colosso tedesco. Come mai?

3. Il motivo è semplice: in Germania due persone dello stesso sesso si possono unire civilmente, ma non sposarsi. All’indomani del referendum irlandese del 22 maggio 2015, su 28 Paesi UE sono 19 quelli che disciplinano le unioni gay, e ben 14 a prevedere il matrimonio egualitario. Se l’Italia, con zero leggi, è fanalino di coda (insieme a Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Lituania, Lettonia, Grecia e Cipro), la Germania rientra in quella graffa di cinque Paesi ancorati all’istituto dell’unione civile.

4. Il Lebenspartnerschaftsgesetz (LPartG), cioè a dire la legge che regola le unioni civili tedesche, è entrata in vigore nell’agosto del 2001, durante il primo governo rosso-verde capeggiato da Gerhard Schröder. All’epoca si trattò di un provvedimento all’avanguardia, per quanto già superato dalla legge olandese sui matrimoni promulgata nell’aprile dello stesso anno.

5. In Germania possono unirsi con rito civile due persone maggiorenni dello stesso sesso, non strettamente imparentate, single – o divorziate. La cerimonia avviene presso uno Standesamt (l’ufficio comunale dove ci si sposa) o, in Baviera, anche nell’ufficio di un notaio, alla presenza di due testimoni.

6. Rispetto a una coppia sposata, due Lebenspartner (‘compagni di vita’) hanno gli stessi doveri e gran parte degli stessi diritti. Se parliamo di codice civile, di trattamento fiscale, di reversibilità pensionistica, di eredità, welfare, naturalizzazione del partner non tedesco, di graduatorie, permessi lavorativi o di reciproca assistenza in ambito sanitario, la parità è completa. Vi sono tuttavia alcune mancanze, per l’esattezza 150 (sparse su 54 diversi regolamenti), la più vistosa delle quali riguarda le adozioni. Una coppia unitasi civilmente in Germania non può adottare se non ricorrendo alla cosiddetta stepchild adoption: un partner può adottare i figli dell’altro, in ottemperanza alla possibilità di adozione da parte di una singola persona.

7. Il ddl Cirinnà, sul quale il governo italiano sta puntando e che è nel pieno di un lungo iter parlamentare, si rifà indubbiamente al Lebenspartnerschaftsgesetz, arrivando a prevedere anche la stepchild adoption. Il testo presentato nel 2013 mantiene quindi la promessa di seguire le orme delle unioni civili «alla tedesca».

8. Il percorso parlamentare, che inizierà al Senato, si annuncia irto di insidie. Al migliaio di emendamenti proposti dall’NCD se ne affianca un numero più modesto di matrice dem (ala cattolica), che si lascia riassumere nella seguente definizione inserita nel testo quest’estate, «l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale istituto giuridico originario», successivamente riformulata cercando un aggancio nell’articolo 2 della Costituzione (ove si parla di «formazioni sociali») e aggiungendo un aggettivo quantomeno ghettizzante: «specifiche». In sintesi, è chiarissima la volontà di tracciare una linea netta di separazione tra il classico matrimonio e le unioni civili. Anche in Germania è così: due persone eterosessuali, per esempio, non possono unirsi civilmente facendo leva sul LPartG. Invece di adattare un istituto preesistente modificando due parole (come si è fatto in Spagna), si è scelta la strada più tortuosa e «separatista» della legge ad hoc.

9. Ecco quindi spiegata la lieve insufficienza (il 56% della mappa ILGA) che penalizza la Germania nel 2015 per quanto riguarda i diritti LGBT. Il «modello tedesco», ormai entrato nel linguaggio giornalistico e politico del Bel Paese, non è più tale in Germania. Si tratta, semmai, di un istituto che ha fatto il suo tempo e merita di essere superato approdando al matrimonio egualitario.

10. Ne sia da esempio il recente dibattito al Bundestag ispirato alla campagna Ehe für alle (‘matrimonio per tutti’) lanciata dalla piattaforma Campact e sostenuta dal LSVD (Lesben- und Schwulenverband in Deutschland), che in pochi mesi ha raccolto quasi 100.000 firme e conta sul sostegno, finora virtuale in tempi di grande coalizione, di una maggioranza SPD-Verdi-Linke. A livello di consenso popolare la eingetragene Lebenspartnerschaft è ormai una soluzione antiquata, scelta da appena 35.000 coppie in dodici anni (dati del 2013) rispetto ai 30.000 matrimoni omosessuali contratti in Spagna alla stessa data a partire dal 2005 – e la Germania ha 82 milioni di abitanti rispetto ai 48 spagnoli. Prenderla a modello, col rischio concreto di ulteriori compromessi al ribasso, equivale a volersi accontentare di un risultato scadente pur di dire «abbiamo fatto anche questo». Il topolino che partorisce il paramecio.

Nel 2015, anno in cui la popolazione di un Paese cattolico come l’Irlanda ha detto sì al matrimonio egualitario, il modello tedesco può rappresentare una soglia minima di accettabilità, non un orizzonte utopico. Partendo dal ddl Cirinnà, che al 16 settembre 2015 risulta gonfiato da 10 a 1578 pagine per via del fiume di emendamenti e di sedute in commissione, si andrà incontro al solito polverone sui «matrimoni gay» finendo, se tutto va bene, col promulgare una legge analoga agli ormai preistorici PACS e ai vari Dico, Pcus, Di.Do.Re. fortunatamente rimasti lettera morta. E dire che in Senato sta prendendo la polvere un altro ddl del 2013, Norme contro la discriminazione matrimoniale (prima firma Lo Giudice), che affronta il tema con un cambio di prospettiva: non mutua un istituto estero annacquandolo all’italiana, ma si limita a correggere tre articoletti del codice civile per consentire a qualunque coppia che si ami e che voglia organizzare la propria vita in comune di accedere all’istituto matrimoniale. Il tutto in meno di una pagina. Semplice, no?

 




Riunione di Consiglio del Circolo PD Berlino e Brandeburgo

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

con la presente comunichiamo che il 14.09.2015 alle ore 19.00 si terrà la riunione del Consiglio del PD Berlino e Brandeburgo, come di consueto, presso la sede dell’SPD in Müllerstr.163 S+U Wedding, nella Dorothea-Hirschfled-Raum (DHR).

I temi all’ordine del giorno sono i seguenti:

  • Stato del tesseramento 2015 a cura della Presidenza
  • Benvenuto ai nuovi iscritti e/o simpatizzanti a cura di Presidenza e Segreteria
  • Presentazione della discussione sul tema delle politiche dell’immigrazione a cura della Segreteria (per la discussione si prenda visione del seguente documento >>> clicca qua <<<)
  • Presentazione delle attività per il secondo semestre a cura della Segreteria
  • Relazione Semestrale del Garante
  • Stato della cassa a cura della Tesoreria
  • Varie ed Eventuali

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo

Piero Rumignani

Presidente Circolo PD Berlino e Brandeburgo