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Scuola di formazione politica del PD Berlino sulla comunicazione – Populismo come strategia di comunicazione politica? Quali sfide per la socialdemocrazia europea?

Care compagne e cari compagni,

il 21 e 22 luglio prossimi si svolgerà la scuola di formazione politica del PD Berlino sui temi riguardanti la comunicazione ed il populismo. L’intero evento verrà suddiviso in due parti:

– la prima venerdì 21 dalle 18:00 alle 21:00,
– la seconda sabato 22 dalle 9:00 alle 13:00.

Nella prima parte verrà affrontata una discussione politica sul tema generale dell’evento, mentre la seconda sarà riservata alla scuola politica vera e propria, con lo svolgimento di tre workshop in parallelo e confronto finale dei risultati ottenuti. I temi dei workshop saranno i seguenti:

– Gender e linguaggio (ITA / DEU);
– Le fake news (ITA / DEU);
– Social media e populismo (ENG / DEU).

Fra i referenti finora confermati risultano (lista a crescere):

– Peter Maaß (Presidente Jusos Berlin-Mitte);
– Fabio Venturelli (Responsabile formazione PD Germania);
– Prof.ssa Stefania Cavagnoli (Università Tor Vergata, Roma);
– Paul-Jasper Dittrich (Jacques Delors Institut, Berlino);
– Joanna Bronowicka (Direttrice del Centro per Internet e Diritti Umani, Universität Viadrina);                                                                       – Giorgia Bulli (Università di Firenze).

ATTENZIONE!

La partecipazione all’evento facebook non verrà presa in considerazione. Per potersi registrare alla Scuola Politica è necessario inviare una email fino all’8 luglio all’indirizzo eventi@circolopdberlino.com indicando nome e numero della persone partecipanti ed inviando per ciascuno una copia fronte-retro di un documento in corso di validità. Dietro vostra richiesta l’organizzazione si occuperà di prenotare una stanza a Berlino per le notti del 21 e 22 luglio, i cui costi sono a vostro carico (€ 56,00 / 67,00 a testa per entrambe le notti).

Vi aspettiamo numerose/i!




1 dicembre. Giornata mondiale contro l’AIDS

Il 1 dicembre è la giornata mondiale della lotta all’HIV/AIDS e anche noi vogliamo dare un nostro piccolo contributo. Con questo comunicato ci uniamo alle varie campagne di sensibilizzazione che sono state promosse da organizzazioni umanitarie, associazioni LGBTQI e personalità politiche o pubbliche.

Parlare di prevenzione è secondo noi fondamentale. Occorre superare le ancora troppe barriere morali che impediscono di affrontare la questione della sessualità in modo razionale e aperto. La società è complessa e molte sono le sfaccettature che caratterizzano il vivere delle persone, LGBTQI ed eterosessuali. C’è un velo di omertà e vergogna che è in contraddizione con il vivere contemporaneo.

Riteniamo che l’utilizzo del preservativo sia la strategia più semplice ed efficace per un sesso sano e responsabile. Tuttavia, riteniamo altrettanto importante spingerci oltre e ricordare i grandi passi in avanti nella lotta all’AIDS compiuti dalla ricerca. Anche i farmaci anti-HIV, gli antiretrovirali, svolgono un ruolo fondamentale nel campo della prevenzione. Grazie a essi, una persona sieropositiva stabilmente in terapia non è ad esempio in grado di trasmettere il virus. Inoltre, è ormai assodata la validità della PrEP (profilassi pre-esposizione), vale a dire l’assunzione di due principi attivi che impediscono nuove infezioni.
Non si tratta di prendere una posizione su ciò che sia eticamente giusto o meno, ma di comprendere che c’è una complessità tale per cui è indispensabile allargare gli orizzonti e affrontare la questione nel modo più pragmatico e distaccato possibile.

Vogliamo inoltre ricordare che l’HIV/AIDS è solo una delle tante malattie sessualmente trasmissibili, motivo per cui non può esistere un’unica strategia di prevenzione. Bisogna affrontare il tema della salute sessuale armati di consapevolezza, senso di responsabilità e propensione a testarsi.

Come AG LGBTQI del Circolo PD Berlino e Brandeburgo lanciamo quindi un appello affinché le tematiche della sessualità, della salute e della prevenzione vengano affrontate, anche all’interno del nostro partito, in modo più attuale e aperto. Noi faremo la nostra parte.

AG LGBTQI del Circolo PD Berlino e Brandeburgo




Convegno PD Berlino sulle politiche sociali e figura dell’anziano nelle migrazioni

Un grande successo il nostro primo convegno sulle politiche sociali e la figura dell’anziano nelle migrazioni, organizzato presso la sede SPD di Berlino, con i saluti di apertura di Heidemarie Fischer, Presidentessa del gruppo AG 60+ della SPD berlinese e poi con gli interventi di esperte ed esperti sindacali, italiani (Lara Galli della INCA CGIL e Katia Squillaci di Ital/Uil) e tedeschi (Rolf Wiegand, Ver.Di), professori universitari (Edith Pichler e Klaus Henning dell’Università Potsdam), e il Segretario Generale della FERPA, dott.ssa Carla Cantone.

La giornata è stata intensa e ricca di riflessioni, proposte e suggerimenti che abbiamo consegnato nelle mani della dott.ssa Nadia Montagnino, referente per le politiche sociali presso l’Ambasciata italiana a Berlino e al Segretario Generale della Ferpa, dott.ssa Carla Cantone.

Si tratta, come ho spiegato nei saluti di apertura e a chiusura, non di un punto di arrivo ma di partenza. Attraverso questo convegno abbiamo tracciato un perimetro d’azione. Svilupperemo, grazie a un gruppo di lavoro ad hoc, già costituito, una serie di proposte e analisi con l’obiettivo di migliorare le politiche sociali non solo a livello nazionale, ma in una prospettiva europea. La vera grande sfida di oggi.

La questione, come è emerso dalle discussioni, non è naturalmente limitata alla figura dell’anziano, poiché tutto è connesso. Come ha affermato Carla Cantone, infatti, non ci sono politiche sociali per gli anziani se non si discute anche delle problematiche dei giovani. La collaborazione intergenerazionale è un elemento chiave del lavoro che sigle sindacali, gruppi di interesse e partiti politici dovrebbero, insieme, perseguire.

Sono particolarmente orgoglioso di questo risultato e di questo lavoro che si andrà sviluppando nei prossimi mesi. C’è bisogno di tornare a una politica che guardi alle cose concrete, che si faccia portatrice di un cambiamento reale e positivo, che sia coraggiosa e inclusiva. Noi daremo il nostro contributo, piccolo, ma credo fondamentale per smuovere le cose.

A giorni produrremo un documento in format digitale che mette insieme quanto emerso e ne daremo diffusione.

Di seguito le foto dell’evento.

A tutte e a tutti un caro saluto
Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Marzo: un mese dedicato alle donne

Per il Circolo PD Berlino e Brandeburgo Marzo è stato il mese delle donne. Un mese dedicato, con iniziative e commenti, al ruolo della donna nella vita politica e sociale.

In questo percorso si inseriscono quindi i due eventi organizzati rispettivamente il 17 marzo 2016, Stammtisch “Donne, Politica e Società” e il 31.03.2016, presentazione e discussione del libro “Donne Mobili: Die Frauenmigration von Italien nach Deutschland“, con la prof.ssa Lisa Mazzi, autrice del libro e Presidente del gruppo ReteDonne e.V. di Berlino. Ma anche l’articolo di Laura Anna Ciaccio, Tesoriere del PD Berlino, pubblicato sul nostro giornale online #agoràBerlino, dedicato al Jobsact e all’occupazione femminile.

Per concretizzare questo impegno si è costituito il gruppo di lavoro Donne PD Berlino. Una sorta di AG che avrà il compito di promuovere iniziative culturali, politiche e informative sulle questioni relative, appunto, al ruolo della donna nella società e nella politica.

Il gruppo sarà coordinato da Laura Anna Ciaccio assieme ad iscritte ed iscritti così come alle/ai simpatizzanti e a tutte e tutti coloro che intendono dare un loro contributo su questo tema. Avete capito bene: anche gli uomini sono invitati a partecipare!

Il nostro lavoro continua, sempre più intenso e ricco di sfide. Date anche voi il vostro contributo, partecipate!

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




#ItaliaCoraggio. Il nostro impegno continua.

L’iniziativa voluta dal Partito Democratico per il 5-6 dicembre 2015 ha registrato una forte partecipazione da parte di iscritte e iscritti. Sono stati oltre 2000, infatti, i banchetti organizzati in Italia. Anche all’estero, però, abbiamo cercato di dare un contributo al successo di questa manifestazione.

A Parigi come a Bruxelles, anche a Berlino abbiamo realizzato alcune campagne di volantinaggio in alcune delle piazze più importanti della capitale tedesca, da AlexanderPlatz a PotsdamerPlatz. Abbiamo poi concluso con un banchetto al Volksbühne in Rosa-Luxemburg-Platz, assieme all’On. Laura Garavini, parlamentare eletta nella circoscrizione estero.

Questo per noi è solo l’inizio, continueremo con una campagna informativa anche nelle prossime settimane distribuendo il materiale e cercando di raccogliere le opinioni e le impressioni delle nostre concittadine e dei nostri concittadini.

Ciò che auspico è che questa iniziativa rappresenti l’inizio di un percorso che ri-collochi al centro della vita politica del nostro partito le iscritte e gli iscritti, le/i militanti e le tante e tanti simpatizzanti che si interessano alle nostre iniziative.

Ascoltare le opinioni delle iscritte e degli iscritti, infatti, dovrebbe essere non un atto straordinario che avviene una volta ogni tanto, ma una costante dell’attività politica di noi tutti e soprattutto di elette ed eletti, che sono, ricordiamolo, i nostri rappresentanti. E non il contrario.

Dall’estero credo si possa dare un contributo importante per costruire, tutti insieme, un nuovo percorso di partecipazione, ascolto e coinvolgimento, per il PD e per la Politica in generale.

#italiacoraggio sia dunque l’inizio di un rinnovato impegno, da parte di tutte e tutti noi, affinché le persone si sentano coinvolte e riacquistino l’interesse e la voglia di partecipare, con idee, critiche e sogni alla costruzione di un progetto politico che guardi al bene comune.

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




A cena con Sylvia-Yvonne Kaufmann

Il 27 novembre abbiamo partecipato a una serata dedicata all’Europa e organizzata da Sylvia-Yvonne Kaufmann, la nostra eurodeputata (SPD).

Abbiamo accettato volentieri l’invito e abbiamo discusso insieme a compagne e compagni dell’SPD, del PS e del Labour Party, del futuro dell’Europa: dalla questione dei rifugiati al TTIP, dal ruolo dell’Europa nei conflitti in medio-oriente al percorso di integrazione politico-economica dell’Unione.

Una serata interessante, ricca di spunti e piena di voglia di fare.

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Comunicato del Segretario

Care iscritte e cari iscritti,
care e cari sostenitori della lista Partecipazione e Democrazia,
care compagne e cari compagni,

il 14 novembre 2015 si è tenuto il ballottaggio per l’elezione del Segretario PD Germania. Non ho trascritto il mio intervento in Assemblea quindi procederò con una ricostruzione della giornata e delle cose che ho detto e che vorrei ora riprendere in modo più strutturato.

Sono il Segretario di Circolo più giovane all’estero. E sono (stato) anche il candidato alla Segreteria PD Germania più giovane. Mi è stato detto che questo era un limite, ero troppo giovane per candidarmi, ero troppo giovane per “provarci”. Malgrado questo ho ottenuto, assieme alla lista che mi ha appoggiato, il 32% delle preferenze andando al ballottaggio con il mio concorrente, con alle spalle venti o trenta anni di esperienza politica e di partito. In molti credevano non sarebbe potuto accadere e invece è accaduto.

L’età non significa niente. L’esperienza che si colleziona nel tempo dipende dall’impegno che mettiamo nelle cose in cui crediamo. Per questo motivo, questo ballottaggio ha avuto una valenza simbolica importante: iscritte e iscritti hanno dimostrato di desiderare qualche cosa di diverso e hanno fatto una scelta diversa. Mi ero augurato che tutte e tutti potessero scegliere liberamente e in coscienza chi sostenere. Al di là degli interessi di parte, delle logiche dell’amicizia, della conoscenza e della dipendenza da questo o quello.

Lo ho detto e lo ripeto, volevo e voglio cambiare un sistema di potere che reputo negativo. Voglio sperare in un vero cambiamento positivo di questo PD Germania, del PD Nazionale, ma più in generale della Politica. Troppo spesso si assiste a un mercimonio, a uno scambio basato sulla concessione di cariche e poltrone, che niente ha a che fare con il confronto basato sui temi, sulle proposte e sulle idee. Spesso la comodità di una poltrona basta a far cambiare idea a tante persone. E troppo spesso ho assistito a cambiamenti di opinione così repentini da farmi chiedere se la coerenza è solo per me un valore. Per me è un valore fondamentale.

Sono toscano e ho quel difetto tipico dei toscani: non mi mordo la lingua. Dico sempre quel che penso e credo che questo sia lesivo per chi cerca una posizione facile, ma assolutamente positivo per chi vuol combattere per cambiare le cose. Proprio per questo era fondamentale promuovere un metodo nuovo di confronto e di decisione: non mi interessavano e non mi interessano posizioni di potere. Mi interessava e mi interessa fare cose concrete. Ma farle con un metodo diverso. L’impegno che abbiamo messo, noi tutti, nelle discussioni, nei dibattiti e nella redazione stessa del programma, sono la dimostrazione che è possibile fare diversamente. Costa fatica, ma si può.

Sogno il superamento del familismo amorale nella politica di tutti i giorni. Vivo il mio ruolo di Segretario di un circolo non come un privilegio, ma come servizio. Si è persa nel tempo, e sempre più si perde, una regola base della rappresentanza: non è il mio circolo a rappresentare me, ma io a rappresentare loro. E questo vale anche per le elette e gli eletti: non siamo un comitato elettorale. Io non voglio esserlo. Siamo un partito e un partito è fatto di iscritte e iscritti, di congressi e regole, di partecipazione e di passione. C’è bisogno di cambiare prospettiva e di impegnarsi seriamente non per il gusto di avere un titolo, ma per la volontà di fare e fare bene.

In che modo si può fare questo? In tanti modi, ognuno porta la propria proposta, il proprio modo di fare, la propria arte. Credo che non si possa fare una guerra tra generazioni: l’esperienza si condivide e non si impone. Serve anche più democrazia, ma di quella sana, che non ha niente a che vedere con accordi basati semplicemente sul do ut des. Serve soprattutto rispetto, rispetto delle varie posizioni e idee: l’unità non significa omologazione, non è assoggettamento al volere di questo o di quello.
L’unità, per me, è un valore quando la pluralità di idee è considerata una ricchezza e non un fardello. Lo dico come membro di una minoranza, eletto in Assemblea Nazionale con la mozione Civati: non ho condiviso la sua scelta di lasciare il PD e sono rimasto, insieme a tanti altri, perché vogliamo portare avanti le nostre idee e convinzioni, dentro al PD. Vogliamo costruire un’alternativa PER il PD e lo si può fare solo restituendo alle iscritte e agli iscritti la centralità che spetta loro: non ai Segretari, non ai deputati o ai senatori, ma alle iscritte e agli iscritti. Sono loro le unità fondamentali di questo partito e purtroppo sembra che per alcuni questo non sia vero, anzi, è quasi un problema.

Credo in un Partito che sia partecipato, aperto alla discussione onesta, franca e impegnata, anche con partecipanti attivi, non solo tesserati. Che veda la tessera non come un elemento negativo, ma positivo. Io di tessere ne ho due e ne sono ben felice.

Potrei scrivere ancora a lungo, ma mi ripeterei. Voglio concludere con una frase che mi ha colpito e mi piace molto: “il futuro ha radice antiche”. Con le esperienze del passato, si guarda avanti per costruire un futuro diverso e si spera migliore. La collaborazione non può mancare, a patto che si faccia. E non ci si limiti a chiacchierare. Non bastano le dichiarazioni di intenti, né momenti di marketing politico: ci vogliono i fatti, basati sulle idee e sulle discussioni concrete.

Abbiamo portato avanti un confronto onesto e basato sui temi, non sulle contrapposizioni personali né sulla mera distribuzione di posizioni. L’esito del ballottaggio ci colloca all’opposizione. La lista di minoranza, infatti, ha fatto una sua scelta, che ha motivato come avete letto. A ciascuno di noi la libertà di analizzarne il contenuto alla luce dei mesi di campagna elettorale e di confronto anche recente.

Come delegate e delegati eletti abbiamo la responsabilità di tenere a mente, sempre, i principi che abbiamo proposto e con i quali abbiamo ottenuto la fiducia di tante iscritte e tanti iscritti. Per queste ragioni saremo vigili e severi, ma sempre aperti al confronto.

Al nuovo gruppo dirigente i migliori auguri di buon lavoro.

Un caro saluto

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Il Partito Democratico deve ripensare se stesso

Care iscritte e cari iscritti,

care e cari simpatizzanti,

l’esito delle elezioni regionali ci ha consegnato un’Italia più “rossa”. Su sette regioni al voto ne abbiamo conquistate 5. Abbiamo faticato in Umbria e Campania, abbiamo però perso la Liguria e siamo stati ampiamente sconfitti in Veneto. Il primo momento di una riflessione obiettiva e reale è quello del parlare un linguaggio di verità. Ci è stato più volte chiesto anche dalla Dirigenza Nazionale. Ed eccola qua, la verità: abbiamo vinto-quasi-quasi e al ballottaggio nei vari comuni, tra cui Arezzo e Venezia, abbiamo perso-molto-molto.

In Versilia, per esempio, dove siamo stati impegnati in una campagna elettorale molto forte il candidato del Centro Destra, sostenuto da Silvio Berlusconi in persona, Massimo Mallegni, ha strappato Pietrasanta al Centrosinistra. A Viareggio una candidatura che forse non era stata condivisa fino in fondo, ha fatto vincere un outsider, ex-PD, appoggiato da liste civiche.

Abbiamo perso Venezia dopo 22 anni di amministrazioni di Centro sinistra e così è accaduto anche a Chieti e ad Arezzo. In questo caso è chiaro. sconfitta.

In questo ultimo anno abbiamo sofferto una Politica troppo orientata ad annunci e slogan. Ci siamo abituati alle retoriche facili, senza guardare bene cosa accadeva nei territori. Abbiamo anche sofferto guerre intestine che hanno lacerato il nostro partito e causato, come al solito, una piccola scissione a sinistra. Qualcuno ha fatto una valutazione sbagliata del peso di questa “sinistra” e alle Regionali e alle Comunali ne abbiamo pagato le conseguenze. Sono oltre 2 milioni i voti persi in questa tornata elettorale per il PD. In alcune regioni non abbiamo raggiunto nemmeno il ballottaggio e in altre ci siamo affermati solo grazie al sostegno di una marea di liste del Presidente e/o liste civiche. Che personalmente non reputo essere direttamente connesse al PD, ma essere un insieme di persone che si possono anche riconoscere nelle idee di un centro-sinistra, ma che non si sono, evidentemente sentiti abbastanza parte del progetto PD per farne parte in una lista unica.

Su questo si è espresso Vassallo e io ho replicato in un qualche modo dalle pagine di Formiche.

Il Partito Democratico non ha possibilità di vincere, e vincere davvero bene, se non è unito. Non c’è modo di essere uniti se non c’è comunanza di valori e di obiettivi ossia se manca il senso d’appartenenza. In altre parole l’identità. E dire che c’è bisogno di identità non significa negare il cambiamento, ma indirizzarlo nella direzione che ci compete e ci si addice. C’è il pericolo di veder disperso un immenso patrimonio umano e politico a causa di contrapposizioni personali e di corrente.

Il Centro Destra non è scomparso, si è semmai ricompattato dietro alla figura di un leader forte come è Matteo Salvini e ha spostato i temi della questione politica su un terreno che io considero pericoloso.

La Dirigenza deve assumersi la responsabilità politica di questa situazione e deve anche prendere in mano il Partito. Riscoprire quel legame con i Circoli, con la militanza, che in questi ultimi anni è stato via via compromesso e sminuito. Dal 2013 ad oggi abbiamo perso oltre 170.000 iscritte/i e altrettanti potrebbero essere persi, specie ora che si sta costituendo un gruppo a sinistra che raccoglie molti delusi del PD e delle sue politiche attuali.

C’è un mondo di differenza tra cosa accade nel Palazzo, tra il gioco dei numeri e delle alleanze e quello che accade nel Paese reale. La gente si è stancata e ha disertato in modo grave le urne. Hanno rifiutato di esercitare un diritto e non hanno assolto a un obbligo civile. In questo scenario, non conta più chi vince e chi perde, con quali % o artifici statistici, perché è la democrazia che si è indebolita e se la democrazia si indebolisce, perché non siamo in grado di difenderla, rinnovarla, riattivarla, incorriamo in pericoli già conosciuti. La democrazia non è stata data una volta per sempre ed oggi, con le instabilità globali e i pericoli che ci minacciano, una società la cui cittadinanza è disaffezionata se non disgustata dalla Politica è il vero problema.

Dobbiamo ricostruire le relazioni dal basso. Riscoprire il senso di comunità politica e impegnarci davvero affinché il PD come progetto sia pienamente realizzato. Siamo ancora in attesa.

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 




Mafia e Politica: un binomio da spezzare

Avevo scritto già a dicembre 2014 qualche cosa sulla vicenda di Mafia-Capitale ed oggi, con questa nuova ondata di arresti e di accuse, sento che quell’appello è ancora valido.

Quanto è emerso in queste ore dalle indagini romane può essere descritto solo in un modo: profondo disgusto. Sottoscrivo ogni singola parola del comunicato pubblicato oggi dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, e rilancio con ciò che da anni ormai vado dicendo: il PD metta il tema della legalità al primo posto della sua agenda politica.

Quando parlo di legalità mi riferisco alla “lotta per la legalità” che è qualche cosa di molto più ampio e complesso della lotta alla criminalità (organizzata e non). C’è bisogno di una rivoluzione culturale profonda. Certo, facile a dirsi e difficile a farsi. Tuttavia è indispensabile agire e farlo in fretta. E sta a noi, iscritte e iscritti, premere affinché la dirigenza apra gli occhi e agisca!

Il Partito Democratico deve agire con determinazione e forza, con integerrima severità contro tutte e tutti coloro che hanno sbagliato all’interno delle nostre sezioni. Un partito che vuole fare della legalità un valore deve usare, proprio con i suoi che sbagliano, il pugno duro.

C’è in questo partito del buono. La parte laboriosa, onesta e che fa politica davvero per un senso di dedizione verso la comunità, deve essere protetta. Noi dobbiamo distinguerci nettamente da tutto il resto.

Abbiamo avuto ospite a Berlino il prof. Nando dalla Chiesa per diversi incontri. Abbiamo imparato moltissimo da lui e abbiamo capito quanto sia importante lottare PER la legalità, facendo formazione e informazione. La legalità va praticata sempre, a partire dalle realtà più piccole. Per questo come Circolo abbiamo deciso di darci come obiettivo prioritario la riorganizzazione della nostra struttura, definendo un perimetro di regole chiaro e facendo della trasparenza un criterio irrinunciabile della nostra azione politica.

Verbali, documenti contabili, resoconti di controllo da parte della commissione interna di garanzia, sono tutti online. Questo perché crediamo fermamente che bisogna partire anche da queste piccole cose per poter praticare la legalità e non solo chiacchierarla. Per poter dare, nel nostro piccolo, un contributo e un esempio. Senza arroganza.

Confido che sarà fatta presto chiarezza su questa oscena vicenda e confido che la parte buona del partito saprà dimostrarsi all’altezza della sfida che l’attende.

Federico Quadrelli

Segretario Circolo PD Berlino




Notizie dalla Spagna

La Spagna porta in Europa un vento nuovo. Il movimento politico Podemos pur collocandosi a livello generale al terzo posto, si è imposto in modo forte in tutte le realtà locali. Ha dimostrato, a differenza di quello che era l’esperienza del M5S in Italia, per esempio, di essersi radicato bene nel territorio e di aver creato una struttura efficace.

A Paolo Bindi, di Possibile, ho chiesto di raccontarci quanto accaduto in queste settimane per poter condividere impressioni e informazioni.

Di seguito il testo del suo intervento per noi.

Habemus pactum

Sono giorni frenetici qui a Madrid. Le elezioni amministrative di domenica 24 Maggio hanno sancito un prima e un dopo nella politica spagnola. Finora infatti si spartivano il potere il PP e il PSOE e, almeno negli ultimi due decenni, in nessuna occasione hanno avuto la necessita di cercare appoggi post-elettorali per governare, escludendo casi particolari in cui ad esempio il PSOE ha stretto patti con Izquierda Unida. Ma erano accordi talmente scontati e naturali che nessuno si è mai posto nelle condizioni di discuterli… Come invece è successo in questi 4 ultimi frenetici giorni.

I politici spagnoli hanno dovuto quindi in fretta e furia scoprire l’arte della Politica, quella che una legge elettorale pessima, ma forse l’unica possibile da adottare durante il periodo della Transazione(1), gli ha sempre permesso di avere una maggioranza sicura, ed una vittoria nata sempre e comunque per demeriti dell’altro più che per i propri meriti. A tal punto che nelle ultime tornate elettorali non c’era quasi bisogno di fare campagna elettorale, come ad esempio successe 4 anni fa, quando il secondo disastroso governo Zapatero fu costretto a dimettersi in anticipo, lasciando ad un semisconosciuto – almeno al grande pubblico – Rajoy campo aperto per la vittoria, senza letteralmente fare campagna elettorale (in quei mesi avrà forse rilasciato un paio di interviste).

Ma che cosa è successo domenica?
I numeri parlano chiaro.
Il PP ed il PSOE anche risultando in quest’ordine le forze più votate, non hanno raggiunto in nessuna regione ed in nessuna grande città, la maggioranza necessaria per governare. Ed anzi, nelle città chiave, come Madrid e Barcellona, partiti nati come aggregazione di movimenti di cittadini (sotto l’ala protettrice di Podemos), hanno tolto la storica maggioranza rispettivamente al PP (che governava da 25 anni nella capitale spagnola) e a CiU la forza indipendentista catalana di Artur Más che ha pagato lo scotto della corruzione, più che dell’avventura del referendum per l’indipendenza.
E sono stati buttati giù dal trono a Madrid da Carmena, iscritta al partito comunista durante la dittatura franchista ed ex giudice emerito, che negli ultimi anni, lasciata la carriera giuridica, si era dedicata in pieno alla causa dei carcerati, devolvendo tutti le entrate della sua nuova attività per finanziare i loro stipendi. Ed a Barcellona da Colau, attivista in prima linea contro gli sfratti della stessa amministrazione di cui ora potrebbe diventare responsabile.

La corruzione di questi ultimi mesi è stata il motivo principale, unito ai tagli alla spesa pubblica (sanità e scuola su tutti), che hanno portato all’ascesa di consensi di Podemos e di Ciudadanos. Questi due schieramenti politici che si auto-definiscono “nè di destra nè di sinistra” hanno fatto proprio della lotta alla corruzione il loro cavallo di battaglia.
Ed a ragione.
Gli scandali de las tarjetas black(2), dell’ERE in Andalucia (3), della lista parallela dei conti del PP e le tangenti nella regione valenciana, hanno avuto un impatto talmente forte sull’opinione pubblica da far passare in secondo piano le poche cose che di buono a fatto l’attuale governo Rajoy.

Lunedì nelle edicole di tutto il paese I titoli dei quotidiani riportavano a chiare lettere da un lato, quello di destra, la parola “instabilidad”, mentre dall’altro il nuovo verbo della politica spagnola… “pactar…pactar…pactar”.

Però come puoi scendere a patti con chi prima delle elezioni ti ha considerato alla stregua di un delinquente, senza speranza se non quella di semplice ed inutile disturbo per una vittoria certa?
E’ vero che durante la campagna elettorale è ammesso di tutto, ma stavolta i dubbi erano tanti.
Ma in pochi giorni quello che tutti, almeno a sinistra, si aspettavamo accadesse, era che Pedro (Sanchez) alzasse il telefono e chiamasse Pablo (Iglesias).
E così oggi è stato.
La situazione a sinistra pare quindi essersi sbloccata, sia per quel che riguarda le grandi città che per quasi tutte le regioni. Però il patto sarà a metà. Dove il PSOE ha bisogno di Podemos per governare, quest’ultimo appoggerà solo l’investitura del corrisponde leader socialista, ma non entrerà in nessun governo ed in tutti I casi darà il suo appoggio solo ed esclusivamente se si metteranno per iscritto almeno due punti fondamentali del programma di Podemos: “lotta alla corruzione” e “fine dei tagli ai servizi di base”.

Insomma, PSOE e Podemos sono obbligati ad intendersi e capirsi.
Per vari motivi.
Innanzitutto perchè l’obiettivo di mettere in secondo piano il PP è troppo forte per farsi sfuggire quest’occasione e poi perchè a Novembre ci saranno le elezioni generali e visto che mai come in quest’ultimo anno è così fluida l’intenzione di voto degli spagnoli, qualsiasi errore, come potrebbe essere quello di bloccare tutte le amministrazioni locali e regionali – compresa l’Andalucia dove si votò ad inizio d’anno per colpa di una scellerata scelta politica della Díaz, porterebbe a risultati inaspettati anche per chi in questo momento sembra riscuotere il maggiore consenso possibile.

Se da un lato l’accordo è stato raggiunto, dall’altro sembra che siamo ancora in alto mare.
PP e Ciudadanos ancora non si sono nemmeno avvicinati, se non durante la notte elettorale, con dichiarazioni di esponenti del PP, un partito che però in questi giorni si trova nella peggiore crisi politica da 30 anni a questa parte.
Il partito che sembrava essere talmente granitico agli occhi dell’opinione pubblica da riuscire a nascondere tutte le beghe interne (famosa quella tra Aguirre e Gallardon per la candidatura per le elezioni politiche nella quale prevalse poi Rajoy), stavolta, travolto dai pessimi risultati elettorali, deve fare I conti solo con se stesso. E la resa dei conti è talmente inusuale dura, che il povero Rajoy, quello che doveva essere la figura di compresso tra le varie anime di questo partito, non sa più a che santo votarsi.
Un barone del suo stesso partito (Herrera, l’ex governatore di Castilla y León) le ha consigliato “di guardarsi allo specchio la mattina prima di decidere se presentarsi come candidato” alle Politiche di Novembre. Altri, come I governatori/trici di feudi storici come la Comunidad Valenciana, Aragón e Baleares, si sono dimessi il giorno dopo la sconfitta di propria iniziativa proprio mentre il segretario del partito affermava il contrario, ovvero che non era successo nulla perchè il PP era stata la forza più votata. Siamo arrivati al punto che esponenti dell’ex giunta di Castilla y Leon (pare non l’hanno presa bene pare da quelle parti) hanno chiesto la testa del ministro dell’industria che, ha detta loro, è stato l’artefice con le sue politiche energetiche (carbone e petrolio) della debacle nella loro regione ed in quella canaria, dove il PP ha perso il 50% dei consensi (!)
Poi ci sono le mine vaganti, quelle che come XXX impazziti vanno per conto loro senza ascoltare niente e nessuno. Nè in campagna elettorare nè ora, dove sarebbe consigliabile un minimo di prudenza. Il più potente politico che la città e la regione di Madrid abbiano mai conosciuto, la signora Esperanza Aguirre, che in un impeto da “bambina capricciosa” (appellativo attribuitele oggi da Carmena) ha prima chiesto a tutte le forze politiche (PSOE e Ciudadanos) di mettersi d’accordo per evitare la deriva da “soviet supremo” nella capitale, per poi offrire il suo appoggio a Carmena come sindacA se avesse riununciato a tutti I suoi stessi punti del programma per cui I cittadini l’hanno eletta, per poi, quando tutti gli altri partiti le hanno risposto che non ha nessun senso fare patti contro l’evidenza, rivolgersi di nuovo al PSOE offrendole la candidatura del comune…insomma, “Una donna sull’orlo di una crisi di nervi”.

Ciudadanos per ora rimane alla finestra ed il suo appoggio al PSOE o al PP (o anche a Podemos), lo darà solo in caso venga messo nero su bianco il patto anti corruzione e, nel caso del PP, che quest’ultimo schieramento decida I suoi candidati attraverso delle Primarie e non per alzata di mano (cosa che peraltro loro non hanno applicato finora…ma tant’è… il momento è talmente confuso che si può affermare qualsiasi cosa).

In tutto questo, sono spariti due partiti. Izquierda Unida, storico partito di sinistra, esiste ancora con percentuali bassisime solo a livello di comunale, mentre l’UpD di Rosa Diez, un partito che nella precedente tornata elettorale, fu la novità nel panorama politico spagnolo, non è arrivato a superare la soglia del 5% necessario per avere rappresentanza nello scenario amministrativo.

Novembre si avvicina e saranno mesi politici intensi ed appasionanti, dove ogni minimo errore di valutazione potrebbe far spostare percentuali di voti in maniera del tutto imprevedibile e determinante.

Sia chiaro quindi che il famos “tic tac tic tac…” vale anche per chi lo pronunciò qualche mese fa in risposta ad una provocazione del Primo Ministro, di questo paese di forti contrasti, di gente tenace ed ora culla di movimenti politici unici in Europa.

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(1) Transazione, è il momento storico durante il quale si passo dalla dittatura di Franco ad un regime democratico. Inizia storicamente con la morte di Franco 20 novembre del 1975 e termina con le prime libere elezioni democratiche il 15 giugno del 1977

(2) Las tarjetas black (Carte di credito “nere”), rappresentano le retribuzioni che 86 dirigenti di Caja Madrid poi Bankia (entità riscattata dagli aiuti della Comunità Europea) ricettero indipendentemente dalla loro retribuzione. Figurano coinvolti tutti I partiti politici (esclusi Podemos, Ciudadanos e UpD) e le formazioni sindacali. In particolare tra I beneficiari risultano 27 importanti esponenti del PP.

(3) ERE (expediente de regulación de empleo – la nostra Cassa Integrazione), si tratta della gestione irregolare e fraudolenta di casi di prepensionamento, che vedono implicati Chaves (ex presidente della regione Andalucia, roccaforte socialista dal 1980 e Griñan.