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PD Berlino LGBTQI: un gruppo di lavoro per i diritti di tutti

Nascasce a Berlino all’interno del circolo PD Berlino e Brandeburgo il gruppo LGBTQI, proprio nel momento in cui nel nostro paese viene emanata una legge, seppur modificata per difetto, porta una ventata di diritti e riconoscimenti che da tempo aspettavamo.

L’intento è quello di informare e di informarci per collaborare con i nostri eletti su un dibattito politico che sia sempre aperto, che modifichi, emendi, sviluppi (e talvolta tagli) leggi approvate o che seguono l’iter parlamentare, in nome dei diritti e di una apertura culturale e moderna dell’Italia.

Filippo Matteini (Coordinatore)




Quale futuro per la relazione tra il PD ed il Partito socialista italiano?

La velocità del Governo Renzi e della sua narrazione non ha precedenti in Italia, e forse per questo le elezioni del 2013 e la coalizione Italia Bene Comune sembrano cosi’ lontane nel tempo che quasi le abbiamo dimenticate.
Pero’ Bersani non dice qualcosa di infondato, in vero, quando ricorda a Renzi che l’attuale Governo si regge sui voti parlamentari usciti dalle elezioni del 2013. Più qualche altro appoggio sopravvenuto e necessario.
E’ infatti con l’allora segretario Bersani che il PSI di Riccardo Nencini aveva stretto un’alleanza elettorale, assieme a SEL di Nichi Vendola, per fronteggiare la destra e l’arrembante Grillo.
Sappiamo come finì, il PD di Bersani non vinse e non convinse, Grillo fece un’exploit mai visto prima nella Seconda Repubblica, ma neanche nella prima in vero, e Berlusconi poté dire di non aver poi perso cosi’ malamente.

Un pareggio che mise di nuovo tutto nelle mani del Presidente della Repubblica che, soprattutto spaventato dalla crescita improvvisa del movimento antisistema di Grillo, individuò in Letta il Premier di garanzia, sostenuto in modo bipartisan sulla scia delle Grande Coalizioni europee tese a fronteggiare il pericolo di partiti nati sulla rabbia e sull’emotività.

Il Partito Socialista Italiano non si tirò indietro e, con senso di responsabilità e facendo fede all’originario patto stretto con il PD, Italia Bene Comune, votò la fiducia al Governo Letta, seppur non partecipando al Governo.

Sappiamo poi che ci fu un avvicendamento alla Segreteria del PD con Renzi che, vincendo le primarie, sostituì il non perdente Bersani e, di li a poco, sostituì a Palazzo Chigi l’ancora fresco Premier Letta.

Il Partito Socialista Italiano individuò in Renzi la spinta riformista che costituisce il DNA del socialismo liberale italiano e votò senza dubbio alcuno la fiducia al Governo Renzi, di cui entrò a far parte con il suo Segretario Riccardo Nencini in qualità di Viceministro alle Infrastrutture, incarico ancora ricoperto.

Renzi ridusse le distanze tra PD e PSI quando decise di traghettare il PD nel PSE – Partito del Socialismo Europeo, filone ideologico politico socialista democratico incardinato nella storia d’Europa e nel Parlamento Europeo.

Volori come giustizia sociale, liberalismo, stato di diritto, diritti civili, crescita economica, stato sociale, meritocrazia costituiscono le fondamenta del socialismo europeo e li ritroviamo nella storia del socialismo italiano dapprima, da Turati a Rosselli a Matteotti da Nenni a Pertini e Craxi, e nel PD di Renzi oggi.
Un PD che ha trovato una sua identità italiana nella velocità e nel riformismo renziano ed una sua identità europea nell’adesione al PSE a Bruxelles.

Il supporto del PSI al Governo Renzi è fondato sulla condivisione dell’analisi della realtà italiana, bloccata da corporativismi, lentezze burocratiche e conflittualità endemica, e sulla proposizione di soluzioni pragmatiche ed ambiziose, all’altezza di un grande paese con una grande potenzialità.

A cosa serve il piccolo PSI accanto al grande e forte PD é la domanda che sorge spontanea.

La qualità del pensiero socialista italiano, riformista e liberale dai tempi di Nenni, è stata per anni il software della sinistra italiana divisa nei due assi della Guerra Fredda, ed ancora oggi può offrire idee e passione per affrontare e vincere, in Italia ed in Europa, la sfida riformista contro gli euroscettici, contro i conservatori, contro le forze antidemocratiche che rischiano di affossare la civiltà europea, lo stato di diritto europeo ed il progetto stesso di Europa.

La storia del socialismo italiano, parte importante della storia della sinistra italiana assieme al partito comunista italiano ed alla sinistra democratico cristiana, è una storia di oltre un secolo, ha promosso i progetti cooperativi di fine ‘800, le rivendicazioni elettorali di inizio ‘900, la lotta contro il fascismo, la nascita della Repubblica e della Democrazia del secondo dopoguerra, le rivendicazioni sindacali e lo Statuto dei Lavoratori, le riforme della sanità e della scuola pubblica, i diritti civili e le battaglie referendarie, le riforme pre-blairiane degli anni ’80, la condivisione dei valori di libertà della NATO nel corso della Guerra Fredda a sostegno dei popoli oppressi dell’Est europa, il progetto dell’Ulivo.

Una grande storia che ha rischiato di finire nel biennio del ’92 assieme alla tragedia giudiziario – istituzionale della fine della Prima Repubblica.

Il PSI non si è estinto e con fatica coraggio e passione ha ripreso il suo cammino di giustizia sociale e libertà, su gambe nuove, affianco al Partito Democratico per riportare l’Italia a standard di vita europei, per produrre posti di lavoro, per fermare l’emigrazione dei giovani laureati e non che scappano dall’Italia a cercare lavori all’estero, per regolamentare le relazioni industriali in modo giusto consentendo ai lavoratori di partecipare alle imprese presso cui lavorano con sistemi di cogestione (Mitbestimmung), per ridare dignità alle tante partite iva con l’acqua alla gola, per tornare a credere nella meritocrazia, nelle capacità degli italiani, nel sud del paese e nello Stato.

Leonardo Scimmi
Coordinatore PSI Europa




Marzo: un mese dedicato alle donne

Per il Circolo PD Berlino e Brandeburgo Marzo è stato il mese delle donne. Un mese dedicato, con iniziative e commenti, al ruolo della donna nella vita politica e sociale.

In questo percorso si inseriscono quindi i due eventi organizzati rispettivamente il 17 marzo 2016, Stammtisch “Donne, Politica e Società” e il 31.03.2016, presentazione e discussione del libro “Donne Mobili: Die Frauenmigration von Italien nach Deutschland“, con la prof.ssa Lisa Mazzi, autrice del libro e Presidente del gruppo ReteDonne e.V. di Berlino. Ma anche l’articolo di Laura Anna Ciaccio, Tesoriere del PD Berlino, pubblicato sul nostro giornale online #agoràBerlino, dedicato al Jobsact e all’occupazione femminile.

Per concretizzare questo impegno si è costituito il gruppo di lavoro Donne PD Berlino. Una sorta di AG che avrà il compito di promuovere iniziative culturali, politiche e informative sulle questioni relative, appunto, al ruolo della donna nella società e nella politica.

Il gruppo sarà coordinato da Laura Anna Ciaccio assieme ad iscritte ed iscritti così come alle/ai simpatizzanti e a tutte e tutti coloro che intendono dare un loro contributo su questo tema. Avete capito bene: anche gli uomini sono invitati a partecipare!

Il nostro lavoro continua, sempre più intenso e ricco di sfide. Date anche voi il vostro contributo, partecipate!

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




21.03.2016 – Giornata in memoria delle vittime innocenti delle Mafie

Oggi si celebra la giornata in memoria delle vittime innocenti delle Mafie. Una giornata importante per ricordare al nostro Paese, alla società e alla Politica, che la lotta contro la criminalità mafiosa deve continuare con maggiore determinazione e forza.

La criminalità mafiosa continua a rafforzarsi e ad espandersi. Abbiamo bisogno di un impegno concreto che vada oltre i confini nazionali: l’Europa ha davanti a se tante sfide, importanti e urgenti, la lotta contro le mafie è una priorità non solo italiana ma europea. Siamo ancora lontani dalla realizzazione di quello spazio di libertà, sicurezza e diritti per tutte le cittadine e tutti i cittadini europei.

Che questa giornata sia di monito per tutti. Non possiamo restare a guardare e l’Europa deve fare lo sforzo necessario affinché questo tema diventi appunto europeo. Le mafie sono una minaccia concreta e sempre attuale alla nostra libertà e alla nostra sicurezza.

Federico
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Ritirata la medaglia all’ex SS Kusterer

Care iscritte e cari iscritti,
care e cari simpatizzanti,

sono molto felice di scrivere questo comunicato. Il sindaco di Engelsbrand, Bastian Rosenau, ha ritirato la medaglia che era stata conferita al loro concittadino Wilhelm Kusterer .

Di seguito il comunicato del Sindaco:
http://www.engelsbrand.de/index.cfm?fuseaction=rathaus&rubrik=rathausnachrichten&id=622

Questo risultato è importante poiché è l’esito di un impegno comune tra comunità tedesca ed italiana. Ciascuno di noi si è impegnato, facendo sentire la propria voce, assieme alle nostre rappresentanti e ai nostri rappresentanti PD ed SPD, affinché la memoria delle centinaia di vittime innocenti dei massacri di Fivizzano e Marzabotto, fosse difesa.

Oggi è un buona giornata!

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Unioni civili
Il «modello tedesco» in 10 punti e una controproposta

Con questo post, il blog del circolo PD di Berlino e del Brandeburgo inaugura una serie di interventi di «fact checking» volti a chiarire alcuni aspetti del sistema Germania citati molto spesso nel dibattito italiano… previo arrotondamento per eccesso. Cominciamo dalle eingetragene Lebenspartnerschaften, le unioni civili indicate da più parti come un modello da seguire. Lo sono davvero? Lasciamo che siano i fatti a parlare.

modellotedesco

1. Il 21 luglio 2015 la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché tre coppie omosessuali si sono viste rifiutare le pubblicazioni di matrimonio dai rispettivi Comuni di residenza. La condanna era in realtà indirizzata al vuoto normativo italiano in materia di unioni tra persone dello stesso sesso. Non a caso, nell’ultima edizione della mappa pubblicata ogni anno dall’ILGA (International Lesbian, Gay, Bisex, Trans and Intersex Association), l’Italia strappa un magro 22%, più in linea con l’Est europeo che col cuore storico e culturale dell’eurozona.

2. La medesima infografica assegna alla Germania una percentuale superiore ma non eccellente: il 56%. Persino Paesi dell’Europa meridionale e orientale come Spagna (69%), Malta (77%) e Croazia (71%) fanno meglio del colosso tedesco. Come mai?

3. Il motivo è semplice: in Germania due persone dello stesso sesso si possono unire civilmente, ma non sposarsi. All’indomani del referendum irlandese del 22 maggio 2015, su 28 Paesi UE sono 19 quelli che disciplinano le unioni gay, e ben 14 a prevedere il matrimonio egualitario. Se l’Italia, con zero leggi, è fanalino di coda (insieme a Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Lituania, Lettonia, Grecia e Cipro), la Germania rientra in quella graffa di cinque Paesi ancorati all’istituto dell’unione civile.

4. Il Lebenspartnerschaftsgesetz (LPartG), cioè a dire la legge che regola le unioni civili tedesche, è entrata in vigore nell’agosto del 2001, durante il primo governo rosso-verde capeggiato da Gerhard Schröder. All’epoca si trattò di un provvedimento all’avanguardia, per quanto già superato dalla legge olandese sui matrimoni promulgata nell’aprile dello stesso anno.

5. In Germania possono unirsi con rito civile due persone maggiorenni dello stesso sesso, non strettamente imparentate, single – o divorziate. La cerimonia avviene presso uno Standesamt (l’ufficio comunale dove ci si sposa) o, in Baviera, anche nell’ufficio di un notaio, alla presenza di due testimoni.

6. Rispetto a una coppia sposata, due Lebenspartner (‘compagni di vita’) hanno gli stessi doveri e gran parte degli stessi diritti. Se parliamo di codice civile, di trattamento fiscale, di reversibilità pensionistica, di eredità, welfare, naturalizzazione del partner non tedesco, di graduatorie, permessi lavorativi o di reciproca assistenza in ambito sanitario, la parità è completa. Vi sono tuttavia alcune mancanze, per l’esattezza 150 (sparse su 54 diversi regolamenti), la più vistosa delle quali riguarda le adozioni. Una coppia unitasi civilmente in Germania non può adottare se non ricorrendo alla cosiddetta stepchild adoption: un partner può adottare i figli dell’altro, in ottemperanza alla possibilità di adozione da parte di una singola persona.

7. Il ddl Cirinnà, sul quale il governo italiano sta puntando e che è nel pieno di un lungo iter parlamentare, si rifà indubbiamente al Lebenspartnerschaftsgesetz, arrivando a prevedere anche la stepchild adoption. Il testo presentato nel 2013 mantiene quindi la promessa di seguire le orme delle unioni civili «alla tedesca».

8. Il percorso parlamentare, che inizierà al Senato, si annuncia irto di insidie. Al migliaio di emendamenti proposti dall’NCD se ne affianca un numero più modesto di matrice dem (ala cattolica), che si lascia riassumere nella seguente definizione inserita nel testo quest’estate, «l’unione civile tra persone dello stesso sesso quale istituto giuridico originario», successivamente riformulata cercando un aggancio nell’articolo 2 della Costituzione (ove si parla di «formazioni sociali») e aggiungendo un aggettivo quantomeno ghettizzante: «specifiche». In sintesi, è chiarissima la volontà di tracciare una linea netta di separazione tra il classico matrimonio e le unioni civili. Anche in Germania è così: due persone eterosessuali, per esempio, non possono unirsi civilmente facendo leva sul LPartG. Invece di adattare un istituto preesistente modificando due parole (come si è fatto in Spagna), si è scelta la strada più tortuosa e «separatista» della legge ad hoc.

9. Ecco quindi spiegata la lieve insufficienza (il 56% della mappa ILGA) che penalizza la Germania nel 2015 per quanto riguarda i diritti LGBT. Il «modello tedesco», ormai entrato nel linguaggio giornalistico e politico del Bel Paese, non è più tale in Germania. Si tratta, semmai, di un istituto che ha fatto il suo tempo e merita di essere superato approdando al matrimonio egualitario.

10. Ne sia da esempio il recente dibattito al Bundestag ispirato alla campagna Ehe für alle (‘matrimonio per tutti’) lanciata dalla piattaforma Campact e sostenuta dal LSVD (Lesben- und Schwulenverband in Deutschland), che in pochi mesi ha raccolto quasi 100.000 firme e conta sul sostegno, finora virtuale in tempi di grande coalizione, di una maggioranza SPD-Verdi-Linke. A livello di consenso popolare la eingetragene Lebenspartnerschaft è ormai una soluzione antiquata, scelta da appena 35.000 coppie in dodici anni (dati del 2013) rispetto ai 30.000 matrimoni omosessuali contratti in Spagna alla stessa data a partire dal 2005 – e la Germania ha 82 milioni di abitanti rispetto ai 48 spagnoli. Prenderla a modello, col rischio concreto di ulteriori compromessi al ribasso, equivale a volersi accontentare di un risultato scadente pur di dire «abbiamo fatto anche questo». Il topolino che partorisce il paramecio.

Nel 2015, anno in cui la popolazione di un Paese cattolico come l’Irlanda ha detto sì al matrimonio egualitario, il modello tedesco può rappresentare una soglia minima di accettabilità, non un orizzonte utopico. Partendo dal ddl Cirinnà, che al 16 settembre 2015 risulta gonfiato da 10 a 1578 pagine per via del fiume di emendamenti e di sedute in commissione, si andrà incontro al solito polverone sui «matrimoni gay» finendo, se tutto va bene, col promulgare una legge analoga agli ormai preistorici PACS e ai vari Dico, Pcus, Di.Do.Re. fortunatamente rimasti lettera morta. E dire che in Senato sta prendendo la polvere un altro ddl del 2013, Norme contro la discriminazione matrimoniale (prima firma Lo Giudice), che affronta il tema con un cambio di prospettiva: non mutua un istituto estero annacquandolo all’italiana, ma si limita a correggere tre articoletti del codice civile per consentire a qualunque coppia che si ami e che voglia organizzare la propria vita in comune di accedere all’istituto matrimoniale. Il tutto in meno di una pagina. Semplice, no?

 




Verdini incompatibile con il PD

Denis Verdini ha dichiarato che intende sostenere Beppe Sala a Milano e Roberto Giachetti a Roma, faccia pure se vuole, come libero cittadino ne ha facoltà, e così tutte e tutti coloro che vorranno dare il loro voto libero al candidato che preferiscono, ma non si aspetti niente in cambio: l’accesso al PD è sbarrato e sarà bene che i vertici del PD, compresi Sala e Giachetti, dicano chiaramente che una persona con la storia di Verdini è incompatibile con tutto ciò che il PD è e vuole rappresentare.

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Lettera del Circolo PD Berlino e Brandeburgo sulle Adozioni

A seguito della discussione e approvazione del DDL 2081, anche noto come DDL Cirinnà, e successive modificazioni, riteniamo, come gruppo del Partito Democratico di Berlino e Brandeburgo, che sia ad oggi necessario affrontare una riforma coraggiosa in materia di adozioni affinché vengano superate le ambiguità e le discriminazioni a danno, soprattutto, dei figli di persone omosessuali.

Riteniamo fondamentale che venga posto come primario obiettivo della discussione che si andrà a fare quello del superiore interesse del minore così come sancito all’art.3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989, ratificata dal Parlamento italiano già nel 1991.  È  fondamentale affermare che l’adozione non è un diritto della coppia, bensì un diritto del minore ad avere qualcuno che possa provvedere a loro in termini economici, ma soprattutto in termini affettivo-educativi,  garantendone lo sviluppo pieno della personalità e delle attitudini naturali in tutta la loro potenzialità, per dare concretezza all’art.2 (principio di non discriminazione), all’art.6 (diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo) e all’art.12 (ascolto del minore in tutti i processi che lo riguardano) della Convenzione ONU del 1989.

Nel Paese che ci ospita, per esempio, è già stata votata dal Bundestag, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale, una norma che regolamenta le adozioni anche per le coppie omosessuali, nel 2005. Tale normativa prevede la possibilità dell’adozione del figlio del/della partner (Stepchild Adoption), ma la legge tedesca prevede anche la possibilità di adozione da parte di singoli, siano essi omosessuali od eterosessuali. Il criterio di valutazione è infatti il benessere del minore, il superiore interesse, come già detto. Nel nostro Paese esistono già situazioni particolari in cui i giudici si trovano a decidere l’affido a persone omosessuali e/o single. La Politica deve essere capace di vedere le trasformazioni in seno alla società e intervenire per regolamentare e tutelare i propri cittadini, specialmente i minori. Si tratta di garantire ciò che viene definito “continuità affettiva” per esempio per evitare che i minori vivano momenti di disagio e di frattura emotiva.

Nell’ottica dell’estensione dei diritti, a tutela dei minori, alcuni stati europei, come quelli scandinavi e più recentemente Spagna e Francia, hanno raggiunto un livello molto avanzato, molto superiore a quello tedesco. Considerando le enormi difficoltà che si riscontrano nel nostro Paese, a livello di discussione parlamentare, riteniamo che il modello tedesco possa essere un riferimento importante e un compromesso accettabile da un’ampia rappresentanza politica, ma allo stesso tempo un passo in avanti fondamentale per andare a colmare quel “buco al cuore” di cui ha parlato la Sen. Monica Cirinnà nel suo intervento conclusivo prima del voto di fiducia.

Come circolo PD all’estero riteniamo di poter contribuire in modo importante a questa discussione attraverso ricerche, analisi, traduzioni e l’organizzazione di incontri con i referenti tedeschi, soprattutto SPD, che in passato hanno già affrontato la materia in oggetto e che oggi si trovano a discutere di come fare ulteriori passi in avanti.

In conclusione auspichiamo che questo tema venga discusso seriamente e al più presto, poiché ad oggi esistono situazioni discriminatorie inaccettabili a danno di minori e lo Stato ha il dovere di intervenire laicamente affinché ciascun bambino sia tutelato, sempre in osservanza del principio di non discriminazione dell’art.2 che, è bene ricordarlo, esplicita l’obbligo dello Stato di intervenire affinché il bambino risulti “effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari”.

Rinnovando la nostra disponibilità e volontà di collaborazione porgiamo distinti saluti.

Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 

Doc. Originale: Lettera_PD_Berlino_alla_Commissione_Infanzia_Adolescenza




DDL Cirinnà su Unioni Civili approvato in Senato

Il Senato della Repubblica ha approvato il DDL Cirinnà, purtroppo, con lo stralcio della Stepchild Adoption e con 173 voti a favore e 71 contro. L’Italia, dopo anni di discussioni, è riuscita a fare quel passo in avanti in tema di diritti che tutti auspicavamo. Un passo in avanti, appunto, ma certamente non possiamo dirci completamente soddisfatti né ritenere il nostro lavoro completato.

Nel mio intervento in Assemblea Nazionale avevo sottolineato una mancanza di coraggio sul tema della Stepdchild Adoption. Lo confermo e rilancio dicendo che è ora fondamentale impegnarsi sulla questione delle adozioni poiché non è tollerabile l’esistenza di discriminazioni a danno dei bambini.

Reputo il risultato ottenuto al Senato importante e sarebbe ingiusto, per quanto comprenda l’insoddisfazione di chi lotta per il riconoscimento pieno dei diritti civili in Italia da tanto tempo, non accogliere questo primo passo in modo positivo e con ottimismo. Lo dico nella consapevolezza che questo percorso è stato davvero il risultato in un impegno serio, profondo, convinto di tante e tanti militanti del PD e di senatrici e senatori che non si sono risparmiati, anzi, hanno dovuto subire offese di ogni sorta. Per questo ci tengo a ribadire il mio grazie alla Sen. Monica Cirinnà e al Sen. Sergio Lo Giudice per quanto hanno fatto.

Adesso il lavoro continua, per tutte e tutti noi, abbiamo ancora molto da fare.

Federico Quadrelli
Segretario PD Berlino e Brandeburgo




Per Umberto Eco

In questi giorni tutti i giornali tutti gli intellettuali e molti scrivani di vario genere commemoreranno la figura di Eco

ai piccoli scrivani, come il sottoscritto, non spetta certo fare il bilancio né dell’opera letteraria né dell’opera scientifica (semiotica) né del valore politico di entrambe nella sterminata attività di Umberto Eco

credo dunque che la cosa più saggia sia raccontare che cosa ha significato per me e che cosa mi ha dato Umberto Eco in un arco di tempo di 40 anni: da quando lo conobbi sui banchi dell’università, intorno al 1974-75, fino ad oggi, nel momento della scomparsa fisica (lo spirito resta)

negli anni ’70 Eco aveva già prodotto alcuni libri fondamentali, il Trattato di semiotica generale apparso nel 1975 lo consacrava principe della disciplina (almeno in terra italica); fu in quell’anno credo che frequentai un suo seminario a Bologna

era evidente che Eco era pieno di cultura e di erudizione, frizzante e spiritoso, ma subito mi urtò quel modo un po’ nonchalant di fare lezione: il suo continuo divagare da un tema all’altro, una particolare forma di leggerezza che sembrava tradire improvvisazione (se paragonata con il rigore un po’ pedante di altri docenti da me amati), insomma lo stimai, ma nel contempo lo catalogai: docente superimpegnato e famoso che ha poco tempo per gli studenti e per preparare le lezioni

questo stile ovviamente lo avrei riscoperto nelle classiche bustine di Minerva: i suoi vivaci e gustosi articoli di una paginetta pubblicati sull’Espresso ritrovati poi – una volta approdato io nel 1981 in terra germanica – in Die Zeit: a poco a poco cominciai ad amarlo

nel 1986 scoprii una sua definizione dell’ironia che mi sembrava semplice e geniale: „Manche glauben, Ironie bestehe darin, bewußt das Gegenteil dessen zu sagen, was der Fall ist. Tatsächlich besteht sie darin, das Gegenteil dessen zu sagen, was ich glaube, daß es der Fall sei, und was der Adressat meiner Ironie glaubt, daß es der Fall sei, auf Kosten eines Opfers, das nicht glaubt, was wir glauben.“ (Die Zeit , Nr. 41, 5.12.1986); quando – 5 anni dopo – mi ritrovai a collaborare, nel 1991, con il principe assai meno noto della semiotica germanica, Roland Posner, avrei apprezzato in lui e con Eco proprio questo genere di rompicapi; capii dunque che i semplici articoletti… divulgativi che Eco scriveva sulla stampa, erano una forma di complessità ad uso di un pubblico non specializzato ma colto, ed erano una sfida intellettuale formidabile

quando apparve il suo primo romanzo, Il nome della rosa, nel 1980, lo lessi con passione, ma lo trovai un po’ meno straordinario di quanto vari ammiratori lo facevano; questa opinione nel suo fondo l’ho conservata: Eco non era un geniale letterato, era piuttosto un Universalgelehrter e il romanzo, prima che letteratura, era una possibilità in più per dare sfogo al suo irrefrenabile bisogno di pensare analizzare riflettere commentare e, non dimentichiamolo: agire politicamente

nel 2006 mi trovavo ad un convegno scientifico a Bielefeld, là conobbi un informatico pure lui entusiasta di Eco, ricordo che gli dissi: ecco, è come se Eco avesse scritto i suoi libri scientifici per spiegare i suoi aforismi (le bustine di Minerva) – e non viceversa

insomma, per capire le bustine di Minerva occorre saperne tante e se io le avevo inizialmente sottovalutate credo dipendesse da questo: non ero abbastanza colto per poterle leggere

nel 2004, in una delle sue „bustine“, lessi una specie di recensione del libro di Peter Hopkirk (1990), Il Grande Gioco; era una recensione favolosa piena di incredibili citazioni come la seguente: „si scopre che monarchi e sultanetti […] erano impegnati in un gioco talora mortale con Inghilterra e Russia ma di queste nazioni avevano nozioni vaghissime […] tanto che uno di questi reucci domanda orgogliosamente un giorno all’inviato inglese se la regina Vittoria possiede venti cannoni come lui“

subito decisi di comprare il libro e vorace ne lessi le oltre 600 pagine; arrivato in fondo mi dissi: beh certo, carino, ma tutti i passaggi migliori si trovavano già citati nella recensione di Eco; fu allora che appresi come leggere un libro significhi ridurlo a un paio di citazioni fondamentali e facilmente memorizzabili – provate a rifletterci: 600 pagine condensate con perfetto equilibrio e scelta in una paginetta, un’impresa ciclopica!

nel 2010 decisi di rileggere Il nome della rosa, forse – mi dissi – l’ho sottovalutato a torto;

ancora una volta Eco mi sorprese e mi beffò: un libro certo piacevole e interessante, che credevo di aver capito a fondo, mi rivelava nuove sfaccettature, era la dimostrazione di quanto aveva scritto Eco in anni giovanili: l’opera riuscita è un’opera aperta, la puoi rileggere cento volte e scoprirai sempre qualcosa di nuovo

che cosa avevo scoperto?

in un saggio del 1983 Eco reinterpreta in chiave semiotica (teoria dei segni e degli indizi) un celebre passo dello Zadig di Voltaire qua citato:

“Giovanotto,” gli disse il primo eunuco, “non avete per caso visto il cane della regina?”
Zadig modestamente rispose:
“Si tratta di una cagna e non di un cane.”
“Avete ragione,” ammise il primo eunuco.
“È una cagnetta spagnuola,” aggiunse Zadig, “ha partorito da poco, zoppica con la zampa sinistra anteriore ed ha le orecchie molto lunghe.”
“L’avete dunque vista,” disse trafelato il primo eunuco.
“No,” rispose Zadig, “non l’ho mai vista, e non ho mai saputo che la regina avesse una cagna.”

implacabile come un freddo computer, una sorta di Hal 9000, Zadig leggendo i segni e le tracce del mondo ricostruisce infallibilmente a partire da essi il reale, l’esistente, senza neppure doverlo conoscere

Eco aveva già utilizzato qualche anno prima la storia di Voltaire riadattandola al suo protagonista; ma diverso è l’atteggiamento di Guglielmo il quale – con ben altra passione e nella consapevolezza del rischio – spiega come ha potuto riconoscere il cavallo Brunello a partire da vari segni sparsi, però – a differenza di Zadig – ammette che nulla garantiva di azzeccarci

Io non sapevo quale fosse l’ipotesi giusta sino a che non vidi il cellario e i servi che cercavano con ansia. E allora capii che l’ipotesi di Brunello era la sola buona, e cercai di provare se fosse vera, apostrofando i monaci come feci. Vinsi, ma avrei anche potuto perdere. […] mi hanno creduto saggio perché ho vinto, ma non conoscevano i molti casi in cui sono stato stolto perché ho perso […] (308)

ma il discorso prosegue e diventa un apologo del razionalismo fallibilista (alla Popper) contrapposto al fanatismo di chi crede in una sola definitiva verità:

“Ma allora,” ardii commentare, “siete ancora lontano dalla soluzione…”
“Ci sono vicinissimo,” disse Guglielmo, “ma non so a quale.”
[…]
“E voi,” dissi con infantile impertinenza, “non commettete mai errori?”
“Spesso,” rispose. “Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno.”
[…] Egli […] si divertiva a immaginare quanti più possibili fosse possibile.
(308-309)

chi è insomma questo Guglielmo indagatore e detective, protagonista assoluto di un Umberto Eco che si è appena scoperto scrittore?
Guglielmo è, realisticamente nel romanzo, un monaco con le sue convinzioni da monaco ed è, in maniera un po’ surreale e fantascientifica, al di sopra del suo tempo e dei limiti del tempo; Guglielmo è – credo – Eco stesso, che cerca di capire il presente: gli anni ’70 in Italia, un’epoca di lotte sociali e di radicalismi che sfociano nel terrorismo

in generale Guglielmo è l’uomo della moderazione, ma il dilemma centrale – forse in omaggio allo spirito del tempo in cui viveva il suo autore – lo si trova nelle molte pagine dedicate agli eretici; dunque: chi sono gli eretici, da un lato, e i rinnovatori all’interno dell’ortodossia come i francescani, come Guglielmo, dall’altro?

nel ritratto del saggio Ubertino Eco, pardon Guglielmo, suggerisce un’interpretazione formidabile, che è anche un trattato di Realpolitik in poche righe:

“È, o è stato [Ubertino], per molti aspetti, un grande uomo. Ma proprio per questo è strano. Sono solo gli uomini piccoli che sembrano normali. Ubertino avrebbe potuto diventare uno degli eretici che ha contribuito a fare bruciare, o un cardinale di santa romana chiesa. È andato vicinissimo a entrambe le perversioni. Quando parlo con Ubertino ho l’impressione che l’inferno sia il paradiso guardato dall’altra parte.” (73)

Eco è l’uomo dal fine e affascinante intelletto, ma è stato per me – sempre più fortemente con il passare degli anni – il pensatore politico che ha saputo guarirmi dal mio infantile estremismo e nel contempo preservarmi dal moderatismo senile, incline al compromesso e al quieto vivere – le sue polemiche contro il fondamentalismo, anche di sinistra, non rappresentano l’abbandono di posizioni ideali e di principî irrinunciabili, ma sono forse la prova di un estremismo equilibrato (che ossimoro!) sempre pronto ad accapigliarsi con pacata arguzia con tutte le forme di semplificazione del mondo nel nome della ricerca permanente:

Quindici giorni fa ho protestato contro un invito al boicottaggio delle istituzioni accademiche e degli intellettuali israeliani, firmato anche dal mio amico Gianni Vattimo. […]
Insomma, Amos Oz non lo vogliono a Mea Shearim (il quartiere dei fondamentalisti di Gerusalemme) e non lo vogliono a Torino […]. Dove deve andare questo ebreo errante?
(bustina di Minerva del 3.6.2010)

Pericle era un figlio di buona donna – ha scritto Eco in un saggio ripreso da Repubblica (14.1.2012) – e allora subito mi chiesi: ma come! Pericle il mito della democrazia greca?

Eco spiega che un celebre discorso di Pericle è in realtà il discorso di un guerrafondaio; incerto se prestare fede a Eco andai a leggermi la biografia di Will che conoscevo come lo storico che aveva dato un brillante ritratto „di sinistra“ delle plebi e del mob romani
scoprii allora che la figura di Pericle è avvolta nelle nebbie del passato; pochissimi sono i dati certi sulla sua vita e le sue opinioni; uno di questi è la legge sulla cittadinanza: Pericle fece una legge che riconosceva la cittadinanza ateniese soltanto a coloro i cui genitori fossero entrambi cittadini ateniesi – insomma un Pericle che mostra preoccupanti affinità con le ali destre dei partiti governativi di sempre

ancora una volta Eco aveva riassunto in una frase – „figlio di buona donna“ – un giudizio politico fondato, che colpiva nel segno, anche al di là di quanto da lui scritto

ma il merito principale di Eco fu quello di avermi costretto a leggere una biografia di Pericle così come 8 anni prima mi aveva costretto a leggere le 600 pagine del Grande gioco poi a rileggere il suo primo romanzo e infine il romanzo autobiografico di Amos Oz, Eine Geschichte von Liebe und Finsternis; qui l’amico di Amos Oz, Efraim Avnery, ribatte all’ancor giovane scrittore che aveva appena definito „assassini“ i palestinesi contro i quali lui e l’amico stanno combattendo

Wen wundert es, daß sie gegen uns die Waffen erhoben haben? Und jetzt, nachdem wir sie besiegt haben und Hunderttausende von ihnen in Flüchtlingslagern leben – was denn, erwartest du etwa von ihnen, daß sie sich mit uns freuen und uns alles Gute wünschen?

se nel 2012 mi trovavo a leggere, a stupirmi, a imprecare su un mondo che costringeva la razionalità e l’intelligenza a fare simili irrefutabili constatazioni, lo dovevo anche a Umberto Eco

la sua lezione: non basta leggere una fulminante bustina di Minerva o un agile saggio per capire il mondo, occorre leggere molto molto di più e alla fine forse si potrà capire davvero la bustina di Minerva, si potrà capire qualcosa del mondo e magari, come Eco ha cercato di fare per una vita con la sua opera di erudito e scettico indagatore, si potrà tentare di cambiarlo – il mondo
in meglio
almeno un poco

Massimo Serenari