1

Riflessioni di Federico Quadrelli sulle elezioni

Le elezioni politiche sono ormai alle nostre spalle. Questa volta mi trovo a scrivere una riflessione post voto nei panni non solo di un militante e dirigente locale del PD, ma da candidato alla Camera dei Deputati per l’Estero che, nonostante un ottimo risultato in termini di preferenze personali, non è stato eletto.

Una prima considerazione è personale: nonostante la mancata elezione non posso che essere molto soddisfatto e felice di avere superato le 13 mila preferenze, con le poche risorse economiche ed il poco tempo a disposizione, con un collocamento in lista non particolarmente favorevole, né aiuti di altro genere dalle strutture di partito. Un esito inaspettato per me, ma anche per molti altri, compresi coloro che forse avevano immaginato un risultato negativo e che invece non c’è stato: anzi! Questo ci dice che sì, le persone fanno la differenza e si può essere competitivi e ripartire, con ancora maggiore forza e determinazione di prima per cambiare le cose. Non mancherò di provarci, questa è una promessa. Lo devo a tutte quelle persone, tante, che mi hanno aiutato e sostenuto, a quelle persone con cui mi sono confrontato e che hanno vinto lo scetticismo inziale e hanno deciso di darmi fiducia. Lo avevo detto, e lo farò, eletto o meno, non verrò meno a nessuno dei miei propositi. Credo che anche così si possa ricostruire un legame di fiducia con l’elettorato. Senza nascondersi e senza retoriche.

La seconda considerazione è politica e riguarda il partito e più in generale il destino della sinistra nel nostro paese. Nonostante il recupero timido di appena un punto percentuale rispetto al 2018, il PD resta secondo partito mentre Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni vince. C’è di più: vince una coalizione, che nonostante le divergenze, come sempre, riesce a stare insieme nei momenti cruciali della vita politica, ossia quelli del voto. A sinistra, invece, continua lo spacchettamento all’infinito in tanti orticelli delle vanità, concetto che ho usato per la prima volta qualche anno fa e che trovo sempre molto pertinente ed utile. Sì, non ci sono motivazioni ideologiche tali da tenerci separati sempre, a sinistra, ma ogni leader di turno vuole avere il suo brandello di spazio di visibilità. E quindi eccoci smarriti nella giunga dei partitini personali dell’1 o 2% se va bene. Alla base di tutto c’è un’orribile legge elettorale, quella ideata da Rosato e che porta il suo nome, che produce effetti assurdi. Una legge che, dopo lo sciagurato e sbagliato taglio del numero dei parlamentari doveva essere cambiata in senso proporzionale, e che invece è rimasta lì.

A tal proposito resto convinto che l’opzione migliore sia una legge sul modello tedesco con lo sbarramento al 5%, dove le coalizione si fanno ex-post e non ex-ante. Perché l’idea maggioritaria spinge a coalizioni spurie, prive di condivisione di ideali, litigiose e instabili che solitamente il giorno dopo le elezioni finiscono, o, se si è fortunati, dopo qualche mese dall’inizio di un tentativo di governo. Un problema serio, che andrebbe affrontato con una riforma dei regolamenti parlamentari e con l’introduzione di una legge sui partiti. Di questo ne ho scritto nel 2020 con la prof.ssa Anna Mastromarino su Immagina, purtroppo il dibattito si arenò lì, con l’ennesima crisi di governo.

Al netto di questo aspetto oggettivo e tecnico, comunque, c’è una questione di fondo che riguarda la natura stessa del Partito Democratico da un lato e della sinistra in Italia dall’altro. Mi verrebbe da dire che in realtà la Sinistra in Italia è morta o è moribonda da un po’. Ma in realtà non è così: la sinistra è viva nel Paese, con i suoi ideali e con le sue aspirazioni, ma non trova una vera rappresentanza partitica. Ci sono troppi distinguo: centinaia di sfumature di sinistra, per ogni gusto e stagione negli orticelli delle vanità. Tuttavia, il PD, con tutti i problemi che ha, le scissioni subite e le incoerenze ed ambiguità interne – che ci sono, e non vanno confuse con la giustissima questione della pluralità di idee e opionioni –, è lì con il suo zoccolo duro di votanti, ed è sempre il secondo partito del paese ed il primo per l’opposizione, oggi. C’è un patrimonio elettorale che non può semplicemente essere preso e gettato alle ortiche nella convinzione (ma veramente?) che una volta cancellato tutto, si possa ripartire felici e contenti e con praterie infinite, con mezzo balletto.

Per questo credo che sia un errore parlare di scioglimento del Partito Democratico, così come credo sia abbastanza banale l’idea che cambiare il nome possa aiutare minimamente a rendere il progetto più credibile e forte, altro sarebbe se invece si facesse da parte gran parte del gruppo dirigente che è stato co-autore di questi fallimenti. Questo sarebbe certamente d’aiuto, ma comunque, questo, come le altre cose non risolverebbero il problema di fondo: quello ideologico-programmatico.

Nel 2018 sono interventuo all’incontro degli under 35 del PD a Roma, all’assemblea dei CentoFiori, dove affermavo che “non possiamo riconquistare fiducia se non siamo credibili, e se non siamo credibili è perché non siamo coerenti, o per lo meno non lo siamo stati” e continuavo suggerendo che si poteva tornare ad essere credibili “rispettando i nostri valori ed orizzonti”, iniziando col rispondere a tre interrogativi: (1) chi siamo? Ossia il problema della nostra identità, siamo un partito socialdemocratico – come io auspicherei –, o siamo altro? (2) che cosa vogliamo fare? Ossia il problema del contenuto, o meglio, la basa ideologico-programmatica, e (3) ultimo interrogativo quello sul metodo, ossia come lo vogliamo fare e – aggiungo – con chi?

Questo mio intervento, che trovo ancora molto attuale, era inserito in una riflessione sulla riforma del Partito e del suo statuto, cosa che sarebbe poi accaduta. Per altro, per il PD Estero, sono stato proprio io a coordinare i lavori di quella Commissione. Tuttavia, il cambiamento radicale che era necessario non c’è stato veramente. Oggi, dopo la terza sconfitta consecutiva finalmente il Segretario Enrico Letta ha aperto una fase rifondativa del partito, annunciando il congresso che dovrà però essere fatto con un percorso nuovo, anche se lo trovo molto complesso e macchinoso. E quindi, non so se sarà efficace, ma è bene che si inizi a parlarne e lo si faccia nella consapevolezza che o cambiamo veramente, o al prossimo giro non esistiamo più.

Prima di tutto credo che sia necessario aprire il dibattito per la rifondazione del partito alla partecipazione attiva di iscritte ed iscritti, dei circoli e delle federazioni, dell’Assemblea Nazionale e delle sue/dei suoi delegati, ma anche ai sindacati, alle associazioni ambientaliste, quelle per i diritti delle donne, delle persone lgbtqi, dei movimenti per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, le reti di italiane ed italiani all’estero. Chiedere il contributo di idee ai mondi che più di tutti in questi anni hanno sofferto la precarietà ed i suoi effetti e subito i danni delle crescenti disuguaglianze economiche e sociali, penso ai giovani, al mondo della ricerca e della scuola, della sanità pubblica, delle nuove professioni, per citarne alcuni ma la lista può continuare. Insomma, una mobilitazione ampia, nazionale e transnazionale perché il potenziale del PD è enorme, solo che il PD stesso non lo sa o fino ad oggi non ha voluto vederlo.

Poi, visto che credo che non si debba archiviare questa esperienza e buttare via il partito e tutto ciò che (ancora) rappresenta, servirà intervenire a fondo nel funzionamento del partito stesso: possiamo anche cambiare il nome, aggiungere non so, un elemento qualificante come il riferimento alla socialdemocrazia (immagino ci saranno divergenze…), ma non basta se poi le regole e le strutture son le stesse. Quindi, credo che serva (1) una struttura capace di raccogliere le istanze dal basso verso l’alto, per alimentare costantemente la costruzione della base programmatica del partito, che valorizzi la dimensione territoriale, che è indispensabile, altrimenti senza radicamento non si vincono le battaglie politiche, e prenda atto delle profonde trasformazioni sociali e tecnologiche che nel post pandemia abbiamo vissuto, ossia la possibilità di fare politica anche “online”, ampliando le relazioni nel tempo e nello spazio grazie a questi nuovi strumenti di comunicazione e (2) un set di regole chiare e trasparenti sulle modalità con cui si forma e seleziona la classe dirigente ad ogni livello e come si costruiscono quindi anche le candidature, tema serio che impatta notevolmente sulla qualità della politica che il partito poi realizza quando è in Parlamento e che può incidere negativamente sul rapporto di rappresentanza (chi rappresentiamo e come?). Infine (3) dobbiamo fare uno sforzo tale, dal punto di vista ideologico, programmatico ed organizzativo, che avvicini quelle realtà ancora esterne, che sono scettiche se non addirittura ostili per via della poca trasparenza dei nostri processi interni, per la mancata inclusione delle varie istanze che rappresentanto e per le troppe eclatanti incoerenze delle classi dirigenti degli ultimi dieci anni, ma che potrebbero essere parte coerente, e lo ripeto “coerente” dal punto di vista ideale, di un progetto che per me deve avere pochi ma saldi valori: il principio di solidarietà, l’aspirazione alla realizzazione di una società tollerante ed inclusiva, la realizzazione della giustizia sociale e dunque il perseguimento di un’equità di fatto, dal punto di vista economico e sociale (chi ha di più contribuisce di più) e naturalmente anche ambientale. Questo ci permetterà di identificare senza ambiguità gli interlocutori con cui è realmente possibile fare un ragionamento rifondativo e costituente allo stesso tempo, uniti nelle reciproche diversità, diversità che però non ci sono sui principi di base e rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere e rispetto all’orizzonte a cui vogliamo guardare: la costruzione di una società più equa, solidale e giusta.

Federico Quadrelli




Il Circolo si rinnova

In data 6 dicembre 2021 si è giunti a scadenza naturale del mandato quadriennale di circolo. Sono state votate le seguenti persone alle cariche vacanti:

Arturo Bjorklund Winters alla Segreteria

Alberto Vettese alla Vicesegreteria

Viviana Vacante alla Presidenza

Federico Quadrelli alla Vicepresidenza

Pierantonio Rumignani alla Tesoreria

Valentina Vighetti, Valentina Piacentini, Valentina Zacharias nel Direttivo

Alessandro Gianesini, Annalisa Morelli, Luca Landoni alla Commissione di Garanzia

Clara West, Debora Rossi e Piero Sassi all’Ufficio Adesioni.

Le elezioni si sono svolte online date le circostanze pandemiche. I votanti sono stati 19 su 23 registrati (partecipazione equivalente al 83%). I risultati sono visibili al seguente indirizzo: https://secure.electionbuddy.com/results/LMN2F8WKQ76T




IL SALARIO MINIMO IN ITALIA. UNA PROSPETTIVA EUROPEA

AGORÀ DEL PD BERLINO E BRANDEBURGO E DEL PD TRIUGGIO

Link al documento

Ringraziamo tutte le persone che hanno contribuito con input ed idee durante la discussione del 22.11.2021 e con messaggi sulla pagina dell’Agorà. In particolar modo ringraziamo gli ospiti, Simone Oggionni, Emanuele Felice, Giorgia D’Errico, il Circolo PD Copenaghen ed Articolo 1.

 

L’introduzione di un salario orario minimo in Italia è un tema politicamente attuale e rilevante. A livello europeo è in corso una discussione proprio in questi giorni per approvare un perimetro generale di regole entro cui i Paesi membri possano poi legiferare in modo autonomo. L’esperienza recente della Germania ha dimostrato che la misura non produce effetti negativi sull’econonomia, né contrazioni dei salari: tutt’altro. Milioni di lavoratrici e lavoratori di settori in cui i salari erano bassi o bassissimi, al di sotto della soglia di povertà, hanno visto migliorare concretamente la propria condizione di lavoro. La Commissione istituita per vigilare sull’andamento del salario orario minimo ha già provveduto ad innalzare da 8,5 a 9,5 Euro lordi. Nella prima bozza di accordo tra FDP, SPD e Verdi è indicato nero su bianco l’innalzamento a 12 Euro lordi l’ora. Il Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) di Berlino ha recentemente osservato che lo strumento è risultato efficace, ma non sufficiente. Per esempio, l’istituto suggerisce di non focalizzarsi solo sull’innalzamento della retribuzione oraria lorda minima, ma anche di intervenire su altre questioni, quelle legate al contrasto del lavoro nero, agli investimenti nella formazione professionale così come quelle legate alla riforma delle forme di contratto per ampliare le tutele che, ad oggi, nonostante il salario orario minimo risultano deboli per molte lavoratrici e molti lavoratori.

Alla luce di queste considerazioni, delle esperienze maturate in altri Paesi – come in Germania –, e delle specificità del caso italiano, la nostra Agorà si è concentrata su due dimensioni: (1) una tecnica relativa al valore adeguato di un salario orario minimo, anche in riferimento alle direttive europee attualmente esistenti e in discussione; (2) la modalità in cui questo intervento debba realizzarsi in una prospettiva sistemica che tenga in conto le riforme del welfare e del sistema tributario, affinché siano indirizzate realmente al principio di progressività e dunque d’equità.

Alla base di questa complessa e ricca discussione ci sono (1) la consapevolezza che finalmente possiamo capovolgere un paradigma, quello neoliberista, che fino ad oggi ha guardato alla “flessibilità salariale” e alla precarizzazione, producendo una rincorsa al ribasso dei salari stessi e dunque ad un progressivo impoverimento di ampie fasce di popolazione che, nonostante siano
impegnate in attività lavorative, si sono ritrovate sempre a rischio di esclusione sociale: i cosiddetti “lavoratori poveri”, che in Italia sono circa il 12%; (2) che per poter realizzare questa rivoluzione di paradigma occorra mettere il tema del “lavoro” al centro dell’agenda politica del PD e dell’alleanza a sinistra necessaria per poter portare avanti un progetto convincente e realizzabile di superamento dello status quo.

In sintesi, le proposte emerse dalla discussione dell’Agorà da noi promossa sono le seguenti:

(1) La discussione sull’introduzione di un salario orario minimo in Italia deve essere portata avanti con un dibattito sulla riforma della legge sulla rappresentanza sindacale e sulla contrattazione collettiva; questo perché in Italia i contratti collettivi giocano un ruolo importante da cui non si può prescindere;

(2) Seguendo le indicazioni dell’UE discutere l’introduzione di una soglia per il salario orario minimo in Italia a livello nazionale senza differenziazioni regionali, fissando il valore tra 8 e 9 Euro lordi l’ora, almeno, compresa la tredicesima; coprendo quasi la totalità dei lavoratori poveri attualmente stimati in Italia senza superare eccessivamente le indicazioni dell’UE;

(3) Legare l’introduzione del salario orario minimo a una ottimizzazione degli strumenti di welfare e tutela sociale (tra cui il reddito di cittadinanza) e ad un rafforzamento importante delle politiche attive del lavoro, come suggerito per il caso tedesco dal DIW, includendo anche il contrasto al lavoro nero;

In conclusione, nel programma del Partito Democratico e dell’alleanza di centrosinistra alternativa alle destre, alla luce anche del lavoro di approfondimento portato avanti nel 2020 dalle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, che ha portato anche una parte del sindacato a interrogarsi e a contribuire alla discussione, riteniamo si debba mettere al centro una vera battaglia per il lavoro dignitoso. Questo significa in primis introdurre un salario orario minimo che porti fuori dalla povertà i milioni di lavoratrici e lavoratori poveri (circa 3 milioni di persone). Servirà farlo nel quadro di una proposta ambiziosa ed organica che preveda una legge sulla rappresentanza e rafforzi lo strumento dei contratti collettivi nazionali, che fissi il valore del salario orario ad almeno 8 Euro lordi (con tredicesima), che riformi ed ottimizzi il Reddito di Cittadinanza e le politiche sociali (welfare) e che dia centralità alle politiche attive del Lavoro e alla questione della formazione professionale.

Federico QUADRELLI                                                                                 Lorenzo SALA

Segretario PD Berlino e Brandeburgo                                                 Segretario PD Triuggio

 

__________________

Photo by Mathieu Stern on Unsplash




Indizione del congresso di circolo 2021

Si riporta ex Art. 4 regolamento per la presentazione delle candidature alla segreteria del circolo

Berlino, 05.10.2021

 

Oggetto: Indizione del Congresso del Circolo PD di Berlino e Brandeburgo, 6 dicembre 2021 

 

Care iscritti, cari iscritti,

con la presente indico il Congresso del nostro Circolo per il giorno 6 di dicembre 2021 per il rinnovo delle sue cariche elettive.

Tale data è stata stabilita con delibera dell’Assemblea del 21 settembre scorso. In tale data si è anche proceduto, secondo la nostra prassi, a nominare la Commissione per il Congresso che è composta dai membri della Commissione di garanzia, Ilario Nocentini e Filippo Matteini, e da Francesca Indorato.

La Commissione di Congresso, altrimenti Presidenza del Congresso, avrà il compito di organizzare e gestire il Congresso. Accludo quindi una sua comunicazione a voi indirizzata con le prime indicazioni relative al processo e il relativo modulo per la presentazione delle candidature a Segretario con preghiera del suo utilizzo da parte degli interessati.

Per facilitare i necessari riscontri da parte vostra accludo alla presente comunicazione copia dello Statuto, con le debite modifiche recentemente approvate, e il Regolamento per la presentazione delle candidature alla Segreteria del nostro Circolo.

In tempo utile verrà convocata la Assemblea relativa secondo i termini previsti dal nostro Statuto che richiede un preavviso di tre settimane.

Nel caso di quesiti o dubbi prego gentilmente di volersi rivolgere direttamente alla Commissione per il Congresso utilizzando il suo indirizzo email riservato come indicato nella comunicazione acclusa:

                                                                                      congresso@circolopdberlino.com

Rimanendo naturalmente a disposizione di tutti invio i miei cari saluti

f.to
Presidente

Allegati: Comunicazione Presidenza del Congresso, Modulo di presentazione delle candidature, Statuto, Regolamento per la presentazione di candidature alla Segreteria [gli allegati sono stati inviati per email a tutti gli iscritti via ML]