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Il Partito Democratico secondo iscritte ed iscritti

 

Il 17 aprile 2021 il neoeletto Segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, aprendo l’Assemblea Nazionale ha parlato dei risultati emersi dall’analisi dei Vademecum arrivati da parte di centinaia di circoli in Italia e all’estero. Secondo i dati forniti, i Vademecum ricevuti sono stati 1.972 da parte di 2.949 circoli. Un ottimo esempio di partecipazione e vitalità, come evidenziato anche da Letta.

Ma veniamo ai contenuti: lavoro, Europa e giovani sono le parole chiave emerse maggiormente nei testi inviati dai circoli PD. Queste parole esprimono chiaramente anche delle “urgenze programmatiche” a cui il Partito Democratico deve dare quanto prima risposte. L’impegno che viene chiesto al PD dalle proprie iscritte e dai propri iscritti è quello di combattere le ingiustizie e le disuguaglianze economiche e sociali, dal punto di vista geografico (divario nord/sud) e da quello generazionale (patto tra le generazioni). Si tratta dei grandi temi del momento e del domani: senza una società più equa non può esserci un futuro migliore per le generazioni più giovani. Le cose vanno di pari passo.

Un altro aspetto importante riguarda il rapporto tra diritti economico-sociali e quelli civili. Una certa retorica – a destra come a sinistra, purtroppo – tende a contrapporre questi diritti, eppure, come giustamente evidenziato anche da Letta, non c’è progresso se non teniamo insieme questi diritti. Ed è anche quello che qualche giorno fa mi sono sentito di scrivere a Sahra Wagenknecht, esponente di spicco del partito Die Linke in Germania, che in un’intervista parlava di un’eccessiva attenzione ai diritti civili da parte di quelli che lei definisce, con tono sprezzante, i “Lifestyle-Linke”. Un errore notevole di prospettiva, poiché, come le scrivevo, la sinistra, progressista ed emancipatrice, è una forza che deve unire e non dividere. Questo è l’elemento distintivo della lotta per i diritti, perché la sinistra non scinde i diritti economico-sociali da quelli civili. La destra sì, perché la logica delle forze di destra è quella di spaccare e mettere gruppi sociali e minoranze le une contro le altre. A questo gioco noi, in quanto socialdemocratici non dobbiamo prestarci.

C’è poi tutta la questione dell’identità e del dove vogliamo andare. Nel 2018, intervenendo all’Assemblea CentoFiori a Roma, indetta dall’Eurodeputato PD Brando Benifei, a cui parteciparono Zingaretti e Martina, dissi alcune cose: in primis, che “non possiamo riconquistare fiducia se non siamo coerenti”, coerenti rispetto a idee, valori e al nostro agire politico. E dicevo che era necessario rispondere ad alcune domande: chi siamo, cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare e con chi. Mi sembra che lentamente arrivino anche le risposte.

Una cosa molto importante, poi, emerge dal fatto che il 73% dei rispondenti nel Vademecum indicano per il PD la necessità di avere maggiore democrazia interna. Questo si può ottenere solo in due modi: da un lato con una legge sui partiti che regolamenti, a livello nazionale il funzionamento di tutte le formazioni politiche, esattamente come avviene in Germania, dall’altro, attraverso una vera rivoluzione interna e modifica radicale dello Statuto nazionale: servono procedure diverse di composizione dell’Assemblea Nazionale, così come delle candidature a ogni carica istituzionale. Il legame col territorio e dunque il fatto che ciascun territorio possa indicare le proprie candidature, al di là di scelte di corrente o d’imposizioni dall’altro. Sono temi urgenti, ma il coraggio di metterci mano, fino a oggi, non c’è stato. In merito, poi, parlando anche della legge elettorale, ne ho scritto assieme alla prof.ssa Anna Mastromarino per Immagina.

Questa prospettiva emerge poi anche in merito alla “democrazia malata”, quella dell’Italia. Per questo un tema importante ricoprono anche le questioni relative alle riforme istituzionali. Da fare bene, però. Anche su questo le idee però divergono molto, nell’articolo per Immagina, con la prof.ssa Mastromarino ho provato a dire la mia. Uno sbarramento al 5% o al 4% in Italia aiuterebbe già moltissimo, poiché sono troppi gli “orticelli delle vanità”, quasi esclusivamente a sinistra o al centro. Una quantità di voti dispersi in formazioni che nascono per essere al servizio di un leader, in quanto formazioni personalistiche e spesso con un solo scopo: danneggiare proprio il campo a cui dovrebbero – in teoria – appartenere. Ecco, se uno sbarramento ci fosse, sarebbe già un incentivo all’aggregazione. Infine, c’è la questione dei regolamenti parlamentari. Fa sempre scandalo, in Italia, l’assenteismo di elette ed eletti. Si introducano norme interne che sanzionano elette ed eletti che non partecipano alle sedute, decurtando lo stipendio, come accade in Germania. Si inseriscano modalità che penalizzino i “cambi di casacca” e si torni a una sana democrazia dei partiti, partecipativa e partecipante. Se i temi discussi diventassero la sostanza per un programma del PD, ecco che avremmo la capacità, come partito e come comunità, di tornare a riconquistare fiducia e credibilità, ma solo se alle “parole” seguiranno i “fatti.”

Federico Quadrelli

Segretario PD Berlino e Brandeburgo

 

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Fonte immagine: IM_Enrico_Letta-640×350.jpg (640×350) (newsmondo.it)




NICOLA ZINGARETTI RITIRI LE DIMISSIONI: SERVE RIPENSARE IL PARTITO, NON BASTA CAMBIARE UN SEGRETARIO

La notizia che circola da ieri circa le dimissioni da Segretario Nazionale del PD, Nicola Zingaretti, ci ha spiazzati. Nel 2018, dopo elezioni disastrose che ci hanno consegnato ai minimi storici e con tutti a scommettere sulla scomparsa del PD, abbiamo vissuto una rinnovata spinta alla partecipazione con primarie aperte che hanno sorpreso tutte e tutti noi. Zingaretti ha ottenuto un risultato straordinario, non solo in termini %, ma anche per la forte partecipazione da parte di elettrici ed elettori, in Italia come all’estero.

 

Abbiamo condiviso la sua leadership, fatta di pazienza, impegno e voglia di ricostruire il tessuto lacerato della nostra comunità democratica, che sembrava destinata a dissolversi. Invece, ci siamo messi in gioco, di nuovo, ciascuno nei propri ambiti di responsabilità e impegno per rilanciare il PD come progetto comunitario, fatto di persone, storie e valori.

 

Abbiamo condiviso l’obiettivo di riformare il partito, il cambio nello stile politico, la capacità di tenere insieme, nonostante le enormi difficoltà – che oggi emergono in modo prepotente – visioni a volte molto diverse fra loro.

 

Le dimissioni del Segretario Nazionale, specie in un momento così grave per il Paese, non possono essere d’aiuto né al PD, né al governo. C’è bisogno di una guida saggia e dotata di autorevolezza. Nicola Zingaretti ne discuta con delegate e delegati all’Assemblea Nazionale e sia pronto a ritirare le sue dimissioni.

 

Quello che occorre è un partito rinnovato, e per fare ciò non basta cambiarne il Segretario. Si aprirebbe un’ennesima lotta interna per il potere, mentre i temi veri, quelli che occorre con urgenza discutere, scivoleranno nuovamente al fondo delle priorità.

 

Passiamo dai tatticismi interni alla creazione di una strategia politica di lungo periodo: dobbiamo dare nuovo slancio alla partecipazione delle donne, dei giovani, delle minoranze; tornare a parlare a fasce di popolazione che, oggi più che mai, dopo la crisi sanitaria ed economico, sono ai margini ed hanno visto peggiorare la qualità della propria vita. Il Partito Democratico metta in discussione se stesso, in toto: a seguito alla revisione di processi e strutture serve un passaggio successivo di azione, ideale e programmatico, per costituirci come un vero e proprio partito socialdemocratico, ecologista e progressista, che abbia come bussola i valori della solidarietà, dell’equità e della giustizia sociale, in ogni loro declinazione.

 

Il lavoro fatto fino ad oggi non basta, occorre fare di più, ma la strada era quella giusta. L’abbiamo condivisa e vogliamo che questo sforzo continui. Si mettano da parte egoismi, ambizioni ed opportunismi di breve respiro: il PD è un riferimento imprescindibile per ogni alternativa alle destre. Ed oggi è ancora più importante di ieri, che le identità non si annacquino in un’esperienza di governo emersa da uno stato di profonda crisi ed emergenza, a causa di scelte irresponsabili e autolesioniste.

 

Per questo, da iscritte ed iscritti, da militanti o dirigenti locali, e soprattutto da cittadine e cittadini, chiediamo che il Segretario Nazionale Nicola Zingaretti pissa proseguire il suo lavoro di riforme, come da mandato dato dalle primarie fino alla naturale conclusione di questa esperienza. E sollecitiamo con forza tutte le componenti del partito ad esercitare un senso di lealtà e responsabilità che guardi lontano.

 

Confidiamo che l’Assemblea Nazionale sia l’occasione per aprire un percorso, con la guida di Zingaretti, che abbia come obiettivo una vera e profonda analisi, discussione e riforma del partito, ad ogni livello. Le domande che ci dobbiamo porre sono semplici: chi siamo? cosa vogliamo? con chi e con quale metodo vogliamo lavorare?

 

Federico Quadrelli (Ass. Nazionale/Germania), Marisa Barbato (Ass.Nazionale/Brasile), Massimiliano Picciani (Ass. Nazionale/Francia), Michele Schiavone (Ass.Nazionale/Svizzera), Isabella Weiss (Ass.Nazionale/Svizzera) , Gabriel Puricelli (Ass.Nazionale/Sud America) , Nicoletta Leo (Ass.Nazionale/Nord Europa) , Giorgio Laguzzi (Ass.Nazionale/Germania), Lara Galli (Ass.Nazionale/Germania) , Chiara Dellapasqua (Ass. Nazionale/Belgio), Alessandra Buffa (Ass. Nazionale/Belgio), Grazia Tredanari (Ass.Nazionale/Nord America), Orazio Puccio (Ass. Nazionale/Spagna), Roberto Stasi (Ass. Nazionale/UK), Marco Onorato (Ass. Nazionale/Lussemburgo), Pasquale Matafora (Ass.Nazionale/Sud America) , Andrea Lanzi (Ass. Nazionale/Brasile), Salvatore Riggio (Ass.Nazionale/Oceania) , Emilia La Pegna (Ass.Nazionale/Oceania) , Salvino Testa (Ass.Nazionale/Svizzera) , Valeria Zimotti (Ass.Nazionale/Svizzera), Angela Maria Pirrozzi (Ass.Nazionale/Nord America) , Santo Vena (Ass.Nazionale/Svizzera) , Angela Vescio (Ass.Nazionale/Svizzera) , Vincenzo Varresi (Ass.Nazionale/Svizzera) , Annamaria Falcone (Ass.Nazionale/Svizzera) , Antonio Di Bitonti (Ass.Nazionale/Svizzera)  Federico Mori (Ass. Nazionale/Belgio), Elena Raffetti (Scandinavia), Jolanda Pupillo (UK), Francesco Marella (Austria), Santi Donato (UK), Carlo Taglietti (Germania), Flavio Venturelli (Germania), Luca Miggiano (Olanda), Ottavio Perchia (Svizzera), Elio Vergna (Olanda), Piero Rumignani (Germania), Antonio Giannetti (Canada), Michele Testoni (Spagna), Letizia Maulà (Olanda), Marcello Battistig (Olanda)

 

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Fonte immagine: Matteo Nardone/Pacific Press/Ansa




Il Partito Democratico e l’impegno nel nuovo governo Draghi

LA FIDUCIA AL GOVERNO DRAGHI E LE PROSPETTIVE DI QUESTA NUOVA MAGGIORANZA

21 febbraio 2021

La decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di dare un incarico a Mario Draghi per formare un governo “che non si riconosca in nessuna formula politica” ha imposto alle forze politiche di trovare un accordo al di là delle divergenze ideologiche.
Non ci nascondiamo che un governo appoggiato da forze politiche tanto distanti, come il Partito Democratico e la Lega, sia per noi militanti difficile da accettare. Si tratta di una richiesta fatta dal Capo dello Stato per far fronte a una crisi di governo che era priva di ogni fondamento e dunque non necessaria, in un tempo di pandemia globale e grave disagio per milioni di italiane ed italiani.
Abbiamo seguito con apprensione l’evolversi di questa situazione nelle scorse settimane, ma abbiamo maturato la convinzione che il PD non potesse tirarsi fuori da questo governo lasciando nelle mani di una probabile maggioranza politica antagonista i progetti faticosamente scritti per il Next Generetion Plan.
La Direzione Nazionale è stata convocata per due volte e dopo una discussione sono stati votati all’unanimità, la relazione del Segretario Nicola Zingaretti, che indicava la via del sostegno al governo con i partner della coalizione archiviata dallo strappo di Italia Viva – ossia LeU e M5S – e l’appoggio ufficiale al nascente governo Draghi.
Il cambiamento repentino della Lega, che si è ora detta disponibile a sostenere progetti di chiaro stampo europeista è, a prescindere dalla genuinità della scelta, positivo per gli obiettivi che dobbiamo raggiungere.
In occasione della comunicazione al Senato, il Premier incaricato Mario Draghi ha ribadito, tra i molti punti sollevati che qui non possiamo richiamare nella totalità, quattro cose fondamentali: (1) il pieno riconoscimento del governo nei valori europei e la collocazione atlantica delle relazioni internazionali; (2) l’irreversibilità dell’appartenenza al progetto europeo e all’Euro, (3) il fatto che “le missioni potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente” – questo a sostegno del lavoro fatto dai nostri ministri nel Conte-Bis, Gualtieri, Amendola e Provenzano, ed infine (4) impegno a investire oculatamente e al meglio le risorse disponibili, soprattutto quando questo significa un aumento sensibile del debito pubblico: “Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”.
Noi manteniamo la nostra linea politica e valoriale, e consolidiamo l’accordo Leu-M5S-PD con la creazione di un intergruppo che è diretta e coerente conseguenza di quanto votato dalla Direzione Nazionale. Per un coordinamento politico in Parlamento più efficace e forte per contrastare i contraccolpi che, siamo sicuri, arriveranno dalla destra.
Il Partito Democratico, però, dovrà focalizzarsi sui contenuti, per dare l’indirizzo politico di questa all’alleanza, senza dare adito a timidezze o tentennamenti. Le priorità sono certamente:
• la gestione della pandemia Covid19 e la protezione delle fasce sociali più deboli,
• il successo del Next Generation EU con programmi d’investimento volti allo sviluppo sostenibile in un quadro in cui la tutela ambientale sia leva di sviluppo economico;
• l’aumento della popolazione attiva, molto bassa in Italia, dando slancio all’occupazione, soprattutto investendo sulle donne e sulle aree più in difficoltà del paese;
• forte impegno nello sviluppo delle infrastrutture con particolare riguardo al digitale, energia e trasporti
• massima attenzione al miglioramento del funzionamento dello stato, premessa fondamentale per sviluppo futuro del paese, attuando in particolare attese riforme della giustizia e della pubblica amministrazione;
• lotta per la legalità con particolare riferimento al lavoro di contrasto alla corruzione e ai fenomeni mafiosi che tanta parte hanno nel compromettere lo sviluppo del Paese;
• massiccio investimento di idee e risorse nel mondo della scuola, dell’università, della ricerca scientifica;
• riforma e rafforzamento della sanità con un nuovo slancio sulla medicina territoriale;
• La riforma della legge elettorale in senso proporzionale con uno sbarramento al 5%; sul modello tedesco e contestualmente una legge sui partiti;
• Una riforma della fiscalità, affinché sia più progressiva e in senso distributivo per non aumentare il peso fiscale, perseguendo anche una riduzione del cuneo per aiutare il sistema produttivo.

A tale scopo, come comunità di democratiche e democratici abbiamo sentito il bisogno di confermare il nostro appoggio alla linea del Partito Democratico e del Segretario Nicola Zingaretti.
Il PD deve fare ancora molti passi in avanti per migliorare ed evolvere. Restano aspetti contradditori che è necessario ed urgente affrontare. Per questo, assieme al nostro appoggio, indichiamo alcuni temi su cui speriamo a breve il Partito voglia confrontarsi ispirandosi a principi di apertura e dialogo:
• il ruolo delle donne nel partito e lo sviluppo del concetto di parità, da non intendere come una mera ripartizione matematica, ma come rivoluzione culturale profondo;
• il ruolo della militanza attiva e la possibilità di avere una reale formazione politica, anche per rendere le posizioni contendibili sul piano dell’impegno, della storia di ciascuna e ciascuno e delle competenze e capacità
• il ruolo dei giovani, nel partito e nella società, sempre oggetto e mai soggetto delle politiche;
• un rafforzamento della cooperazione internazionale tra partiti fratelli per dare uno slancio alla socialdemocrazia europea ora in sofferenza ed, infine,
• una riflessione interna profonda, che non può essere intesa come mero scontro per cambiare una leadership. Parliamo di cosa vogliamo fare, di come lo vogliamo fare e di quale alternativa possiamo costruire, insieme, come comunità, per sconfiggere le destre.

Circolo PD Berlino e Brandeburgo

 

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Fonte immagine: Huffington Post https://www.huffingtonpost.it/entry/giuramento-del-governo-draghi-perfetti-sconosciuti_it_6027ccf2c5b680717ee80000




Gli interventi in Italia e in Germania contro il Covid19 per la ripresa economica

Abbiamo creato un gruppo di lavoro congiunto che ha elaborato un documento d’analisi economica che abbiamo avuto il piacere e il privilegio di discutere lunedì 21 dicembre 2020 con Emanuele Felice, responsabile nazionale del Partito Democratico. Questo incontro ci ha permesso di raffinare l’analisi e d’integrare il tutto con una riflessione politica. Di seguito il PDF del documento economico-politico che mettiamo a disposizione della comunità del PD nel mondo.

 

Fonte immagine: https://www.ispionline.it/sites/default/files/styles/evidenziato-home/public/field/image/conte-merkel.jpg?itok=UhXECnYX




1° dicembre 2020, Giornata Mondiale contro l’AIDS e cinquantesimo anniversario della legge sul divorzio in Italia

Oggi in data 1° dicembre 2020 si celebra la Giornata Mondiale contro l’AIDS nonché il cinquantesimo anniversario dell’approvazione della legge sul divorzio. Le due ricorrenze coincidono annualmente, anche se sono figlie di due situazioni diverse. La legge italiana sul diritto di aborto, la Fortuna-Baslini, è il frutto di campagne femministe e del movimento del Sessantotto. L’istituzione di una giornata per ricordare le vittime mietute dall’AIDS nel 1988 è il frutto di una cooperazione fra governi impegnati a fronteggiare un’emergenza sanitaria, con caratteristiche diverse, ma similmente emergenziali rispetto all’attuale situazione.

In particolar modo, la piaga dell’AIDS ha colpito sproporzionalmente società e contesti già emarginati al momento della diffusione capillare del virus. Di fatto, l’HIV si diffonde maggiormente in paesi in via di sviluppo dove l’accesso a misure di contraccezione è più difficoltoso e/o manca l’informazione a riguardo. Un simile discorso andrebbe fatto per le gravidanze indesiderate, anch’esse il risultato prevedibile di mancate campagne d’informazione ed emancipazione femminile.

In tale data, è importante ricordare come il diritto alla salute in entrambi i casi può essere garantito offrendo alle persone la possibilità di proteggersi sessualmente, senza che incidano differenze economiche. Si può fare di più: nello specifico, offrire strumenti fisici o chimici (‘pillola’, PrEP, ecc.) per arginare il problema, dal punto di vista della tutela dell’individuo e della sua salute.

Il Partito Democratico si impegna a favorire politiche di scolarizzazione sessuale e affettiva, anche sui sopraccitati temi. Un problema emerso a più riprese è la propaganda politica portata avanti da soggetti che non hanno a cuore la vita e il destino delle persone che dichiarano di voler proteggere. In tal senso, il PD riconosce il diritto dell’individuo all’autodeterminazione e alla salute, come riconosciuto dagli articoli 3 e 32 e della nostra Costituzione, e a rimuovere eventuali ostacoli alla realizzazione della persona.

Alberto Vettese

Vicesegretario e Resp. Comunicazione

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Fonte immagine: https://www.investireoggi.it/fisco/wp-content/uploads/sites/6/2020/10/bonus-anti-aborto-640×342.jpg

 

 

 

 




Riflessioni politiche sugli esiti del referendum e delle elezioni regionali 2020

Il risultato del Referendum non lascia dubbi: il sì vince con una schiacciante maggioranza, in Italia come nella circoscrizione estero. Complessivamente il dato è 69,96% a favore ed il 30,04% contrario. A livello di elezioni regionali abbiamo un “pareggio” dal punto di vista matematico con tre regioni al centro-destra e tre regioni al centro-sinistra. Il dato politico, però, è un altro. Di seguito due riflessioni generali e qualche idea per le prossime azioni che, secondo me, andrebbero intraprese:

REFERENDUM COSTITUZIONALE, VINCE IL SI

Lo scontro che si è consumato tra difensori del sì e del no ha messo in secondo piano il nodo centrale della questione. La riduzione del numero di elette/i non era un tabù, il punto riguardava le conseguenze che questa riforma avrebbe avuto nel nostro attuale sistema.

In tanti hanno fatto riferimento alla Germania che, nonostante una più grande popolazione, ha un numero di elette/i inferiore. La realtà è che il numero di membri del Bundestag è fissato con un “minimo”. Il numero varia, infatti, da legislatura a legislatura per via di alcuni aggiustamenti tecnici dovuti alla modalità di funzionamento la legge elettorale. La base minima è di 598, ma ad oggi, per esempio, ci sono 709 seggi al Bundestag.

C’è da dire un’altra cosa, la Germania ha una legge elettorale particolare e che funziona da anni senza che un colore politico per capriccio l’abbia snaturata, e ha una legge sui partiti che impone regole comuni chiare anche sulla modalità con cui si selezionano le candidature. Questi sono i due elementi fondamentali del modello tedesco, cosa che in Italia non accade per più di una ragione:

(1) le segreterie dei partiti vogliono massima libertà di scelta nelle liste, così a determinare le candidature non sono le assemblee di partito, ma i leader (cf. esperienza PD del 2018 e relative polemiche);

(2) i criteri dominanti sono quelli economici – hai soldi per farti una campagna elettorale, visto che il finanziamento pubblico non c’è più, sì/no? – e quindi tra simpatie, amicizie e disponibilità economiche la rappresentanza è sempre un po’ menomata, su 945 elette/i era un po’ più complicato, su 600 ora sarà decisamente più semplice. Per questo, servono due interventi rapidi ed urgenti per evitare che si creino ulteriori sbilanciamenti nella rappresentanza democratica, visto che ora i processi di selezione delle candidature di democratico hanno poco o nulla.

Nella circoscrizione estero il voto a favore del sì è stato ancora più forte che in Italia. I dati dicono che ha votato a favore il 78,24% contro un 21,76%. Questo nella consapevolezza – o forse no – che per l’estero la rappresentanza sarà letteralmente dimezzata. Non dirò troppo su questo, perché vivendo la realtà delle italiane e degli italiani all’estero, dovrei scrivere parecchio. Mi limito a due osservazioni:

(1) l’incapacità delle strutture di partito all’estero di arrivare all’elettorato, probabilmente, in forte espansione, ma con esigenze sempre più diversificate e che non rispondono più ai modelli del passato, anche in tema di rappresentanza;

(2) la scarsa qualità di elette/i che negli anni abbiamo, dall’estero, mandato in Parlamento, che non hanno curato evidentemente relazioni, se non per i propri interessi personali. Cito solo un caso: il Senatore Razzi, un’icona trash, e un tributo all’incapacità e al senso di ridicolo. Ma la realtà delle comunità italiana all’estero è molto di più, e meritava una rappresentanza di maggiore qualità e serietà.

In conclusione, il Partito Democratico ha adesso un compito molto importante da portare a termine, ossia la realizzazione delle riforme istituzionali necessarie a rendere il sistema politico italiano efficiente, democratico e serio:

(1) discussione di una legge elettorale che tenga insieme governabilità e rappresentanza come principi base e congiunti: una componente eletta su collegi non grandi sul modello uninominale secco e una componente proporzionale con sbarramento non inferiore al 4%, per evitare la dispersione e il fatto di trovarsi 1-2 rappresentanti di questa o quella formazione in un potenziale mercato delle vacche; cosa che sappiamo essere già accaduta. Se seguiamo il sistema tedesco le proporzioni sono 50% uninominale e 50% voto proporzionale alle liste bloccate;

(2) discussione di una legge sui partiti che imponga un certo set di regole comuni, per chi vuole legittimamente partecipare alle competizioni elettorali. In Italia va di moda fare carrozzoni elettorali che durano il tempo di raccogliere voti, per poi implodere. Non c’è accountability tra eletti e propria circoscrizione, e in troppi agiscono svincolati da quella che è una logica di partito. La qualità della democrazia è la vera posta in gioco di tutto questo, quindi serve necessariamente una legge che dia ai partiti, che ne sono gli strumenti, la forma adeguata: imporre che le selezioni avvengano tramite competizioni interne a livello di circoscrizione, dove il livello nazionale non debba intervenire per piazzare i propri nomi, ma che le candidature siano espressione dei territori e che abbiano l’ok delle rispettive assemblee territoriali e/o regionali. Con un voto chiaro per ogni posto in lista. E senza eccezioni: deve accadere nel PD, come nel M5S o in FdI. Questa è la logica.

REGIONALI 3:3, MA IL PD NE ESCE RAFFORZATO, LA LEGA MENO

Il dato politico è molto chiaro: il PD, partito che doveva scomparire secondo alcuni, non solo è vivo e vegeto, ma combatte e porta a casa discreti risultati politici nonostante le scissioni del passato ed i tentativi maldestri di alcune formazioni politiche che si dicono essere alleate (M5S-Italia Viva o +Europa) e che poi si candidano contro, con un effetto chiaro: favorire le destre.

Il M5S resta sui livelli territoriali quasi inesistente, segno che negli anni non si è radicato minimamente. A livello nazionale è in caduta libera, ma mantiene quella % che gli garantisce – o garantirebbe, se la cosa regge – di essere partner di minoranza in un governo di coalizione.

Italia Viva, che doveva essere faro di un eventuale terzo polo liberale con Azione di Calenda e +Europa di Bonino, incontra la realtà: irrilevante. In Puglia, dove mette un nome di peso di livello nazionale, Scalfarotto, tenta di sgambettare Emiliano. Il risultato è che IV in Puglia raccoglie l’1% e Scalfarotto l’1,6% e va peggio in Veneto dove non ha lo 0,7%. Ottiene risultati migliori nelle coalizioni: 4,4% in Toscana, dato comunque deludente se si pensa al fatto che lì ha la base Matteo Renzi, e in Campania dove invece spopola, anche grazie al fatto che sul logo ha scritto DE LUCA.

Il PD è il primo partito in Toscana (34,71%), in Campania (16,97%), in Puglia (17,28%) e anche in Liguria (19,8%), nonostante la sconfitta. In Veneto è il secondo partito (12%). Di fatto, il PD è l’unico partito che può rappresentate in modo concreto un’alternativa alle destre in Italia. Ed è senza ombra di dubbio il perno delle coalizioni del centro-sinistra. Non c’è nessun’altra formazione in grado di garantire tutto questo. I risultati negativi di IV, Azione e +Europa in molti contesti locali e regionali può spingere elettrici-elettori di quelle formazioni a “tornare” verso il PD. Sarà compito del PD trovare gli argomenti giusti. Ci tengo a dirlo: con zero interesse per i leader di quelle formazioni, altrimenti si creerebbero, di nuovo, tensioni nocive.

La Lega non è andata bene. Ottiene % irrisorie in Campania (5,55%) e in Puglia (9,58%) dove è superata da FdI della Meloni, il partito che credo più di tutti nella destra ha guadagnato e si è consolidato sui territori. Infatti, è al 12,6% in Puglia e al 5,97% in Campania. Irrilevante Forza Italia ormai. In Liguria è la lista Toti a raccogliere il maggior numero di voti. Seguono la Lega al 17% secondo partito e FdI al 10,8%. In Veneto accade un fatto interessante: la Lega è al 16,91%, un risultato non brillante, FdI al 9,55%. La lista Zaia, invece, ottiene il 44,58%. Potrebbe essere un modo per Zaia di imporsi nella leadership nazionale. Su questo torneremo. Infine, in Toscana la Lega ottiene il 21,78% dei voti, secondo partito in regione seguito da FdI al 13,5%.

In conclusione, abbiamo un quadro politico molto variegato, ma le tendenze sono essenzialmente tre:

(1) si consolida l’area di centro-sinistra attorno al Partito Democratico, unica forza capace di rappresentare un’alternativa per le destre e che possa garantire un governo al paese. Si tratta di un successo non da poco per il PD, un partito che in tanti hanno cercato di annichilire, evidentemente senza successo. Significa anche che il progetto del PD mantiene il suo senso e può aspirare a crescere laddove l’astensione è stata alta, per evitare che quelle elettrici ed elettori diventino terreno di conquista per i populismi e le destre. Infine, si tratta di una vittoria per Zingaretti che consolida la sua leadership nel PD.

(2) si consolida la destra nazionalista di Meloni, che diventa componente determinante delle coalizioni di centro-destra. La Lega resta forte, mentre Forza Italia è ormai sbiadita. Si tratta di un blocco purtroppo maggioritario in termini % a livello nazionale, ma il crollo della Lega dal 2019 ad oggi è positivo. In un’eventuale campagna elettorale una vittoria delle destre non è più tanto scontata.

(3) il M5S resta l’ago della bilancia, a cui certamente il PD guarda e dovrà guardare per poter creare una coalizione di governo. Resta però un movimento inesistente sui territori e sempre più debole a livello nazionale. Per il suo bene, dovrebbe dare un cambio radicale alla sua dirigenza nazionale. Di Maio rappresenta un problema per il M5S, se non lo comprendono, andranno sempre peggio.

 

Articolo su Formiche.net di Federico Quadrelli. Link: https://formiche.net/2020/09/referendum-regionali-due-idee-domani/

Fonte fotografia: Ministero dell’Interno https://www.interno.gov.it/sites/default/files/styles/larghezza_pagina/public/2020-08/speciale_elezioni_2020.png?itok=eRpkcBGG




Analisi critica del DL 22

Clicca qui per leggere la riflessione e analisi critica di Tiziana Corda per il Circolo PD Berlino e Brandeburgo sul decreto legislativo 22 del Ministero dell’Istruzione.




Approfondimento: cos’è il MES, Meccanismo Europeo di Solidarietà

L’European Stability Mechanism (ESM, o MES se si usa l’acronimo italiano) è uno strumento creato nel 2012 come creditore di ultima istanza per 19 paesi dell’Eurozona. Il MES, insieme al programma di acquisti di titoli di stato della Banca Centrale Europea (BCE), rappresenta la principale eredità della crisi dei debiti sovrani del 2010-12. Esso sostituisce l’ESFS, un veicolo provvisorio creato per fornire crediti di emergenza a tassi d’interesse tollerabili per la Grecia. A differenza di quest’ultimo, che rappresentava in tutto e per tutto una soluzione improvvisata per dare ossigeno alle finanze elleniche, il MES è integrato nella più ampia architettura istituzionale europea, essendo stato aggiunto tramite emendamento al Trattato di Lisbona (pur rimanendo un’istituzione puramente intergovernamentale).

Il Meccanismo agisce in totale autonomia, beneficiando di ben 700 miliardi di euro in liquidità trasferiti dagli stati sottoscrittori (di cui attualmente 431 miliardi sono a disposizione per nuovi prestiti). Questo è particolarmente importante perché i fondi del Meccanismo non sono quindi finanziati tramite l’emissione di debito dei paesi dell’Eurozona.

Il Board of Governors del MES è composto dai ministri delle finanze dell’eurozona, ognuno con il diritto di nomina di un direttore assegnato al board of directors amministrativo. Nelle sue operazioni il MES rappresenta quindi l’espressione delle priorità dei paesi membri dell’area euro. Tuttavia, legalmente e nei fatti, il MES è anche tenuto a una stretta collaborazione istituzione con partner quali l’ECB e la Commissione Europea, le quali sono coinvolte sia nell’elaborazione che nell’implementazione di specifici pacchetti di credito. I programmi del MES possono essere elargiti sia a stati membri (come la Grecia o Cipro), sia a istituti bancari (come è avvenuto nel caso spagnolo).

Le decisioni all’interno del MES vengono prese all’unanimità. In caso di emergenza decisioni possono essere adottate con 2/3 dei voti favorevoli (con un quorum del 80%). A causa dei diversi livelli di contribuzione dei paesi firmatari, che determinano il numero di voti, Germania, Francia e Italia detengono de facto un diritto di veto.

Le linee di credito del MES sono riservate ai paesi firmatari del Fiscal Compact e sono “condizionali”, cioè devono essere accompagnate da una serie di politiche da parte del debitore che garantiscano la restituzione dei fondi richiesti. La negoziazione delle condizionalità è affidata alla Commissione Europea “in liaison con la BCE”. Di massima, la condizionalità può prevedere sia profondi aggiustamenti macroeconomici, sia il semplice rispetto delle norme che hanno permesso l’accesso ai fondi in primo luogo. La condizionalità può variare a seconda delle circostanze ed è stabilita da un Memorandum of Understanding (MoU) firmato dal paese debitore e dal MES.

Nel processo di ratifica del MES, i parlamenti nazionali sono stati coinvolti in diverse maniere, influenzando il funzionamento del Meccanismo. Analisi empiriche, in particolare, rivelano che il coinvolgimento delle assemblee nazionali ha portato ad un’evidente politicizzazione dello strumento, sottraendolo in parte alla semplice logica di stabilizzazione macroeconomica e trasformandolo in un oggetto di contesa domestica. Questa politicizzazione, inoltre, è avvenuta in maniera asimmetrica: alcuni parlamenti hanno percepito il proprio ruolo in maniera molto più marcata di altri. Ciò è evidente nel dibattito italiano e greco, dove l’imposizione di intraprendere determinate riforme come da MoU è vista come un limite alle decisioni di governi democraticamente eletti, ma anche nei paesi creditori come la Germania. Qui, il trattato e il trasferimento dei fondi sono stati recepiti tramite una legge apposita (ESMfG): toccando le competenze budgetarie del parlamento, infatti, il Bundestag ha il diritto e dovere di essere coinvolto nei processi decisionali del MES, attraverso un voto della commissione budgetaria o della plenaria. Anche sui mercati finanziari, la richiesta di credito al MES è associata a un certo livello di stigma economico perché segnala fragilità dei conti e delle future prospettive del paese. Una recente proposta prevede la diminuzione di questo problema di percezione  tramite la richiesta di accesso (senza necessario prelievo) ai fondi del MES da parte di tutti i 19 paesi firmatari.

Autore: Michelangelo Freyre

 

Fonti:

Bardutzky, Samo. “Constitutional Courts, Preliminary Rulings and the ‘New Form of Law’: The Adjudication of the European Stability Mechanism.” German Law Journal 16, no. 6 (December 2015): 1771–90. https://doi.org/10.1017/S2071832200021337.

Bénassy-Quéré, Agnès, Markus K. Brunnermeier, Henrik Enderlein, Emmanuel Farhi, Marcel Fratzscher, Clemens Fuest, Pierre-Olivier Gourinchas, et al. “Euro Area Architecture: What Reforms Are Still Needed, and Why.” VoxEU.Org (blog), May 2, 2019. https://voxeu.org/article/euro-area-architecture-what-reforms-are-still-needed-and-why.

Deutscher Bundestag. “Deutscher Bundestag – Mitwirkungsrechte des Deutschen Bundestages.” Accessed April 1, 2020. https://www.bundestag.de/europa_internationales/eu/mitwirkungsrechte.

European Council. “Treaty Establishing the European Stability Mechanism (ESM),” n.d. Wikisource.

Höing, Oliver. “Asymmetric Influence: National Parliaments in the European Stability Mechanism.” Universität zu Köln, 2015.

Minenna, Marcello, and Dario Aversa. “A Revised European Stability Mechanism to Realize Risk Sharing on Public Debts at Market Conditions and Realign Economic Cycles in the Euro Area.” Economic Notes 48, no. 1 (2019): 12118. https://doi.org/10.1111/ecno.12118.

Smaghi, Lorenzo Bini. “Corona Bonds – Great Idea but Complicated in Reality.” VoxEU.Org (blog), March 28, 2020. https://voxeu.org/article/corona-bonds-great-idea-complicated-reality.

“Snapshot.” Accessed April 1, 2020. https://www.bundestag.de/europa_internationales/eu/mitwirkungsrechte.

 

Fonte immagine: Il Sole 24 Ore, https://www.ilsole24ore.com/art/mes-cos-e-e-come-funziona-fondo-salva-stati-ACGaaC2




È uscito il primo numero di Agorà del 2020 – Tema giovani

È difficile stabilire esattamente quando sia nato, nel discorso politico e culturale, il trend di analizzare e cercare di classificare in modo sistematico le nuove generazioni. Forse l’esempio più lampante di questo fenomeno si è verificato negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, quando sono apparsi gli hippies e quando la generazione dei giovani adulti si è fatta interprete in prima linea della rivoluzione culturale. Da quel momento in poi, si è quasi fatto a gara ad individuare le caratteristiche delle generazioni che “debuttavano” nel corso dei decenni; ed è così che sono nate le definizioni di “boomers”, “generazione x “, “millenials” (altresì noti come “generazione Y”), e “generazione z”. Queste ultime due generazioni sono quelle a cui appartengono i giovani odierni, i quali si esprimono in sottoculture molte diverse tra loro, dai cinici dandy del nuovo millenio -gli hipster , ai più impegnati attivisti dei Fridays for Future, passando per gli egocentrici influencer. E’ proprio su queste ultime due generazioni che il numero attuale di Agorà ha voluto concentrarsi, cercando di andare al di là dei classici stereotipi che i media propongono. Edith Pichler, sociologa all’università di Potsdam, ci racconta dei giovani italiani che alternano partecipazione a fuga e/o alienazione; Alberto Vettese si concentra invece sul mondo, a noi meno noto, dei giovani nella Russia di Putin, ed infine Michelangelo Freyrie ci parla di Inoltre,un nuovo movimento giovanile (e non solo) nato in seno al Pd e volto a superare le correnti. Buono sguardo sul futuro!

Valentina Piacentini

Tesoriera PD Berlino e Brandeburgo




Punto della situazione sul coronavirus

Fonte immagine: EFSA (http://www.efsa.europa.eu/sites/default/files/styles/news_individual_node_image/public/news/coronavirus.jpg?itok=rcHd1BLN)

 

Il circolo del PD Berlino e Brandeburgo insieme ad altri circoli del Partito Democratico all’estero dimostrano vicinanza e affetto a tutto il personale sanitario che in questi giorni si sta impegnando nell’emergenza coronavirus nelle regioni colpite, alle persone che si sono infettate, agli abitanti dei comuni sottoposti ad isolamento, ai numerosi volontari e soprattutto ai famigliari e amici di persone che sono decedute o che si trovano in condizioni critiche a causa dell’infezione. E’ recente la notizia che anche il nostro segretario Nicola Zingaretti è risultato positivo al Covid-19. Ribadiamo pertanto il nostro sostegno al segretario, ai suoi collaboratori e a tutti i dipendenti del Partito Democratico.  

In meno di tre mesi siamo passati dai pochi casi di polmonite di eziologia sconosciuta nella provincia cinese di Wuhan ad uno scenario internazionale che si prospetta di natura pandemica in una popolazione non immune. Le misure che sono state messe in atto sono uniche nella storia delle democrazie occidentali. Gli abitanti di molti comuni sono stati privati della loro libertà personale per salvaguardare la salute collettiva. La Lombardia e a seguire le altre regioni si sono dovute attrezzare velocemente nella gestione di outbreaks focolai  che sono nuovi alla nostra realtà. Altri provvedimenti volti alla salvaguardia della salute collettiva potrebbero rendersi necessari.

Le misure adottate in Italia sono atte a rallentare la velocità del contagio e a salvaguardare le fasce più a rischio. Non potranno fermare lo sviluppo di focolai in altre regioni italiane e in altri stati dell’Unione Europea, ma potrebbero aiutare a diluire i casi nel tempo. Un alto numero di contagi in un breve intervallo di tempo non permette al sistema sanitario nazionale di fare fronte al bisogno individuale legato al coronavirus ma anche ad altre patologie gravi, aumenta il rischio di contagio all’interno del personale sanitario, e conduce ad un modello di cura in cui chi ha più possibilità di sopravvivere accede a trattamenti piú avanzati.

Come partito politico ci troviamo di fronte ad un’Europa che nei prossimi mesi potrebbe trovarsi divisa. Gli spostamenti tra gli stati potrebbero essere limitati, numerosi voli sono già stati cancellati da e per l’Italia. Inoltre la richiesta di aiuto di alcuni stati membri in difficoltà per mancanza di presidi medici come mascherine, guanti, soluzioni disinfettanti e anche di personale sanitario potrebbe non essere accolta dagli altri stati. In caso di produzione di un vaccino o farmaci efficaci, gli stati produttori potrebbero non condividere questi medicinali. Ci auguriamo che lo spirito di solidarietà che anima l’Unione Europea si traduca in azioni concrete. Solo uniti, infatti, potremo superare lo stato di crisi sanitaria in cui ci siamo improvvisamente trovati e contrastare gli episodi di razzismo e intolleranza che, sfruttando la paura della gente, vengono disseminati.

I circoli del PD all’estero consigliano a tutti i nostri connazionali residenti in Europa di etá superiore ai 65 anni e/o affetti da altre patologie concomitanti di ridurre i loro contatti sociali e organizzare un servizio di spesa porta a porta per prevenire il contagio. Se per la popolazione piú giovane la mortalità è molto bassa, nelle fasce più anziane questa percentuale sale di 4 volte. I dati del focolaio italiano danno un 30% di ricoveri tra le persone positive al coronavirus con un 7% di soggetti in terapia intensiva. 

Seguire le direttive nazionali italiane e quelle nei paesi di residenza degli italiani all’estero in questa fase emergenziale è fondamentale per la propria salute ma anche per la salute di coloro che ci sono intorno perché ognuno di noi può diventare, inconsapevolmente, veicolo di infezione per i più vulnerabili come, ad esempio, immunocompromessi ed anziani. Invitiamo ad avere fiducia anche nella comunità scientifica che lavora senza sosta per garantire a tutti noi una corretta informazione e una gestione dell’emergenza efficace. Siamo a disposizione per cercare di rispondere alle vostre domande e affrontare le vostre esigenze.